Avvocato Per Difendersi Dall’Agenzia Delle Entrate

Affrontare una controversia con l’Agenzia delle Entrate può risultare complesso e stressante. In tali situazioni, l’assistenza di un avvocato specializzato in diritto tributario è fondamentale per garantire una difesa efficace e tutelare i propri diritti. Questo articolo fornisce una guida dettagliata sull’importanza di un avvocato nella difesa contro l’Agenzia delle Entrate, analizzando le leggi pertinenti, le procedure coinvolte e offrendo esempi pratici per una comprensione completa.

Ma andiamo nei dettagli con Studio Monardo, gli avvocati che ti difendono dall’Agenzia Entrate e Riscossione.

Perché è importante avere un avvocato per difendersi dall’Agenzia delle Entrate?

Affrontare l’Agenzia delle Entrate senza il supporto di un avvocato esperto in diritto tributario può rivelarsi un errore costoso e con conseguenze potenzialmente molto gravi. Le normative fiscali italiane sono complesse, spesso soggette a cambiamenti e interpretazioni, e ogni azione dell’Agenzia delle Entrate è vincolata a procedure specifiche che richiedono una conoscenza approfondita per essere gestite in modo efficace. Un avvocato tributarista ha il compito di proteggere i diritti del contribuente, assicurandosi che tutte le fasi delle procedure siano conformi alle leggi vigenti e che eventuali contestazioni siano affrontate in modo professionale ed efficace.

Uno dei principali vantaggi di affidarsi a un avvocato è la sua capacità di analizzare e interpretare in modo approfondito gli atti ricevuti dall’Agenzia delle Entrate, come avvisi di accertamento, cartelle esattoriali o comunicazioni di irregolarità. Ogni atto fiscale è soggetto a precise normative e scadenze che devono essere rispettate per non perdere il diritto alla difesa. Un avvocato esperto è in grado di identificare eventuali errori formali o sostanziali commessi dall’amministrazione, che potrebbero invalidare l’atto stesso o ridurre le somme richieste. Ad esempio, errori nella notifica dell’atto o nella determinazione delle somme dovute possono essere contestati con successo, ma solo se vengono rilevati tempestivamente e in modo tecnicamente accurato.

Un altro aspetto cruciale riguarda la rappresentanza legale nei procedimenti di contenzioso tributario. L’Agenzia delle Entrate può avviare azioni di recupero coattivo, come il pignoramento dei conti correnti o dei beni immobili, che possono mettere in seria difficoltà economica il contribuente. In tali casi, un avvocato può intervenire richiedendo la sospensione dell’esecuzione, presentando ricorsi o negoziando con l’amministrazione soluzioni alternative come rateizzazioni o accertamenti con adesione. Questi strumenti permettono di evitare conseguenze immediate e gravose, mantenendo aperte le possibilità di risolvere il debito in modo più sostenibile.

L’assistenza di un avvocato è fondamentale anche in fase di prevenzione. Molti contribuenti, infatti, non sono consapevoli dei loro diritti o delle implicazioni di determinati comportamenti fiscali. Ad esempio, un errore nella dichiarazione dei redditi o l’omissione di documenti rilevanti possono dare origine a verifiche fiscali o contestazioni che potrebbero essere facilmente evitate con una consulenza preventiva. Inoltre, in caso di controlli o verifiche da parte dell’Agenzia delle Entrate, avere un avvocato al proprio fianco garantisce che il contribuente sia tutelato durante tutte le fasi del procedimento, evitando che l’amministrazione possa adottare misure che eccedano i limiti imposti dalla legge.

Dal punto di vista strategico, un avvocato tributarista conosce le opportunità offerte dalle normative per risolvere le controversie in modo rapido ed efficace. Tra queste vi sono strumenti come la conciliazione giudiziale e l’autotutela, che permettono di ottenere riduzioni delle sanzioni o la rettifica degli atti fiscali senza dover ricorrere a lunghi e costosi processi. Inoltre, un professionista qualificato è in grado di consigliare il contribuente sulla soluzione più conveniente in termini economici e di tempistiche, bilanciando il rischio di ulteriori azioni da parte dell’amministrazione con il beneficio di una chiusura anticipata della controversia.

Infine, un aspetto che non deve essere sottovalutato è la tranquillità che deriva dall’essere assistiti da un professionista. Affrontare l’Agenzia delle Entrate da soli può generare stress e confusione, soprattutto per chi non ha familiarità con il linguaggio tecnico-legale o con le procedure fiscali. Sapere di poter contare su un avvocato competente offre al contribuente la certezza che ogni decisione sarà presa con cognizione di causa, minimizzando i rischi e massimizzando le probabilità di successo.

Riassumendo in sintesi:

  • Le normative fiscali sono complesse e richiedono competenze specialistiche per essere interpretate correttamente.
  • Un avvocato può individuare errori negli atti dell’Agenzia delle Entrate, riducendo o annullando le somme richieste.
  • L’assistenza legale è fondamentale per affrontare procedimenti di contenzioso e azioni di recupero coattivo.
  • L’avvocato consiglia sulle soluzioni migliori, come conciliazioni e rateizzazioni, riducendo costi e tempi.
  • Una consulenza preventiva evita errori e previene controversie future.
  • Il supporto professionale garantisce tranquillità e tutela durante tutte le fasi del procedimento.

Quali sono le principali funzioni di un avvocato tributarista?

Un avvocato tributarista svolge un ruolo cruciale nel garantire che i contribuenti possano navigare con sicurezza nel complesso sistema fiscale italiano. Le sue principali funzioni spaziano dall’assistenza preventiva alla rappresentanza nei contenziosi, passando per una consulenza specializzata in situazioni straordinarie e quotidiane. Innanzitutto, un avvocato tributarista offre un’analisi approfondita della posizione fiscale del cliente, identificando eventuali rischi o opportunità. Questo lavoro di diagnosi preventiva consente di evitare problemi futuri, come accertamenti o sanzioni, grazie a una gestione ottimale della documentazione e al rispetto delle normative in vigore.

Un aspetto fondamentale è la consulenza continua che un avvocato tributarista può fornire alle imprese e ai privati. Questa comprende la redazione e revisione di contratti con implicazioni fiscali, la verifica della conformità delle dichiarazioni dei redditi e la gestione dei rapporti con l’Agenzia delle Entrate. Grazie alla sua esperienza, l’avvocato è in grado di suggerire le soluzioni più vantaggiose in termini fiscali, garantendo risparmi e ottimizzazioni. Ad esempio, un’impresa che desideri accedere a specifiche agevolazioni fiscali può affidarsi a un avvocato per assicurarsi che la richiesta sia strutturata correttamente e accompagnata dalla documentazione necessaria.

