Cos’è un accertamento con adesione?

Come rateizzare un accertamento con adesione?

Come si calcolano le sanzioni in caso di accertamento con adesione?

Queste sono tutte domande fondamentali per tutti coloro che si trovano in seria difficoltà con il fisco e non vogliono rischiare una lite tributaria con l’Agenzia delle Entrate.

Da questo punto di vista, un accertamento con adesione non è altro che una sorta di accordo tra il singolo contribuente e l’ufficio dell’Agenzia delle Entrate della sua circoscrizione fiscale di riferimento.

Si tratta di una procedura attivabile sia dal contribuente che dall’Agenzia delle Entrate e possono accedere a tale procedura le società di persone, le associazioni professionali, le persone fisiche, gli enti, i sostituti d’imposta e le società di capitali.

Ma quando è attivabile un accertamento di adesione e quali sono i suoi vantaggi?

Un accertamento con adesione è attivabile a seguito di un avviso di accertamento oppure successivamente ad un controllo eseguito dall’Agenzia delle Entrate o dalla Guardia di Finanza.

I vantaggi sono chiari: la possibilità di ottenere una riduzione delle sanzioni amministrative definite che, a seguito dell’adesione, saranno dovute nella misura di un terzo del minimo previsto dalla legge.

L’accertamento con adesione inoltre, ha il vantaggio di rappresentare una circostanza attenuante rispetto ad eventuali fatti che sono perseguibili a livello penale con un abbattimento fino alla metà di quelle che sarebbero le sanzioni penali e nella non attivazione delle cosiddette sanzioni accessorie.

Vediamo ora come avviene la procedura se è richiesta del contribuente e poi se è invece è un’iniziativa d’ufficio.

Per quanto riguarda il primo caso, si presenterà una domanda in carta libera in cui si chiederà all’ufficio la possibilità di formulare una proposta di accertamento con adesione.

In tal caso, si può presentare sia prima di aver ricevuto la notifica di un atto di accertamento non preceduto da un invito a comparire che successivamente alla ricezione della notifica di un atto impositivo non preceduto da invito a comparire, ma esclusivamente fino al momento in cui non sono scaduti quelli che sono i termini per proporre un eventuale ricorso.

Inoltre si può avviare tale procedura anche nel caso di avvenute ispezioni e verifiche sia da parte dell’Amministrazione Finanziaria che da parte della Guardia di Finanza con un processo verbale di constatazione finale.

Ma a chi va presentata la domanda?

Ci sono due casi.

Prima dell’avviso dell’impugnazione dell’avviso di accertamento va presentata alla Commissione tributaria provinciale.

Dopo la notifica dell’atto direttamente all’ufficio dell’Agenzia dell’Entrate di riferimento.

Nel secondo caso invece, quello dell’iniziativa d’ufficio, l’Agenzia delle Entrate, tramite un invito a comparire, può sollecitare il contribuente verso una forma di definizione concordata del rapporto tributario prima di notificare l’avviso di accertamento.

Detto questo, come avviene il contraddittorio per raggiungere “l’accordo”?

Innanzitutto cerchiamo di che cosa si parlerà.

Si potrebbe parlare di imposte dirette, indirette e sanzioni, quindi di irap, ires, irpef, imposte sostitutive su riserve o fondi in sospensione, imposte sostitutive sulla rivalutazione dei beni delle imprese, iva, imposta di registro, invim ordinarie e decennali, imposte sulle successioni e sulle donazioni, imposte ipotecarie e catastali, imposte provinciali sull’immatricolazione di nuovi veicoli, imposte sostitutive sulle operazioni di credito e imposte erariali di trascrizione e addizionale regionale all’imposta erariale di trascrizione.

A questo punto, in uno più incontri avverrà il contraddittorio con l’obiettivo di raggiungere un accordo che se stipulato sarà riportato su di uno specifico atto di adesione sottoscritto sia dal contribuente che dall’Agenzia delle Entrate.

A quel punto avverrà il versamento delle somme tramite F24 o F23 in relazione al tipo d’imposta e può essere eseguito in una sola soluzione entro 20 giorni dall’atto o in massimo 8 rate trimestrali o 3 se l’ammontare dovuto supera i 51.645,69€.

La prima rata è da versare però entro 20 giorni dall’atto e sulle rate successive sono calcolati gli interessi al saggio legale a partire dalla data di perfezionamento dell’atto di adesione.

In questo caso anche se si salta una sola rata, avviene l’iscrizione a ruolo delle residue dell’ammontare dovuto e della sanzione prevista dall’articolo 13 del decreto legislativo 471/1997, applicata in misura doppia ovvero il 60% sul residuo importo dovuto a titolo di tributo.

In caso di presenza di eventuali crediti d’imposta, le somme andranno a compensazione.

Ma andiamo al dunque: è meglio aderire all’accertamento oppure fare ricorso con un avvocato tributario specializzato?

Da questo punto di vista, dobbiamo dire che la prima possibilità non esclude l’altra.

Difatti, una volta che avrai presentato la domanda di accertamento con adesione, saranno sospesi i termini per un ricorso eventuale per 90 giorni e se in quei 90 giorni non sarai stato in grado di raggiungere un accordo, sarà possibile impugnare l’atto.

Se l’accordo non si farà invece, l’atto diverrà definitivo e sarà affidato all’agente di riscossione.

Ed è proprio in tal senso che è sempre consigliabile avere al tuo fianco uno studio di avvocati tributaristi specializzati come Studio Monardo.

L’avvocato Monardo difatti coordina avvocati e commercialisti esperti a livello nazionale nell’ambito del diritto bancario e tributario, è gestore della Crisi da Sovraindebitamento (L. 3/2012), è iscritto presso gli elenchi del Ministero della Giustizia e figura tra i professionisti fiduciari di un OCC (Organismo di Composizione della Crisi).

Ha conseguito poi l’abilitazione professionale di Esperto Negoziatore della Crisi di Impresa (D.L. 118/2021).

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