Come Funziona Il Pignoramento Presso Terzi dell’Agenzia delle Entrate?

Il pignoramento presso terzi è uno strumento giuridico utilizzato dall’Agenzia delle Entrate-Riscossione per recuperare crediti insoluti, in modo efficiente e spesso senza coinvolgere direttamente il debitore. Questa procedura, prevista dal Codice di Procedura Civile italiano, permette all’Agenzia di agire su soggetti terzi che detengono somme o crediti del debitore, come il datore di lavoro, una banca o altri soggetti con cui il debitore ha rapporti economici. È una delle modalità più efficaci di recupero forzoso dei crediti, perché consente di bloccare immediatamente somme o crediti dovuti al debitore, riducendo i tempi e i costi di un’azione esecutiva classica.

La procedura di pignoramento presso terzi dell’Agenzia delle Entrate si articola in diverse fasi. Innanzitutto, l’Agenzia, dopo aver inviato comunicazioni e avvisi di pagamento senza ottenere risposta, può procedere con il pignoramento presso terzi notificando l’atto al terzo debitore. In questa fase, il terzo pignorato, come ad esempio una banca o il datore di lavoro, diventa parte attiva nella procedura, dovendo trattenere somme di denaro o crediti fino all’importo del debito maturato. Il pignoramento può riguardare stipendi, pensioni, saldi di conti correnti, o anche crediti commerciali, nel caso di liberi professionisti o imprenditori.

Un esempio comune è il pignoramento dello stipendio. Secondo l’articolo 545 del Codice di Procedura Civile, l’Agenzia può pignorare fino al 20% dello stipendio netto mensile del debitore, ma solo per la parte eccedente il minimo vitale, una soglia fissata in modo da garantire al debitore un reddito sufficiente per vivere. Nel caso di pignoramenti su pensioni, la parte impignorabile è quella corrispondente al triplo dell’assegno sociale (circa 1.500 euro nel 2024), mentre la parte eccedente può essere oggetto di esecuzione forzata. Questa protezione garantisce al debitore una minima sicurezza economica, soprattutto quando il pignoramento riguarda fonti di reddito essenziali come lo stipendio o la pensione.

Una volta notificato l’atto di pignoramento al terzo, quest’ultimo ha l’obbligo legale di trattenere le somme richieste e versarle all’Agenzia delle Entrate. Se il terzo pignorato non ottempera a tale obbligo, può essere soggetto a sanzioni, poiché viene considerato parte attiva della procedura esecutiva. Per esempio, se il terzo è un istituto bancario e viene pignorato un conto corrente, la banca è obbligata a bloccare immediatamente l’importo indicato nell’atto di pignoramento fino a concorrenza del debito. Il blocco può riguardare anche più conti, se il debitore detiene più rapporti bancari presso lo stesso istituto.

Se il pignoramento coinvolge somme presenti sul conto corrente, le regole cambiano leggermente. L’intero saldo del conto può essere pignorato se non sono accreditati stipendi o pensioni. Tuttavia, se il conto corrente riceve periodicamente versamenti derivanti da uno stipendio o una pensione, la banca può pignorare solo la parte che eccede il triplo dell’assegno sociale, sempre garantendo la protezione del minimo vitale. Questo tipo di protezione si applica a tutti i soggetti, sia privati che professionisti, indipendentemente dall’importo del debito accumulato.

Per quanto riguarda i crediti commerciali, nel caso di liberi professionisti o imprenditori, il pignoramento presso terzi può colpire i pagamenti dovuti dai clienti al debitore. Questo strumento si rivela particolarmente efficace quando il debitore ha clienti che devono corrispondere delle somme per servizi già prestati o beni venduti. L’Agenzia delle Entrate può notificare direttamente l’atto di pignoramento ai clienti del debitore, obbligandoli a versare le somme dovute non più al debitore, ma direttamente all’Agenzia.

La tempistica di un pignoramento presso terzi varia a seconda della complessità del caso e della tipologia di somme pignorate. Nel caso di pignoramento dello stipendio o della pensione, la procedura può durare diversi mesi o anni, in quanto il prelievo mensile continuerà fino a quando il debito non sarà completamente estinto. Diversamente, se il pignoramento riguarda somme su un conto corrente e il saldo è sufficiente a coprire l’intero debito, la procedura può concludersi in tempi molto più brevi, anche solo in pochi giorni. Allo stesso modo, nel caso di pignoramento di crediti commerciali, la durata dipende dalla velocità con cui il cliente del debitore esegue il pagamento richiesto.

