Cosa Fare Se Arriva Intimazione Di Pagamento All’Agenzia Delle Entrate e Riscossione?

Quando arriva un’intimazione di pagamento dall’Agenzia delle Entrate-Riscossione, è fondamentale agire con prontezza. Questo atto, noto anche come “sollecito di pagamento”, richiede che il contribuente saldi il debito entro 5 giorni, e rappresenta l’ultimo avviso prima di possibili misure esecutive come il pignoramento dei conti correnti, lo stipendio, o la possibilità di un fermo amministrativo su veicoli di proprietà. Ignorare l’intimazione può portare a conseguenze significative, ma esistono soluzioni che possono essere adottate per affrontare la situazione.

Ma andiamo nei dettagli con Studio Monardo, gli avvocati specializzato in cancellazione debiti con l’Agenzia Entrate e Riscossione.

Quali Opzioni Sono Disponibili Per Gestire l’Intimazione di Pagamento?

Per gestire un’intimazione di pagamento dell’Agenzia delle Entrate-Riscossione, il contribuente ha a disposizione varie opzioni, ognuna delle quali presenta vantaggi e richiede specifici requisiti e tempistiche. La scelta della soluzione più adatta dipende dalle risorse finanziarie disponibili, dalla situazione economica e dalla volontà di contestare l’intimazione. Ecco le principali opzioni disponibili:

  1. Pagamento immediato del debito: Questa opzione è la più diretta ed evita automaticamente qualsiasi azione esecutiva. Se il contribuente è in grado di saldare l’intero importo dovuto entro i 5 giorni dall’intimazione, l’Agenzia delle Entrate-Riscossione non attiverà alcuna misura esecutiva. È possibile effettuare il pagamento online, attraverso le piattaforme ufficiali dell’Agenzia, o presso gli uffici autorizzati. Questa opzione è ideale per chi possiede la liquidità necessaria per chiudere il debito senza dilazioni.
  2. Richiesta di rateizzazione del debito: Quando il pagamento in un’unica soluzione non è fattibile, la rateizzazione offre una soluzione per dilazionare l’onere su più mesi o anni. Il contribuente può chiedere di suddividere il pagamento in 72 rate mensili (6 anni) o, in caso di comprovate difficoltà economiche, fino a 120 rate (10 anni). Tuttavia, la rateizzazione è disponibile solo per importi superiori a 1.000 euro, e per debiti sopra i 60.000 euro è necessaria la presentazione del proprio ISEE. L’approvazione della rateizzazione sospende temporaneamente le azioni esecutive, purché il contribuente rispetti le scadenze. Qualora si verifichi un mancato pagamento, l’Agenzia potrebbe riattivare immediatamente le procedure esecutive.
  3. Istanza di sospensione legale: In casi specifici, è possibile presentare un’istanza di sospensione per bloccare temporaneamente la riscossione. Questa richiesta si basa sulla legge di stabilità 2013, che consente di sospendere la procedura se si dimostra che l’intimazione presenta vizi o errori, come la mancata notifica di cartelle precedenti o l’errata applicazione di sanzioni. L’istanza di sospensione permette al contribuente di guadagnare tempo per preparare un’eventuale difesa o per organizzare i pagamenti, senza incorrere in azioni esecutive immediate. È consigliabile presentare l’istanza tramite posta elettronica certificata (PEC) per garantirne la tracciabilità.
  4. Presentazione di un ricorso alla Commissione Tributaria: Se il contribuente ritiene che l’intimazione sia illegittima, può presentare un ricorso alla Commissione Tributaria, generalmente entro 60 giorni dalla notifica. I motivi di ricorso possono includere vizi formali, come l’assenza di un responsabile del procedimento, o sostanziali, come la prescrizione del debito. Il ricorso permette di sospendere temporaneamente l’azione esecutiva, ma è una procedura complessa che richiede documentazione adeguata e spesso l’assistenza di un avvocato specializzato.
  5. Saldo e stralcio del debito: In alcuni casi, soprattutto per debiti di vecchia data o difficili da riscuotere integralmente, l’Agenzia può accettare un saldo e stralcio. Questa soluzione consente al contribuente di negoziare un pagamento parziale del debito, concordando una somma inferiore a quella originale. Tuttavia, il saldo e stralcio non è sempre disponibile e richiede una trattativa diretta con l’Agenzia, che valuta la proposta caso per caso.