Un’altra funzione chiave è la rappresentanza legale durante le verifiche fiscali e gli accertamenti. Quando l’Agenzia delle Entrate avvia controlli su un contribuente, la presenza di un avvocato tributarista garantisce che i diritti del cliente siano rispettati. In queste situazioni, l’avvocato non solo fornisce assistenza nella produzione di documenti e risposte, ma si assicura anche che l’amministrazione finanziaria non adotti provvedimenti oltre i limiti imposti dalla legge. Questa tutela è fondamentale per evitare che il contribuente subisca conseguenze indebite o ingiustificate.

L’avvocato tributarista si occupa anche della gestione del contenzioso tributario, rappresentando il cliente dinanzi alle Commissioni Tributarie. In questa fase, la sua capacità di analizzare gli atti, individuare eventuali irregolarità procedurali o errori di calcolo, e preparare una strategia difensiva efficace può fare la differenza tra una sanzione onerosa e una sentenza favorevole. La difesa legale è accompagnata dalla preparazione di memorie difensive dettagliate e dall’assistenza durante le udienze, garantendo al cliente il massimo livello di supporto.

Un’altra area di competenza riguarda le procedure alternative di risoluzione delle controversie, come l’accertamento con adesione o la conciliazione giudiziale. Questi strumenti permettono di risolvere in modo rapido ed economico le dispute con l’Agenzia delle Entrate, riducendo le sanzioni e gli interessi dovuti. L’avvocato tributarista, grazie alla sua conoscenza delle normative e delle procedure, guida il contribuente nell’accesso a queste soluzioni, negoziando condizioni favorevoli con l’amministrazione.

Un’importante funzione dell’avvocato tributarista è anche quella di negoziare piani di pagamento con l’Agenzia delle Entrate per debiti fiscali già accertati. Questo consente al contribuente di evitare il ricorso a misure esecutive come pignoramenti o fermi amministrativi, dilazionando il pagamento del debito in modo sostenibile. Inoltre, l’avvocato può supportare il cliente nella richiesta di autotutela, un procedimento che permette di correggere eventuali errori contenuti negli atti fiscali senza dover ricorrere al contenzioso.

L’avvocato tributarista non si limita a risolvere problemi quando si presentano, ma contribuisce attivamente a prevenirli. Attraverso una consulenza mirata, individua le aree di rischio fiscale e suggerisce soluzioni per minimizzare l’esposizione a contestazioni future. Questa funzione preventiva è particolarmente rilevante per le imprese, che devono gestire situazioni complesse come le operazioni transfrontaliere o l’applicazione di regimi fiscali speciali.

Infine, l’avvocato tributarista fornisce un supporto essenziale nella comprensione e applicazione delle novità legislative. Il sistema fiscale italiano è in continua evoluzione, e un avvocato aggiornato permette al contribuente di adeguarsi tempestivamente ai cambiamenti, evitando sanzioni per inadempienze o interpretazioni errate delle nuove norme.

Riassumendo in sintesi:

  • Effettua un’analisi preventiva della posizione fiscale per evitare rischi futuri.
  • Fornisce consulenza continua per la gestione fiscale ottimale di privati e imprese.
  • Rappresenta i contribuenti durante verifiche e accertamenti, tutelandone i diritti.
  • Gestisce il contenzioso tributario, individuando irregolarità e costruendo una difesa efficace.
  • Accede a soluzioni alternative come accertamenti con adesione e conciliazioni giudiziali.
  • Negozia piani di pagamento per debiti fiscali, evitando misure esecutive.
  • Offre consulenza preventiva per minimizzare i rischi fiscali e ottimizzare le strategie.
  • Assiste nella comprensione e applicazione delle novità legislative.

In quali situazioni è consigliabile rivolgersi a un avvocato per questioni fiscali?

È consigliabile consultare un avvocato quando si riceve un avviso di accertamento, una cartella esattoriale o qualsiasi comunicazione dall’Agenzia delle Entrate che richieda un’azione legale o amministrativa. Inoltre, in caso di controlli fiscali o verifiche, l’assistenza legale può prevenire errori procedurali.

Quali sono le leggi che regolano il rapporto tra contribuente e Agenzia delle Entrate?

Il rapporto tra contribuente e Agenzia delle Entrate è disciplinato da un complesso sistema normativo che regola i diritti e i doveri di entrambe le parti. Questo quadro normativo si basa su una serie di leggi e decreti che mirano a garantire l’equità fiscale, la trasparenza amministrativa e il rispetto delle procedure. Tra le principali leggi che regolano questo rapporto vi è il Decreto del Presidente della Repubblica n. 600/1973, che rappresenta uno dei pilastri del sistema tributario italiano. Questo decreto disciplina l’accertamento delle imposte sui redditi, stabilendo le modalità attraverso le quali l’Agenzia delle Entrate può verificare la corretta dichiarazione dei redditi da parte del contribuente. Include, tra l’altro, norme riguardanti i controlli formali, le verifiche incrociate e l’obbligo di conservazione dei documenti.

Un altro testo fondamentale è il Decreto Legislativo n. 546/1992, che regola il contenzioso tributario. Questa normativa definisce le procedure da seguire per impugnare gli atti dell’Agenzia delle Entrate, come gli avvisi di accertamento o le cartelle esattoriali, e stabilisce i termini per la presentazione dei ricorsi dinanzi alle Commissioni Tributarie. Questo decreto è essenziale per garantire il diritto di difesa del contribuente, offrendo strumenti per contestare eventuali errori o abusi da parte dell’amministrazione.

Lo Statuto dei diritti del contribuente, introdotto con la Legge n. 212/2000, rappresenta un elemento cardine nella regolamentazione del rapporto tra contribuente e Agenzia delle Entrate. Questa legge ha l’obiettivo di tutelare i diritti del contribuente, assicurando trasparenza e chiarezza nei rapporti con l’amministrazione fiscale. Tra i principali diritti riconosciuti dallo Statuto vi sono il diritto all’informazione, il diritto alla motivazione degli atti fiscali, il diritto a una gestione dei procedimenti fiscali che tenga conto del principio di proporzionalità e il diritto a tempi certi e ragionevoli.