Dal punto di vista del debitore, la difesa più comune contro un pignoramento presso terzi è la presentazione di un’opposizione agli atti esecutivi, come previsto dall’articolo 617 del Codice di Procedura Civile. L’opposizione può essere presentata se il debitore ritiene che vi siano stati errori procedurali o che il pignoramento abbia colpito somme impignorabili, come indennità di invalidità, assegni di mantenimento, o la parte impignorabile di stipendi e pensioni. Il termine per presentare l’opposizione è di 20 giorni dalla notifica dell’atto di pignoramento, e la sua preparazione richiede un’analisi approfondita della procedura seguita dall’Agenzia delle Entrate.

Se il tribunale accoglie l’opposizione, il pignoramento può essere annullato o sospeso, e le somme già pignorate possono essere restituite al debitore. Tuttavia, se l’opposizione non viene accolta, il pignoramento proseguirà fino alla completa estinzione del debito. Per evitare il pignoramento, il debitore può anche tentare di saldare il debito direttamente con l’Agenzia delle Entrate prima dell’avvio della procedura esecutiva, oppure negoziare un piano di rateizzazione. La rateizzazione è una soluzione che consente di pagare il debito in forma dilazionata, evitando così il blocco di somme o beni.

Un altro aspetto rilevante è l’importanza di rispettare i termini legali. Il mancato pagamento delle imposte o dei contributi dovuti, una volta che l’Agenzia delle Entrate ha emesso un avviso o una cartella di pagamento, può portare rapidamente all’avvio di una procedura esecutiva. In molti casi, il debitore ha la possibilità di risolvere la situazione prima che il pignoramento venga eseguito, ad esempio con il pagamento del debito entro 60 giorni dalla notifica della cartella.

Ma andiamo nei dettagli con domande e risposte.

Come Funziona il pignoramento presso terzi dell’Agenzia delle Entrate-Riscossione?

Il pignoramento presso terzi dell’Agenzia delle Entrate-Riscossione è una procedura esecutiva volta al recupero di crediti fiscali e altre somme dovute allo Stato. Questa forma di pignoramento permette all’Agenzia di sequestrare somme o crediti che il debitore vanta nei confronti di terze parti, come datori di lavoro, banche o clienti commerciali. L’obiettivo principale è quello di recuperare le somme dovute senza dover necessariamente coinvolgere direttamente il debitore.

La procedura inizia con la notifica di un atto di pignoramento al terzo debitore, il soggetto che detiene somme o crediti dovuti al debitore principale. Il terzo, che può essere una banca, il datore di lavoro o un cliente del debitore, è tenuto a bloccare immediatamente le somme dovute fino a concorrenza del debito notificato dall’Agenzia delle Entrate. Una volta notificato l’atto, il terzo deve dichiarare all’Agenzia se detiene somme o crediti nei confronti del debitore e, in tal caso, procedere al versamento di tali somme fino a copertura del debito.

Uno degli esempi più comuni di pignoramento presso terzi riguarda gli stipendi o le pensioni. In base all’articolo 545 del Codice di Procedura Civile, l’Agenzia può pignorare fino al 20% dello stipendio netto del debitore, garantendo però che una parte del reddito rimanga disponibile per il suo sostentamento. Per quanto riguarda le pensioni, la parte impignorabile è quella corrispondente al triplo dell’assegno sociale, che nel 2024 è circa 1.500 euro. Se la pensione supera questa soglia, la parte eccedente può essere pignorata fino al limite del 20%.

Il pignoramento presso terzi può riguardare anche i conti correnti bancari del debitore. Se non sono accreditati stipendi o pensioni, la banca può pignorare l’intero saldo fino alla somma dovuta. Tuttavia, se il conto corrente riceve regolarmente uno stipendio o una pensione, le stesse limitazioni previste per il pignoramento diretto si applicano anche qui: solo la parte eccedente il minimo vitale (circa 1.500 euro) può essere sequestrata. In questo caso, il terzo (la banca) è tenuto a congelare le somme presenti nel conto e versarle all’Agenzia fino a concorrenza del debito.