Riassunto per punti:

  • Pagamento immediato: Saldo del debito entro 5 giorni per evitare azioni esecutive.
  • Rateizzazione: Suddivisione del pagamento in 72 o 120 rate, a seconda della situazione economica, con sospensione temporanea delle misure esecutive.
  • Istanza di sospensione: Richiesta di sospensione basata su errori o vizi procedurali, che blocca temporaneamente la riscossione.
  • Ricorso alla Commissione Tributaria: Contestazione legale dell’intimazione, basata su vizi formali o prescrizione del debito.
  • Saldo e stralcio: Negoziazione di un pagamento ridotto, accettato a discrezione dell’Agenzia.

Queste opzioni consentono di gestire l’intimazione in modo strategico e mirato, garantendo al contribuente la possibilità di scegliere la soluzione più adatta alle proprie condizioni economiche.

È Possibile Contestare l’Intimazione di Pagamento?

Sì, è possibile contestare un’intimazione di pagamento, ma la contestazione richiede di basarsi su specifici motivi formali o sostanziali. Un’intimazione di pagamento emessa dall’Agenzia delle Entrate-Riscossione rappresenta l’ultimo avviso prima dell’inizio di azioni esecutive, come il pignoramento, per cui una contestazione efficace può essere cruciale per evitare tali misure. Ecco i principali motivi per cui un’intimazione può essere contestata:

  1. Vizi formali nell’intimazione: L’intimazione deve rispettare determinati requisiti legali, come l’inclusione del responsabile del procedimento, il dettaglio delle somme dovute e il riferimento alle cartelle esattoriali che compongono il debito. Se l’intimazione non rispetta questi requisiti, è possibile presentare un ricorso contestando la validità dell’atto. Un vizio formale potrebbe invalidare l’intera procedura esecutiva.
  2. Prescrizione del debito: In alcuni casi, i debiti fiscali e contributivi possono essere prescritti se trascorre un certo periodo di tempo senza che l’Agenzia proceda con azioni di recupero. Per esempio, un debito tributario può essere prescritto dopo cinque anni, mentre altri tipi di debiti hanno scadenze diverse. Se il contribuente dimostra che il debito è prescritto, il giudice può dichiarare nulla l’intimazione di pagamento.
  3. Errori nei calcoli o nelle sanzioni applicate: Se l’intimazione include importi errati, ad esempio sanzioni applicate impropriamente o calcoli sbagliati sul debito residuo, il contribuente ha il diritto di contestare tali errori. In questo caso, può essere utile presentare ricevute di pagamento o documentazione fiscale che dimostri l’erroneità delle somme richieste.

Per procedere con la contestazione, il contribuente deve generalmente presentare un ricorso presso la Commissione Tributaria Provinciale entro 60 giorni dalla notifica dell’intimazione. Se invece il debito riguarda contributi previdenziali, come quelli INPS, la competenza è del giudice ordinario. La procedura di contestazione richiede la presentazione di prove adeguate che supportino i motivi di ricorso, e spesso l’assistenza di un avvocato esperto in diritto tributario si rivela determinante per preparare una difesa efficace.

La contestazione permette di sospendere temporaneamente l’esecuzione del pagamento, dando al contribuente il tempo di organizzare una difesa adeguata o di negoziare con l’Agenzia delle Entrate. Tuttavia, è fondamentale che il ricorso sia ben strutturato e fondato su motivi legittimi, poiché la mancata accoglienza del ricorso comporta l’immediato riavvio delle misure esecutive.