Il Decreto del Presidente della Repubblica n. 602/1973 regola invece la riscossione delle imposte, disciplinando le modalità con cui l’Agenzia delle Entrate può procedere al recupero dei crediti fiscali. Questo decreto stabilisce, ad esempio, i termini per il pagamento delle somme iscritte a ruolo, le procedure per richiedere la dilazione dei pagamenti e le misure esecutive che possono essere adottate in caso di mancato pagamento, come i pignoramenti o i fermi amministrativi.

Un ulteriore riferimento normativo di grande rilevanza è il Codice Civile, in particolare le disposizioni relative all’obbligazione tributaria, che definiscono i principi generali riguardanti il rapporto tra debitore e creditore, applicabili anche al contesto fiscale. Inoltre, il Decreto Legislativo n. 472/1997 disciplina il sistema sanzionatorio tributario, stabilendo le sanzioni applicabili in caso di violazioni delle norme fiscali e i criteri per la loro determinazione e riduzione.

Il rapporto tra contribuente e Agenzia delle Entrate è influenzato anche dalle norme europee, in particolare dalla Carta dei diritti fondamentali dell’Unione Europea, che sancisce il diritto a un processo equo e alla tutela della proprietà, inclusi i diritti relativi ai tributi. Le direttive europee, recepite nell’ordinamento italiano, giocano un ruolo fondamentale nell’armonizzazione delle normative fiscali.

Le novità legislative degli ultimi anni hanno introdotto ulteriori strumenti per favorire una maggiore collaborazione tra contribuenti e amministrazione. Ad esempio, con il Decreto Legge n. 193/2016, è stato ampliato l’ambito dell’accertamento con adesione e sono state introdotte semplificazioni nelle procedure di riscossione, consentendo ai contribuenti di risolvere le controversie in modo più rapido e con un minore impatto economico.

Infine, le norme sulla privacy, come il Regolamento Generale sulla Protezione dei Dati (GDPR) e il Codice in materia di protezione dei dati personali, incidono sul rapporto tra contribuente e Agenzia delle Entrate, garantendo che le informazioni personali siano trattate in conformità alle regole sulla riservatezza e sicurezza dei dati.

Riassumendo in sintesi:

  • Il DPR n. 600/1973 regola l’accertamento delle imposte sui redditi e i controlli fiscali.
  • Il D.Lgs. n. 546/1992 disciplina il contenzioso tributario e garantisce il diritto di difesa.
  • Lo Statuto dei diritti del contribuente (L. n. 212/2000) tutela i diritti fondamentali dei contribuenti.
  • Il DPR n. 602/1973 stabilisce le modalità di riscossione delle imposte e le misure esecutive.
  • Il Codice Civile e il D.Lgs. n. 472/1997 regolano rispettivamente le obbligazioni tributarie e le sanzioni fiscali.
  • Le normative europee garantiscono armonizzazione e tutela dei diritti fondamentali.
  • Recenti leggi, come il D.L. n. 193/2016, hanno introdotto strumenti per una maggiore collaborazione e semplificazione fiscale.
  • Le norme sulla privacy assicurano il trattamento corretto e sicuro dei dati personali.

Come influisce lo Statuto dei diritti del contribuente?

Lo Statuto dei diritti del contribuente, introdotto con la Legge n. 212 del 2000, rappresenta un pilastro fondamentale nel diritto tributario italiano. La sua funzione principale è quella di garantire un equilibrio tra il potere dell’amministrazione finanziaria e i diritti dei cittadini, promuovendo trasparenza, equità e rispetto delle norme procedurali. Questo strumento normativo non si limita a stabilire principi generali, ma fornisce anche linee guida operative che influenzano profondamente il rapporto tra contribuente e Agenzia delle Entrate.

Uno degli aspetti più rilevanti dello Statuto è il diritto alla chiarezza e alla trasparenza. Questo diritto impone all’Agenzia delle Entrate di comunicare con i contribuenti in modo comprensibile e completo, evitando formulazioni ambigue o poco chiare. Gli atti fiscali devono essere adeguatamente motivati, specificando i presupposti di fatto e le ragioni giuridiche alla base delle richieste. La mancanza di motivazione o una motivazione insufficiente può comportare l’annullamento dell’atto, offrendo al contribuente un’arma efficace per tutelarsi contro eventuali abusi o errori.

Un altro punto cardine dello Statuto è il diritto all’informazione. I contribuenti hanno il diritto di essere informati sui propri obblighi fiscali e sui procedimenti che li riguardano. Questo diritto si traduce nell’obbligo per l’amministrazione di rendere disponibili guide, strumenti e servizi che facilitino la comprensione delle norme tributarie. Inoltre, è previsto il diritto di accesso agli atti amministrativi, che consente ai contribuenti di ottenere copia dei documenti che li riguardano e di verificare la correttezza delle azioni intraprese dall’Agenzia delle Entrate.

Lo Statuto garantisce anche il diritto alla partecipazione attiva del contribuente durante i procedimenti amministrativi. Ad esempio, in caso di accertamento tributario, il contribuente ha il diritto di presentare memorie e documenti che possono influire sulla decisione finale. Questo principio promuove un dialogo tra le parti, riducendo il rischio di errori o incomprensioni e favorendo soluzioni condivise. Un esempio concreto di applicazione di questo diritto è rappresentato dall’istituto dell’accertamento con adesione, che permette al contribuente di negoziare direttamente con l’amministrazione, ottenendo spesso una riduzione delle sanzioni.

Un elemento fondamentale dello Statuto è il rispetto del principio di irretroattività delle norme tributarie. Questo principio impedisce che nuove leggi fiscali possano essere applicate retroattivamente, garantendo ai contribuenti una maggiore sicurezza giuridica. Le modifiche legislative possono quindi riguardare solo le situazioni future, salvo rare eccezioni previste espressamente dalla legge.

Lo Statuto stabilisce anche il diritto a tempi certi e ragionevoli nei procedimenti fiscali. L’amministrazione finanziaria è obbligata a concludere le procedure entro termini stabiliti, evitando ritardi ingiustificati che possano penalizzare il contribuente. Qualora l’amministrazione non rispetti questi termini, il contribuente può richiedere l’intervento del giudice tributario per tutelare i propri diritti.