Nel caso di crediti commerciali, ad esempio per i liberi professionisti o le imprese, il pignoramento presso terzi si applica ai pagamenti che i clienti del debitore devono ancora effettuare. L’Agenzia delle Entrate-Riscossione può notificare l’atto di pignoramento direttamente ai clienti del debitore, obbligandoli a versare quanto dovuto non più al debitore, ma direttamente all’Agenzia.

Una delle caratteristiche principali del pignoramento presso terzi è la sua efficacia immediata. Il terzo pignorato è obbligato a rispondere all’Agenzia entro un certo termine, dichiarando se detiene o meno le somme o i crediti oggetto del pignoramento. Nel caso in cui il terzo non collabori, può incorrere in sanzioni legali e amministrative. Il pignoramento presso terzi è particolarmente vantaggioso per l’Agenzia delle Entrate-Riscossione, poiché riduce i tempi di recupero delle somme e non richiede la vendita forzata di beni mobili o immobili del debitore.

Il debitore ha comunque diritto di opporsi al pignoramento presso terzi. Una delle difese più comuni è presentare un’opposizione agli atti esecutivi, regolata dall’articolo 617 del Codice di Procedura Civile. Il debitore può contestare il pignoramento per errori procedurali o perché ritiene che siano state pignorate somme impignorabili. Ad esempio, se lo stipendio o la pensione pignorati eccedono i limiti di legge, il debitore può chiedere al tribunale la sospensione o l’annullamento del pignoramento.

Un’altra possibilità per evitare il pignoramento è saldare il debito prima che la procedura esecutiva venga avviata o negoziare un piano di rateizzazione con l’Agenzia delle Entrate. La rateizzazione consente di dilazionare il pagamento del debito e, una volta accettato il piano, sospende l’esecuzione forzata, incluso il pignoramento. Questo offre al debitore una via d’uscita che evita il blocco di somme vitali o il sequestro di crediti commerciali.

Il pignoramento presso terzi rimane attivo fino a quando il debito non viene completamente estinto. Per i debiti di importo elevato, la procedura può durare diversi mesi o anni, specialmente se riguarda lo stipendio o la pensione. Ogni mese una parte del reddito del debitore viene trattenuta fino a quando il debito è estinto. Nel caso di pignoramento di conti correnti, la durata della procedura dipende dalla disponibilità immediata delle somme: se il saldo è sufficiente a coprire il debito, il pignoramento può concludersi rapidamente.

Riassunto per punti:

  1. Il pignoramento presso terzi è una procedura che permette all’Agenzia delle Entrate di sequestrare somme o crediti dovuti al debitore da terzi, come banche, datori di lavoro o clienti.
  2. Il pignoramento può riguardare stipendi, pensioni, conti correnti e crediti commerciali, con limiti legali sulla parte pignorabile.
  3. L’Agenzia può pignorare fino al 20% dello stipendio netto, garantendo sempre la protezione del minimo vitale per stipendi e pensioni.
  4. Il pignoramento su conti correnti può bloccare l’intero saldo, ma si applicano limitazioni per i conti su cui vengono accreditati stipendi o pensioni.
  5. Il terzo pignorato è obbligato a collaborare con l’Agenzia delle Entrate, pena sanzioni legali.
  6. Il debitore può presentare un’opposizione agli atti esecutivi entro 20 giorni dalla notifica se ritiene che il pignoramento sia stato eseguito in modo illegittimo.
  7. La rateizzazione del debito è un’opzione per evitare il pignoramento, consentendo al debitore di dilazionare il pagamento e sospendere l’azione esecutiva.

Quali sono i soggetti coinvolti nel pignoramento presso terzi?

Nel pignoramento presso terzi, i soggetti coinvolti sono tre:

  1. Il creditore: In questo caso, l’Agenzia delle Entrate-Riscossione, che vanta un credito nei confronti del debitore per imposte non pagate, multe, o altre sanzioni.
  2. Il debitore: La persona o l’azienda che deve versare somme all’Agenzia delle Entrate.
  3. Il terzo pignorato: Un soggetto terzo che detiene beni o somme dovute al debitore, come un datore di lavoro (per il pignoramento dello stipendio) o una banca (per il pignoramento del conto corrente).