Riassunto per punti:

  • Motivi di contestazione: Vizi formali, prescrizione del debito, errori nei calcoli.
  • Dove presentare il ricorso: Commissione Tributaria (per tributi) o giudice ordinario (per contributi previdenziali).
  • Tempistiche: Ricorso da presentare entro 60 giorni dalla notifica dell’intimazione.
  • Effetto sospensivo: La contestazione sospende temporaneamente l’esecuzione delle misure di recupero.
  • Assistenza legale consigliata: Un avvocato esperto può verificare i vizi, preparare il ricorso e presentarlo nei tempi corretti.

Cosa Succede Se il Debito Non Viene Saldato?

Se il debito indicato nell’intimazione di pagamento non viene saldato entro i 5 giorni previsti, l’Agenzia delle Entrate-Riscossione può procedere con una serie di misure esecutive per recuperare il credito in modo coattivo. Queste azioni includono il pignoramento dei conti bancari, pignoramento dello stipendio o della pensione, e il fermo amministrativo sui veicoli intestati al contribuente, oltre alla possibilità di ipoteche sugli immobili.

In caso di pignoramento dei conti bancari, l’Agenzia blocca le somme presenti sui conti intestati al debitore fino a recuperare l’importo dovuto, limitandone l’accesso e consentendo solo il prelievo di somme strettamente necessarie per il sostentamento. Per il pignoramento di stipendio o pensione, una percentuale dell’importo mensile netto viene trattenuta direttamente alla fonte e versata all’Agenzia fino a quando il debito non è saldato. In genere, tale trattenuta non può superare un quinto del reddito, così da garantire al contribuente un minimo vitale per le spese essenziali.

Il fermo amministrativo sui veicoli implica che il contribuente non potrà utilizzare i propri mezzi, a meno che il debito non venga rateizzato o saldato integralmente. Questa misura può avere un impatto rilevante, specialmente per chi utilizza il veicolo per lavorare o per esigenze personali. Infine, per debiti significativi, l’Agenzia può iscrivere ipoteche su beni immobili di proprietà del debitore, limitando la possibilità di venderli o trasferirli senza prima saldare il debito.

Per evitare queste conseguenze, il contribuente può richiedere la rateizzazione del debito all’Agenzia delle Entrate-Riscossione. Una volta accettata la rateizzazione e pagata la prima rata, l’Agenzia sospende temporaneamente le azioni esecutive, consentendo al contribuente di saldare il debito gradualmente. Tuttavia, se anche una sola rata non viene pagata entro i termini, l’Agenzia ha il diritto di riattivare le misure esecutive.

Riassunto per punti:

  • Pignoramento dei conti bancari: Blocco delle somme fino alla copertura del debito.
  • Pignoramento di stipendio/pensione: Trattenuta fino a un quinto dell’importo netto mensile.
  • Fermo amministrativo sui veicoli: Impossibilità di utilizzare il veicolo fino al saldo del debito.
  • Ipoteca su beni immobili: Per debiti rilevanti, l’Agenzia può iscrivere un’ipoteca sugli immobili del debitore.
  • Rateizzazione: Permette di sospendere temporaneamente le azioni esecutive se il piano di pagamento viene rispettato.

Conclusioni e Come Possiamo Aiutarti In Studio Monardo, Gli Avvocati Specializzati In Cancellazione Debiti Con L’Agenzia Entrate e Riscossione

Gestire un’intimazione di pagamento da parte dell’Agenzia delle Entrate-Riscossione è una procedura complessa e può avere un impatto significativo sia finanziario sia psicologico sul contribuente. Avere al proprio fianco un avvocato esperto in cancellazione debiti e diritto tributario rappresenta un supporto indispensabile, non solo per orientarsi tra le norme e i vincoli stretti della riscossione, ma anche per difendere efficacemente i propri diritti. Gli avvisi di pagamento, infatti, hanno tempistiche rapide e richiedono un’azione immediata per evitare le pesanti conseguenze del mancato pagamento, che possono includere pignoramenti, fermi amministrativi, ipoteche e ulteriori sanzioni.