Un ulteriore aspetto dello Statuto riguarda il divieto di aggravio sproporzionato per il contribuente. Questo principio impone all’Agenzia delle Entrate di adottare misure che rispettino il principio di proporzionalità, evitando che i procedimenti fiscali si traducano in un onere eccessivo. Ciò si riflette, ad esempio, nella possibilità di richiedere dilazioni di pagamento o di proporre piani di rateizzazione in caso di difficoltà economiche.

Infine, lo Statuto promuove la tutela del contribuente contro abusi di potere da parte dell’amministrazione. Questo si traduce nella possibilità di impugnare atti fiscali illegittimi o sproporzionati e di ottenere il risarcimento per eventuali danni subiti a causa di comportamenti irregolari o negligenti dell’amministrazione.

Riassumendo in sintesi:

  • Garantisce chiarezza e trasparenza negli atti fiscali, obbligando alla motivazione delle richieste.
  • Assicura il diritto all’informazione e all’accesso agli atti amministrativi.
  • Promuove la partecipazione attiva del contribuente nei procedimenti fiscali.
  • Stabilisce il principio di irretroattività delle norme tributarie per tutelare la sicurezza giuridica.
  • Impone tempi certi e ragionevoli per la conclusione delle procedure fiscali.
  • Previene oneri sproporzionati per i contribuenti, rispettando il principio di proporzionalità.
  • Fornisce strumenti per difendersi da eventuali abusi di potere dell’amministrazione.
  • Rappresenta un baluardo fondamentale per l’equità e il rispetto dei diritti nel sistema fiscale italiano.

Quali sono le procedure dell’Agenzia delle Entrate nei confronti dei contribuenti?

Le procedure dell’Agenzia delle Entrate nei confronti dei contribuenti si articolano in diverse fasi, ciascuna regolata da normative precise e finalizzata a garantire il corretto adempimento degli obblighi fiscali. Queste procedure possono essere preventive, accertative o esecutive, e sono spesso accompagnate da diritti e tutele per il contribuente. L’obiettivo principale dell’Agenzia è quello di verificare la regolarità delle dichiarazioni fiscali e assicurarsi che le imposte dovute siano versate correttamente. Tuttavia, queste azioni possono comportare conseguenze significative per i contribuenti, rendendo fondamentale una conoscenza dettagliata del loro funzionamento.

La prima fase delle procedure è spesso di natura preventiva e riguarda i controlli formali sulle dichiarazioni dei redditi. L’Agenzia delle Entrate può eseguire verifiche incrociate tra le informazioni dichiarate dal contribuente e quelle già in suo possesso attraverso banche dati e strumenti di tracciamento. In questa fase, se vengono rilevate anomalie, può essere inviata una comunicazione di irregolarità, invitando il contribuente a fornire chiarimenti o a regolarizzare la propria posizione mediante il cosiddetto ravvedimento operoso. Questo strumento consente di correggere spontaneamente errori o omissioni, beneficiando di una riduzione delle sanzioni.

Quando emergono sospetti di irregolarità più gravi, l’Agenzia può avviare un accertamento tributario. Questa procedura consiste nell’emissione di un avviso di accertamento, che rappresenta un atto formale in cui vengono contestate le presunte violazioni e quantificate le somme dovute, comprensive di sanzioni e interessi. L’avviso di accertamento deve essere motivato e notificato entro i termini di legge, che variano in base alla tipologia di imposta e all’anno fiscale interessato. Il contribuente ha il diritto di contestare l’accertamento presentando ricorso alla Commissione Tributaria Provinciale entro 60 giorni dalla notifica.

Oltre agli avvisi di accertamento, l’Agenzia delle Entrate può emettere cartelle esattoriali, strumento attraverso il quale si procede alla riscossione dei tributi già accertati. Le cartelle esattoriali vengono emesse dall’Agenzia delle Entrate-Riscossione e possono essere oggetto di contestazione qualora presentino errori formali o sostanziali. Il contribuente ha a disposizione specifici strumenti per opporsi, tra cui il ricorso al giudice tributario e l’istanza di sospensione dell’esecutività.

Una procedura particolarmente invasiva è rappresentata dalle azioni di recupero coattivo. Queste includono il pignoramento dei beni mobili e immobili, il pignoramento presso terzi (ad esempio conti correnti) e il fermo amministrativo su veicoli. Queste azioni possono essere attivate qualora il contribuente non abbia adempiuto al pagamento delle somme richieste e siano trascorsi i termini previsti dalla legge. Prima di avviare tali procedure, l’Agenzia deve notificare al contribuente un preavviso di esecuzione, consentendogli di regolarizzare la posizione o di proporre un’istanza di rateizzazione.

Un altro strumento rilevante utilizzato dall’Agenzia è il controllo sulle compensazioni di crediti d’imposta. Questo controllo mira a prevenire e contrastare l’utilizzo fraudolento di crediti inesistenti o non spettanti. In caso di riscontro di irregolarità, l’Agenzia può sospendere l’operazione e richiedere al contribuente ulteriori documentazioni giustificative.

Le verifiche fiscali e le ispezioni presso le sedi dei contribuenti costituiscono una parte importante delle procedure dell’Agenzia. Questi controlli sono finalizzati a raccogliere prove documentali e a verificare la correttezza dei comportamenti fiscali. Le ispezioni devono essere eseguite nel rispetto di precise regole, tra cui il diritto alla presenza di un rappresentante del contribuente e il divieto di arrecare pregiudizio all’attività lavorativa.

Infine, una procedura spesso sottovalutata è l’autotutela, che consente al contribuente di chiedere direttamente all’Agenzia delle Entrate di riesaminare un atto ritenuto illegittimo o errato. L’autotutela è particolarmente utile per correggere errori evidenti senza dover ricorrere al giudice, riducendo tempi e costi per entrambe le parti.

Riassumendo in sintesi:

  • I controlli formali verificano le dichiarazioni dei redditi e consentono la correzione mediante ravvedimento operoso.
  • Gli accertamenti tributari portano all’emissione di avvisi che il contribuente può contestare entro 60 giorni.
  • Le cartelle esattoriali avviano la riscossione delle imposte accertate, ma possono essere impugnate.
  • Le azioni di recupero coattivo includono pignoramenti e fermi amministrativi dopo preavvisi di esecuzione.
  • Il controllo sulle compensazioni dei crediti d’imposta mira a prevenire utilizzi indebiti o fraudolenti.
  • Le verifiche fiscali e le ispezioni presso le sedi dei contribuenti devono rispettare regole precise.
  • L’autotutela permette di correggere errori senza ricorrere al giudice, con tempi e costi ridotti.