Come viene notificato il pignoramento dell’Agenzia delle Entrate-Riscossione?

Il pignoramento presso terzi dell’Agenzia delle Entrate-Riscossione viene notificato attraverso una procedura ben definita che segue i principi del Codice di Procedura Civile. L’obiettivo principale è di informare il terzo pignorato (che può essere una banca, un datore di lavoro o qualsiasi altro soggetto debitore verso il contribuente) dell’obbligo di trattenere somme o crediti destinati al debitore per soddisfare il debito verso l’Agenzia delle Entrate.

Il primo passo nella notifica del pignoramento consiste nell’emissione di un atto da parte dell’Agenzia delle Entrate-Riscossione. Questo atto, chiamato atto di pignoramento, viene notificato sia al debitore che al terzo pignorato, e serve a informare entrambe le parti della procedura esecutiva in corso. Il debitore riceve la notifica a casa o presso il proprio domicilio legale, mentre il terzo pignorato (ad esempio, una banca o un datore di lavoro) riceve una notifica formale che lo obbliga a trattenere somme o crediti spettanti al debitore.

Il contenuto dell’atto di pignoramento deve essere estremamente dettagliato. Deve indicare chiaramente l’importo del debito, la somma che il terzo pignorato è tenuto a trattenere e versare all’Agenzia delle Entrate, nonché tutte le informazioni relative al debitore e alla natura del debito. L’atto specifica anche i limiti legali che si applicano, come quelli previsti dall’articolo 545 del Codice di Procedura Civile, che stabilisce la quota pignorabile dello stipendio o della pensione del debitore.

Per quanto riguarda il pignoramento dello stipendio, il datore di lavoro deve trattenere una quota dello stipendio netto del debitore (fino al 20%) e versarla mensilmente all’Agenzia delle Entrate fino all’estinzione del debito. In caso di pignoramento del conto corrente, la banca è tenuta a congelare le somme presenti sul conto e a trasferirle all’Agenzia delle Entrate fino alla copertura del debito, rispettando i limiti imposti per le somme derivanti da stipendi o pensioni.

Una volta notificato l’atto di pignoramento, il terzo pignorato ha un obbligo legale di rispondere all’Agenzia delle Entrate dichiarando se effettivamente detiene somme o crediti spettanti al debitore. In caso di mancata risposta o mancato rispetto dell’obbligo di trattenuta, il terzo può incorrere in sanzioni amministrative e legali.

Dal momento della notifica, il pignoramento ha effetto immediato, e il terzo è obbligato a trattenere le somme indicate e versarle all’Agenzia delle Entrate fino a concorrenza del debito. Il debitore può comunque contestare il pignoramento presentando un’opposizione agli atti esecutivi entro 20 giorni dalla notifica, come stabilito dall’articolo 617 del Codice di Procedura Civile.

Riassunto per punti:

  1. Notifica dell’atto di pignoramento: L’Agenzia delle Entrate invia l’atto al debitore e al terzo pignorato (banca, datore di lavoro).
  2. Contenuto dell’atto: Deve specificare il debito, le somme da trattenere e i limiti legali applicabili (es. 20% dello stipendio).
  3. Obbligo del terzo: Il terzo pignorato deve trattenere e versare le somme all’Agenzia delle Entrate o rispondere se non detiene crediti del debitore.
  4. Effetto immediato: Dal momento della notifica, il pignoramento è efficace, e il terzo deve trattenere le somme.
  5. Difesa del debitore: Il debitore ha 20 giorni per presentare un’opposizione agli atti esecutivi in caso di irregolarità.

Quali somme possono essere pignorate dall’Agenzia delle Entrate-Riscossione?

Il pignoramento presso terzi può colpire diverse tipologie di somme o crediti. Tra questi:

  • Stipendi e pensioni: È possibile pignorare fino a un massimo del 20% dello stipendio netto o della pensione, rispettando i limiti imposti dall’articolo 545 del Codice di Procedura Civile. Esistono però soglie minime di impignorabilità. Ad esempio, per le pensioni, la parte impignorabile è quella che corrisponde al minimo vitale, calcolato in base all’assegno sociale, che nel 2024 è fissato intorno ai 563 euro al mese.
  • Conti correnti: Se il pignoramento avviene sul conto corrente, l’intera somma presente sul conto può essere bloccata fino all’importo dovuto. Tuttavia, se il conto corrente riceve versamenti di stipendi o pensioni, si applicano le stesse limitazioni previste per il pignoramento diretto di tali redditi. Se lo stipendio è già accreditato sul conto, si può pignorare solo la parte eccedente il triplo dell’assegno sociale (circa 1.500 euro).
  • Crediti commerciali: Nel caso di un’azienda o di un libero professionista, possono essere pignorati i pagamenti dovuti dai clienti del debitore.