Un avvocato specializzato ha la capacità di analizzare attentamente l’intimazione e identificare i possibili vizi formali o sostanziali, come eventuali irregolarità nelle notifiche, errori nell’importo del debito o nella motivazione delle sanzioni. Questi dettagli possono fare la differenza tra il dover procedere con un pagamento forzato e la possibilità di ottenere una sospensione temporanea o addirittura l’annullamento dell’intimazione. La legge offre strumenti di difesa specifici, come l’opposizione presso la Commissione Tributaria o il giudice ordinario, ma queste procedure sono tecniche e richiedono una preparazione rigorosa. L’avvocato, grazie alla sua esperienza, può presentare un ricorso completo e dettagliato, assicurandosi che tutte le prove siano raccolte e che le scadenze siano rispettate, minimizzando così i rischi di una contestazione non accolta.

Oltre alla difesa legale, un avvocato può consigliare il contribuente su alternative di pagamento come la rateizzazione del debito o il saldo e stralcio. La rateizzazione consente di diluire l’onere su più mesi o anni, sospendendo temporaneamente le misure esecutive e permettendo al contribuente di gestire il debito senza compromettere completamente la propria liquidità. La procedura, tuttavia, richiede la presentazione di una documentazione economica che dimostri l’effettiva necessità del piano rateale. Un avvocato qualificato può preparare e presentare questa documentazione in modo corretto e completo, evitando che la richiesta venga respinta per errori o omissioni. In questo contesto, l’assistenza di un professionista è essenziale per garantire che il piano di rateizzazione sia accettato e che il contribuente possa beneficiare di un piano di pagamento sostenibile.

Per i casi di grave difficoltà economica, l’avvocato può valutare soluzioni come il saldo e stralcio, che consente di negoziare con l’Agenzia un pagamento ridotto rispetto al debito totale, a condizione che il creditore accetti l’offerta. La trattativa di un saldo e stralcio richiede una buona conoscenza delle pratiche fiscali e delle norme legali, e un avvocato specializzato può rappresentare il contribuente in modo efficace, ottenendo un accordo vantaggioso e garantendo che la procedura si concluda senza ulteriori interventi esecutivi.

La tempestività è un altro fattore critico in queste procedure: le tempistiche sono molto ristrette e una risposta tardiva potrebbe comportare la perdita di ogni possibilità di difesa o negoziazione. Un avvocato garantisce che tutte le scadenze siano rispettate, presentando la documentazione necessaria entro i termini previsti e monitorando ogni passaggio della procedura per evitare che il contribuente venga penalizzato.

Infine, avere un supporto legale permette di ridurre significativamente il carico psicologico e l’incertezza legata alla procedura di riscossione. Le intimazioni di pagamento e le eventuali misure esecutive sono esperienze stressanti, che possono compromettere non solo la situazione economica, ma anche il benessere emotivo del contribuente e della sua famiglia. Un avvocato esperto non solo offre assistenza tecnica, ma rappresenta anche un sostegno morale, guidando il contribuente attraverso ogni fase della procedura, rispondendo a domande e dubbi, e fornendo un piano d’azione chiaro e organizzato.

In sintesi, affidarsi a un avvocato esperto in cancellazione debiti con l’Agenzia delle Entrate-Riscossione significa proteggere i propri diritti e massimizzare le possibilità di successo, sia nella difesa legale sia nella gestione del debito. Un professionista competente sa come tutelare il contribuente in ogni aspetto, dalla verifica della legittimità dell’intimazione fino alla negoziazione di un accordo finale. Questa scelta rappresenta non solo una tutela economica, ma anche un investimento nella propria serenità e nella possibilità di risolvere il debito in modo sostenibile e definitivo.

Da questo punto di vista, l’avvocato Monardo, coordina avvocati e commercialisti esperti a livello nazionale nell’ambito del diritto bancario e tributario, è gestore della Crisi da Sovraindebitamento (L. 3/2012), è iscritto presso gli elenchi del Ministero della Giustizia e figura tra i professionisti fiduciari di un OCC (Organismo di Composizione della Crisi).

Ha conseguito poi l’abilitazione professionale di Esperto Negoziatore della Crisi di Impresa (D.L. 118/2021).

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Giuseppe Monardo

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