Cosa fare in caso di ricezione di un avviso di accertamento?

La ricezione di un avviso di accertamento da parte dell’Agenzia delle Entrate è un evento che non deve mai essere sottovalutato, poiché rappresenta un atto formale con cui l’amministrazione fiscale comunica al contribuente la presunta irregolarità nella dichiarazione dei redditi o nel versamento delle imposte. Questo atto può avere conseguenze significative, sia economiche sia legali, ed è quindi essenziale affrontarlo con tempestività e competenza. Il primo passo è esaminare attentamente l’avviso per verificare la sua legittimità formale e sostanziale. L’atto deve contenere tutti gli elementi richiesti dalla legge, come la chiara indicazione dei motivi dell’accertamento, il calcolo delle somme richieste, le norme applicate e le modalità per contestare l’atto. Un’eventuale omissione o irregolarità può essere motivo di annullamento dell’atto stesso.

Una volta verificata la legittimità formale, è fondamentale analizzare i contenuti dell’avviso per valutare se le contestazioni mosse dall’Agenzia delle Entrate siano fondate. In questa fase, può essere utile consultare un avvocato tributarista o un commercialista esperto, che possa esaminare nel dettaglio i dati riportati nell’accertamento e confrontarli con la documentazione del contribuente. È possibile che l’Agenzia abbia commesso errori nei calcoli o nelle interpretazioni delle norme, o che abbia basato l’accertamento su informazioni incomplete o non aggiornate.

Se l’avviso di accertamento risulta fondato, il contribuente ha diverse opzioni per affrontare la situazione. Una delle soluzioni più rapide e meno costose è l’accertamento con adesione, che consente di negoziare direttamente con l’amministrazione per trovare un accordo sulle somme dovute. Questa procedura, regolata dal Decreto Legislativo n. 218/1997, permette di ridurre le sanzioni applicate e di ottenere una rateizzazione dei pagamenti. Tuttavia, l’accertamento con adesione deve essere richiesto entro il termine stabilito, che è di 60 giorni dalla notifica dell’avviso.

Nel caso in cui il contribuente ritenga che l’accertamento sia infondato o viziato da errori, può presentare un ricorso alla Commissione Tributaria Provinciale. Questo ricorso deve essere depositato entro 60 giorni dalla notifica dell’avviso e deve contenere una dettagliata esposizione dei motivi per cui si contesta l’atto. È fondamentale che il ricorso sia redatto in modo accurato e supportato da documentazione adeguata, poiché un errore procedurale o una carenza di prove può compromettere l’esito della causa.

Durante la fase di contenzioso, il contribuente può anche richiedere la sospensione dell’esecuzione dell’avviso di accertamento, per evitare che l’Agenzia delle Entrate avvii misure esecutive come il pignoramento di beni o il fermo amministrativo. La richiesta di sospensione deve essere motivata con l’indicazione di un danno grave e irreparabile che deriverebbe dall’esecuzione immediata dell’atto.

Un’altra possibilità per contestare l’avviso è rappresentata dall’autotutela, una procedura amministrativa che consente al contribuente di richiedere direttamente all’Agenzia delle Entrate l’annullamento o la rettifica dell’atto in caso di errori evidenti. L’autotutela può essere avviata anche in parallelo a un eventuale ricorso, ma non sospende i termini per la presentazione del ricorso stesso.

È importante ricordare che l’inattività di fronte a un avviso di accertamento comporta l’automatica esecutività dell’atto, con conseguente iscrizione a ruolo delle somme richieste e possibile avvio di azioni di recupero coattivo. Pertanto, agire tempestivamente è fondamentale per tutelare i propri diritti e per ridurre al minimo le conseguenze economiche e legali.

Riassumendo in sintesi:

  • Verificare la legittimità formale e sostanziale dell’avviso di accertamento.
  • Consultare un professionista per analizzare i contenuti e valutare eventuali errori o contestazioni.
  • Considerare l’accertamento con adesione per ridurre sanzioni e ottenere una rateizzazione.
  • Presentare un ricorso alla Commissione Tributaria Provinciale entro i termini previsti.
  • Richiedere la sospensione dell’esecuzione per evitare azioni coattive immediate.
  • Valutare la procedura di autotutela per rettificare o annullare l’atto in caso di errori evidenti.
  • Evitare l’inattività, che comporta l’automatica esecutività dell’atto e l’avvio di procedure di recupero.
  • Agire con tempestività e precisione è essenziale per limitare le conseguenze negative.

Quali sono le possibili difese contro le azioni dell’Agenzia delle Entrate?

Le azioni dell’Agenzia delle Entrate possono assumere diverse forme, tra cui avvisi di accertamento, cartelle esattoriali, avvisi di liquidazione e atti di pignoramento. Per i contribuenti, queste azioni rappresentano non solo un rischio economico, ma anche un impegno amministrativo e legale significativo. Tuttavia, esistono molteplici strumenti di difesa che, se ben utilizzati, permettono di ridurre o annullare gli effetti di tali atti. La prima linea di difesa è rappresentata dall’analisi approfondita degli atti ricevuti. Ogni atto fiscale deve rispettare specifici requisiti formali e sostanziali previsti dalla legge, come la chiara indicazione dei motivi dell’azione, i riferimenti normativi e le modalità per contestare il provvedimento. Qualora l’atto presenti vizi di forma, omissioni o errori sostanziali, il contribuente ha la possibilità di richiederne l’annullamento.

Un’altra importante strategia è l’autotutela, una procedura amministrativa che consente al contribuente di richiedere direttamente all’Agenzia delle Entrate la rettifica o l’annullamento dell’atto fiscale in caso di errori evidenti. Questo strumento può essere utilizzato, ad esempio, per correggere calcoli errati, duplicazioni di addebiti o l’applicazione di normative non pertinenti. Sebbene l’autotutela non sospenda i termini per il ricorso, rappresenta una soluzione rapida ed efficace nei casi in cui l’errore sia palese e riconosciuto dall’amministrazione.

Nel caso in cui l’atto sia formalmente corretto ma contestabile nel merito, il contribuente può presentare un ricorso alla Commissione Tributaria. Questo rappresenta lo strumento principale di difesa in sede giudiziale e consente di contestare gli atti dell’Agenzia delle Entrate dinanzi a un giudice indipendente. Il ricorso deve essere presentato entro 60 giorni dalla notifica dell’atto e deve essere supportato da una solida base giuridica e da documentazione probatoria. In questa fase, l’assistenza di un avvocato tributarista è fondamentale per garantire una difesa efficace.