Quali sono i limiti del pignoramento presso terzi dell’Agenzia delle Entrate-Riscossione?

Il pignoramento presso terzi dell’Agenzia delle Entrate-Riscossione, sebbene sia un efficace strumento per il recupero forzoso dei crediti, deve rispettare diversi limiti previsti dalla legge per proteggere i diritti del debitore e garantire un equilibrio tra le esigenze del creditore e le necessità del debitore di mantenere una base economica per il proprio sostentamento.

Uno dei principali limiti riguarda le somme pignorabili da stipendi e pensioni. L’articolo 545 del Codice di Procedura Civile stabilisce che il pignoramento presso terzi non può colpire l’intero stipendio o pensione, ma solo una parte di esso. Più precisamente:

  • Per gli stipendi: È pignorabile solo fino al 20% dello stipendio netto. Questo significa che, se un debitore percepisce uno stipendio netto mensile, il massimo che può essere pignorato è un quinto di tale importo, lasciando al debitore la parte restante per il proprio sostentamento.
  • Per le pensioni: La legge stabilisce un ulteriore limite per le pensioni, tutelando la parte corrispondente al triplo dell’assegno sociale. Nel 2024, l’assegno sociale è di circa 563 euro, quindi il limite impignorabile per le pensioni è pari a circa 1.500 euro. Qualsiasi importo della pensione eccedente questa cifra può essere pignorato fino al massimo del 20%.

Inoltre, vi sono delle somme completamente impignorabili. Tra queste, figurano:

  • Indennità di invalidità: Le somme destinate all’assistenza in caso di invalidità non possono essere pignorate, poiché sono considerate vitali per il mantenimento del debitore.
  • Assegni familiari e di mantenimento: Anche questi rientrano tra le somme impignorabili, poiché destinati al sostegno della famiglia del debitore e considerati essenziali per il benessere familiare.

Un altro limite riguarda il pignoramento su conti correnti. Se il conto corrente riceve accreditamenti di stipendi o pensioni, la legge applica le stesse regole previste per i pignoramenti diretti su tali redditi. Quindi, se un conto corrente riceve uno stipendio o una pensione, può essere pignorata solo la parte che eccede il triplo dell’assegno sociale (1.500 euro), mentre le somme inferiori sono impignorabili. Questo è un meccanismo di protezione per evitare che il debitore si trovi completamente privato di risorse finanziarie.

Inoltre, la legge protegge il debitore dalla multiplicità dei pignoramenti. Nel caso in cui ci siano più pignoramenti su stipendio o pensione, l’ammontare complessivo delle somme trattenute non può superare la soglia del 50% del reddito netto. Questa norma garantisce che, anche in caso di più creditori, al debitore rimanga comunque almeno la metà del proprio reddito per le necessità quotidiane.

Esistono poi dei beni completamente impignorabili, che non possono essere oggetto di pignoramento da parte dell’Agenzia delle Entrate-Riscossione o di qualsiasi altro creditore. Tra questi:

  • Beni essenziali: Come i mobili di casa, gli elettrodomestici di uso comune, i vestiti, i letti e altri oggetti necessari per la vita quotidiana del debitore e della sua famiglia.
  • Strumenti di lavoro: Se il debitore è un libero professionista o un imprenditore, non possono essere pignorati gli strumenti essenziali per svolgere il proprio lavoro, come attrezzature professionali o veicoli utilizzati per l’attività lavorativa.

Infine, esistono dei limiti temporali che proteggono il debitore. Prima di procedere al pignoramento, l’Agenzia delle Entrate deve notificare al debitore un atto di precetto o una cartella esattoriale, che concede un termine di 60 giorni entro il quale il debitore può pagare il debito o presentare un’istanza di rateizzazione. Solo dopo questo periodo, e in assenza di un pagamento o di un accordo, l’Agenzia può procedere con il pignoramento presso terzi.