Un’altra difesa importante è la richiesta di sospensione dell’esecuzione. Quando l’Agenzia delle Entrate avvia misure esecutive, come pignoramenti o fermi amministrativi, il contribuente può richiedere la sospensione dell’esecuzione dimostrando che l’atto impugnato potrebbe causare un danno grave e irreparabile. Questa richiesta può essere presentata sia in sede amministrativa, direttamente all’Agenzia, sia in sede giudiziale, come parte del ricorso.

In alternativa al ricorso, il contribuente può valutare l’accertamento con adesione. Questo strumento consente di negoziare direttamente con l’Agenzia delle Entrate, ottenendo una riduzione delle sanzioni e, in alcuni casi, una rateizzazione del pagamento. L’accertamento con adesione è particolarmente utile nei casi in cui il contribuente riconosca parzialmente le proprie responsabilità ma voglia evitare un lungo contenzioso.

Altri strumenti di difesa includono la conciliazione giudiziale e l’accordo preventivo. La conciliazione giudiziale è una procedura che permette di risolvere la controversia durante il processo, con un accordo tra le parti che riduce le sanzioni e definisce in via definitiva la posizione fiscale. L’accordo preventivo, invece, è rivolto principalmente alle imprese e consente di stabilire in anticipo criteri certi per la determinazione del reddito imponibile.

Infine, è importante ricordare che il contribuente ha il diritto di proporre istanze di rateizzazione o dilazione del pagamento, anche in presenza di atti esecutivi. Questo consente di gestire il debito fiscale in modo più sostenibile, evitando conseguenze economiche immediate e consentendo al contribuente di mantenere una liquidità sufficiente per le sue necessità quotidiane o aziendali.

Riassumendo in sintesi:

  • Verificare i requisiti formali e sostanziali degli atti per individuare eventuali vizi.
  • Utilizzare l’autotutela per correggere errori evidenti negli atti fiscali.
  • Presentare un ricorso alla Commissione Tributaria per contestare gli atti nel merito.
  • Richiedere la sospensione dell’esecuzione per evitare misure coercitive immediate.
  • Considerare l’accertamento con adesione per negoziare riduzioni e rateizzazioni.
  • Valutare la conciliazione giudiziale o l’accordo preventivo per definire la controversia.
  • Proporre istanze di rateizzazione o dilazione del pagamento per gestire il debito in modo sostenibile.
  • Agire tempestivamente per evitare che gli atti diventino definitivi e irreversibili.

Come si presenta un ricorso alla Commissione Tributaria?

Presentare un ricorso alla Commissione Tributaria è uno degli strumenti principali a disposizione del contribuente per contestare gli atti dell’Agenzia delle Entrate. Si tratta di una procedura giudiziale che consente di far valere i propri diritti davanti a un giudice indipendente, chiedendo l’annullamento totale o parziale di un atto che si ritiene illegittimo o infondato. Il primo passo per avviare un ricorso è esaminare attentamente l’atto ricevuto, verificando le motivazioni e i riferimenti normativi su cui si basa. È fondamentale analizzare con precisione eventuali errori formali o sostanziali, come la mancanza di motivazione, errori di calcolo, vizi di notificazione o l’applicazione di normative non pertinenti. La presenza di tali vizi può costituire un valido motivo per l’annullamento dell’atto.

Una volta individuati i motivi del ricorso, il contribuente deve redigere l’atto di ricorso, che deve contenere una serie di elementi obbligatori. Tra questi, vi sono le generalità del ricorrente, l’indicazione dell’atto impugnato, i motivi di contestazione, le richieste rivolte alla Commissione e l’elenco degli eventuali documenti allegati. È fondamentale che il ricorso sia redatto in modo chiaro e dettagliato, poiché ogni imprecisione potrebbe compromettere la sua ammissibilità o l’efficacia della difesa. In questa fase, l’assistenza di un avvocato tributarista o di un commercialista abilitato è altamente consigliata, soprattutto nei casi più complessi.

Il ricorso deve essere depositato presso la segreteria della Commissione Tributaria Provinciale competente per territorio, ovvero quella del luogo in cui ha sede l’ufficio dell’Agenzia delle Entrate che ha emesso l’atto. È possibile presentare il ricorso sia in formato cartaceo sia tramite modalità telematica, utilizzando il sistema informatico del processo tributario telematico (PTT). In entrambi i casi, è essenziale rispettare i termini di legge: il ricorso deve essere presentato entro 60 giorni dalla notifica dell’atto contestato, pena l’inammissibilità.

Un aspetto importante della procedura riguarda il pagamento del contributo unificato tributario (CUT), che rappresenta la tassa di accesso al processo. L’importo del contributo varia in base al valore della controversia e deve essere versato prima della presentazione del ricorso. L’omissione o l’irregolarità nel pagamento del contributo può comportare la sospensione del procedimento fino alla regolarizzazione.

Dopo il deposito, il ricorso deve essere notificato all’Agenzia delle Entrate entro 30 giorni, utilizzando una delle modalità previste dalla legge, come la notifica a mezzo ufficiale giudiziario, il servizio postale o la notifica telematica tramite PEC. La notifica rappresenta un passaggio cruciale, poiché formalizza l’avvio della controversia e consente all’Agenzia di presentare la propria memoria difensiva.

Una volta completati questi passaggi preliminari, la Commissione Tributaria fissa l’udienza di discussione. In questa fase, le parti possono presentare ulteriori memorie o documenti a supporto delle proprie tesi, rispettando i termini previsti per il deposito. Durante l’udienza, il contribuente o il suo rappresentante espone le ragioni del ricorso, rispondendo alle eventuali osservazioni dell’amministrazione. La decisione della Commissione viene emessa successivamente e può accogliere, respingere o modificare parzialmente le richieste del ricorrente.

Se il contribuente non è soddisfatto della decisione, può proporre appello alla Commissione Tributaria Regionale entro 60 giorni dalla notifica della sentenza di primo grado. Anche in questa fase, è fondamentale il rispetto delle scadenze e delle procedure previste dalla normativa.

Riassumendo in sintesi:

  • Analizzare l’atto impugnato per identificare vizi formali o sostanziali.
  • Redigere il ricorso includendo generalità, motivazioni, richieste e documentazione.
  • Presentare il ricorso alla Commissione Tributaria Provinciale entro 60 giorni dalla notifica dell’atto.
  • Effettuare il pagamento del contributo unificato tributario in base al valore della controversia.
  • Notificare il ricorso all’Agenzia delle Entrate entro 30 giorni dal deposito.
  • Preparare memorie e documenti per l’udienza e presentare la difesa in modo efficace.
  • In caso di esito negativo, valutare l’appello alla Commissione Tributaria Regionale rispettando i termini di legge.
  • Agire con precisione e tempestività è essenziale per garantire una difesa solida ed evitare preclusioni processuali.

Quali sono i tempi e i costi associati alla difesa contro l’Agenzia delle Entrate?

Affrontare una controversia con l’Agenzia delle Entrate comporta tempi e costi che possono variare notevolmente in base alla complessità del caso, alla fase procedurale e alle strategie adottate. I tempi della difesa sono influenzati dalla natura degli atti impugnati e dalle scadenze previste dalla normativa. Per esempio, in caso di avvisi di accertamento o cartelle esattoriali, il contribuente ha 60 giorni dalla notifica per presentare un ricorso alla Commissione Tributaria Provinciale. Questo termine è perentorio, e la sua inosservanza comporta l’automatica esecutività dell’atto, rendendo molto più difficile opporsi in seguito.

Una volta presentato il ricorso, i tempi del procedimento variano a seconda della regione e del carico di lavoro delle Commissioni Tributarie. In genere, il primo grado di giudizio richiede dai 12 ai 24 mesi per arrivare a sentenza, ma in alcune aree del paese i tempi possono estendersi ulteriormente. Nel caso in cui sia necessario ricorrere in appello presso la Commissione Tributaria Regionale, i tempi si allungano ulteriormente, con una durata media compresa tra i 18 e i 36 mesi. Infine, se si decide di portare la controversia fino in Cassazione, il procedimento può protrarsi per diversi anni, con tempi complessivi che, in alcuni casi, superano il decennio.

Per quanto riguarda i costi, questi comprendono diverse voci, alcune delle quali obbligatorie per legge. Il primo costo è rappresentato dal contributo unificato tributario (CUT), che deve essere versato al momento della presentazione del ricorso. L’importo del contributo dipende dal valore della controversia: per importi fino a 2.582,28 euro, il CUT è di 30 euro; per controversie di valore compreso tra 2.582,29 e 25.822,84 euro, è di 60 euro; oltre questa soglia, l’importo aumenta progressivamente fino a un massimo di 1.500 euro per controversie di valore superiore a 200.000 euro.

A questi costi si aggiungono le spese legali, che variano in base alla complessità del caso, all’esperienza del professionista incaricato e alla durata del procedimento. Gli onorari di un avvocato tributarista possono oscillare da alcune centinaia a diverse migliaia di euro, a seconda del lavoro richiesto, e aumentano in caso di appelli o procedimenti in Cassazione. È importante notare che, in caso di vittoria, il giudice può disporre il rimborso delle spese legali da parte dell’Agenzia delle Entrate, ma ciò avviene solo per le spese strettamente necessarie e documentate.

Un’altra voce di costo è rappresentata dalle eventuali spese per perizie tecniche o consulenze specialistiche, che possono essere richieste per supportare la difesa. Ad esempio, in caso di contestazioni relative a transazioni complesse o operazioni aziendali, potrebbe essere necessario coinvolgere un commercialista o un revisore contabile per fornire analisi dettagliate. Questi servizi hanno costi variabili, che dipendono dalla natura del lavoro richiesto.

Infine, bisogna considerare i costi indiretti, come il tempo dedicato dal contribuente alla gestione della controversia, le eventuali perdite di opportunità economiche causate da procedimenti esecutivi o dal blocco di attività, e l’impatto psicologico dello stress legato alla disputa. Sebbene non quantificabili con precisione, questi fattori possono incidere significativamente sull’esperienza complessiva del contenzioso.

Nonostante i costi e i tempi associati alla difesa, è importante valutare attentamente i benefici di un’azione legale. In molti casi, una difesa efficace può portare a una riduzione significativa delle somme richieste dall’Agenzia delle Entrate, all’annullamento totale delle sanzioni o a una rateizzazione del debito che renda più gestibile l’onere economico. È quindi essenziale pianificare con attenzione ogni passo della procedura, affidandosi a professionisti esperti per ottimizzare i risultati e minimizzare le spese.

Riassumendo in sintesi:

  • I termini per presentare ricorso sono di 60 giorni dalla notifica dell’atto.
  • Il primo grado di giudizio può richiedere dai 12 ai 24 mesi; l’appello e la Cassazione allungano i tempi fino a diversi anni.
  • Il contributo unificato tributario varia in base al valore della controversia, da un minimo di 30 euro a un massimo di 1.500 euro.
  • Le spese legali dipendono dalla complessità del caso e possono essere rimborsate in caso di vittoria.
  • Eventuali costi aggiuntivi includono perizie tecniche e consulenze specialistiche.
  • I costi indiretti comprendono il tempo impiegato, l’impatto economico delle misure esecutive e lo stress del contenzioso.
  • Una pianificazione accurata e una difesa competente possono ridurre i costi e migliorare i risultati, rendendo il processo meno oneroso.

Esistono modalità alternative per risolvere le controversie fiscali?

Sì, esistono modalità alternative come l’accertamento con adesione, la conciliazione giudiziale e l’autotutela, che permettono di risolvere le controversie in modo più rapido e con costi inferiori rispetto al contenzioso tradizionale.

Quali sono le conseguenze di una difesa inadeguata o della mancata difesa?

Una difesa inadeguata o la mancata difesa possono portare all’addebito di sanzioni elevate, interessi moratori e all’attivazione di procedure esecutive come il pignoramento di beni o il fermo amministrativo. Inoltre, possono sorgere ulteriori complicazioni legali e finanziarie.

Come prevenire future controversie con l’Agenzia delle Entrate?

Per prevenire future controversie, è essenziale mantenere una corretta e trasparente gestione fiscale, rispettare le scadenze, conservare accuratamente la documentazione e, in caso di dubbi, consultare un professionista per una consulenza preventiva.

Conclusioni e Come Possiamo Aiutarti In Studio Monardo, Gli Avvocati Specializzati In Cancellazione Debiti Con Il Fisco

Affrontare una controversia con l’Agenzia delle Entrate rappresenta per molti contribuenti una delle situazioni più complesse e delicate dal punto di vista economico e legale. Le procedure di accertamento, riscossione e contestazione sono regolate da normative articolate, che richiedono un’elevata competenza per essere comprese e affrontate in modo efficace. In un contesto così strutturato, avere al proprio fianco un avvocato esperto nella gestione dei debiti e nella difesa contro l’Agenzia delle Entrate e Riscossione non è soltanto una scelta opportuna, ma spesso una necessità imprescindibile. Un professionista esperto è in grado di trasformare un evento potenzialmente distruttivo in un’opportunità per regolarizzare la propria posizione fiscale e proteggere il proprio patrimonio.

Le implicazioni di un confronto con l’Agenzia delle Entrate non si limitano alle somme dovute o ai beni pignorabili. Le conseguenze si estendono anche alla serenità personale, alla reputazione aziendale e alla capacità di continuare a operare in condizioni di normalità economica. La figura di un avvocato specializzato permette di evitare errori che potrebbero aggravare ulteriormente la situazione, come la mancata impugnazione di un atto nei termini previsti o la sottovalutazione di vizi formali che potrebbero comportare l’annullamento dell’atto stesso.

Un aspetto cruciale riguarda la capacità dell’avvocato di individuare la strategia più adatta al caso specifico. Ogni situazione è unica e richiede un approccio personalizzato, che tenga conto delle condizioni del contribuente, delle irregolarità eventualmente contestate e delle opportunità offerte dalla normativa. Un avvocato esperto conosce a fondo gli strumenti disponibili, come l’accertamento con adesione, la conciliazione giudiziale e l’autotutela, e sa come utilizzarli per ottenere risultati favorevoli. Questi strumenti, se impiegati correttamente, possono ridurre in modo significativo le somme richieste o permettere una rateizzazione sostenibile del debito.

La gestione del contenzioso tributario è uno dei punti più delicati, dove l’assistenza legale si rivela indispensabile. Presentare un ricorso alla Commissione Tributaria richiede non solo una conoscenza approfondita delle norme procedurali, ma anche la capacità di redigere atti tecnicamente impeccabili e di sostenere le proprie tesi durante le udienze. Un avvocato tributarista è in grado di garantire una difesa rigorosa e competente, aumentando le possibilità di successo e limitando le conseguenze economiche di un eventuale rigetto del ricorso.

Un altro elemento fondamentale è la gestione dei tempi e dei costi. Senza una guida esperta, molti contribuenti si trovano impreparati di fronte alla lunghezza delle procedure e agli oneri finanziari che ne derivano. Un avvocato non solo aiuta a pianificare ogni fase del contenzioso, ma lavora per ottimizzare i risultati, evitando spese inutili e ritardi che potrebbero compromettere la difesa. Inoltre, la sua presenza offre un supporto psicologico importante, consentendo al contribuente di affrontare la controversia con maggiore serenità e consapevolezza.

Per chi si trova in situazioni di particolare difficoltà economica, la figura dell’avvocato è essenziale anche per accedere alle opportunità offerte dalla normativa sul sovraindebitamento. Grazie al Codice della Crisi d’Impresa e dell’Insolvenza, introdotto dal D.Lgs. n. 14/2019, è possibile beneficiare di strumenti come la liquidazione controllata o il piano del consumatore, che permettono di gestire in modo ordinato i debiti e, in alcuni casi, ottenere l’esdebitazione. Un avvocato specializzato in cancellazione dei debiti con l’Agenzia delle Entrate è in grado di guidare il contribuente in questo percorso, garantendo il rispetto delle procedure e massimizzando i benefici previsti dalla legge.

L’esperienza dell’avvocato diventa particolarmente rilevante quando si tratta di negoziare direttamente con l’Agenzia delle Entrate o con l’Agenzia delle Entrate Riscossione. In queste circostanze, la conoscenza approfondita delle prassi amministrative e delle possibilità di rateizzazione o dilazione del pagamento può fare la differenza tra una soluzione accettabile e un danno irreparabile per il contribuente. La negoziazione richiede competenze tecniche, ma anche la capacità di costruire un rapporto di fiducia con l’amministrazione, basato sulla trasparenza e sulla collaborazione.

Oltre alla gestione delle situazioni di emergenza, un avvocato esperto può svolgere un ruolo preventivo fondamentale, aiutando il contribuente a evitare future controversie. Attraverso una consulenza continuativa, è possibile garantire il rispetto delle normative fiscali, individuare potenziali rischi e adottare misure correttive prima che si trasformino in problemi concreti. Questo approccio proattivo non solo riduce l’esposizione a controlli e sanzioni, ma consente anche di cogliere eventuali opportunità fiscali che potrebbero portare a risparmi significativi.

In definitiva, confrontarsi con l’Agenzia delle Entrate senza l’assistenza di un professionista qualificato significa esporsi a rischi enormi, sia dal punto di vista finanziario sia sotto il profilo legale. Un avvocato specializzato in cancellazione dei debiti e difesa contro l’Agenzia delle Entrate non è solo un consulente tecnico, ma un alleato strategico che lavora per proteggere i diritti del contribuente e garantire la miglior soluzione possibile. La sua competenza rappresenta un investimento che ripaga ampiamente in termini di risultati, serenità e sicurezza per il futuro.

La complessità del sistema fiscale italiano e la rigidità delle procedure richiedono un approccio professionale e competente, che solo un avvocato esperto può garantire. Per un contribuente, avere al proprio fianco un professionista di questo livello significa affrontare con maggiore fiducia e determinazione qualsiasi situazione, dalle contestazioni più semplici ai contenziosi più complessi. La differenza tra una difesa improvvisata e una strategia ben strutturata non si misura solo in termini economici, ma anche nella capacità di tutelare il proprio patrimonio, la propria attività e, in ultima analisi, la propria tranquillità personale.

Da questo punto di vista, se stai cenrcando un avvocato che ti difenda dall’Agenzia Entrate e Riscossione, l’avvocato Monardo, coordina avvocati e commercialisti esperti a livello nazionale nell’ambito del diritto bancario e tributario, è gestore della Crisi da Sovraindebitamento (L. 3/2012), è iscritto presso gli elenchi del Ministero della Giustizia e figura tra i professionisti fiduciari di un OCC (Organismo di Composizione della Crisi).

Ha conseguito poi l’abilitazione professionale di Esperto Negoziatore della Crisi di Impresa (D.L. 118/2021).

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Giuseppe Monardo

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