Riassunto per punti:

  1. Stipendi e pensioni: Il pignoramento può colpire solo fino al 20% dello stipendio netto e, per le pensioni, solo la parte eccedente il triplo dell’assegno sociale.
  2. Somme impignorabili: Alcune somme come indennità di invalidità, assegni familiari o di mantenimento sono completamente impignorabili.
  3. Conti correnti: Se il conto corrente riceve accreditamenti di stipendi o pensioni, può essere pignorata solo la parte eccedente il triplo dell’assegno sociale (1.500 euro).
  4. Multiplicità dei pignoramenti: Se ci sono più pignoramenti sullo stipendio o pensione, l’importo totale trattenuto non può superare il 50% del reddito netto.
  5. Beni impignorabili: Beni essenziali e strumenti di lavoro non possono essere pignorati.
  6. Preavviso di 60 giorni: Prima di procedere con il pignoramento, l’Agenzia delle Entrate deve notificare un atto di precetto o una cartella esattoriale, con un termine di pagamento di 60 giorni.

Come difendersi da un pignoramento presso terzi dell’Agenzia delle Entrate-Riscossione?

Difendersi da un pignoramento presso terzi dell’Agenzia delle Entrate-Riscossione è possibile attraverso diversi strumenti legali previsti dall’ordinamento italiano. Questo tipo di pignoramento può risultare particolarmente gravoso, in quanto colpisce direttamente somme che il debitore deve ricevere da terzi, come lo stipendio, la pensione, il conto corrente o i crediti commerciali. Tuttavia, la legge offre al debitore alcune tutele e possibilità per contestare il pignoramento o limitarne gli effetti.

Una delle modalità più comuni di difesa contro il pignoramento presso terzi è la presentazione di un’opposizione agli atti esecutivi, regolata dall’articolo 617 del Codice di Procedura Civile. Il debitore può fare ricorso se ritiene che ci siano state irregolarità nella procedura esecutiva, come la mancata o errata notifica dell’atto di precetto o di altri atti del pignoramento, oppure se l’importo pignorato supera i limiti di legge. L’opposizione deve essere presentata entro 20 giorni dalla notifica del pignoramento, e deve essere adeguatamente supportata da documentazione che dimostri l’errore procedurale o la violazione dei limiti legali.

Uno dei motivi principali per contestare un pignoramento è la violazione dei limiti di impignorabilità. Come previsto dall’articolo 545 del Codice di Procedura Civile, solo una parte dello stipendio o della pensione può essere pignorata. Nel caso degli stipendi, la parte pignorabile è limitata al 20% dello stipendio netto mensile. Per quanto riguarda le pensioni, esiste una soglia di impignorabilità pari al triplo dell’assegno sociale (circa 1.500 euro nel 2024), al di sotto della quale le somme non possono essere pignorate. Se il pignoramento riguarda importi inferiori a questa soglia o se viene pignorato più del 20% dello stipendio, il debitore ha il diritto di richiedere la riduzione del pignoramento o la liberazione delle somme impignorabili.

Un’altra importante difesa è rappresentata dall’opposizione al pignoramento su conti correnti. Se il pignoramento colpisce un conto corrente su cui vengono accreditati stipendi o pensioni, si applicano le stesse regole di impignorabilità previste per il pignoramento diretto di questi redditi. In questi casi, solo la parte eccedente il triplo dell’assegno sociale può essere pignorata. Se la banca ha bloccato somme che includono la parte impignorabile del reddito, il debitore può richiedere lo svincolo di tali somme presentando un’apposita istanza al giudice.

Inoltre, il debitore può cercare di evitare il pignoramento tramite una negoziazione diretta con l’Agenzia delle Entrate-Riscossione. Prima che l’Agenzia proceda con il pignoramento, invia generalmente un atto di precetto o una cartella esattoriale, concedendo un termine di 60 giorni per saldare il debito o per presentare una richiesta di rateizzazione. Se il debitore paga il debito entro questi termini o negozia un piano di rateizzazione, il pignoramento può essere evitato. La rateizzazione consente di diluire il pagamento del debito in rate mensili, sospendendo l’esecuzione forzata, incluso il pignoramento.

Un’altra via di difesa è offerta dalla procedura di sovraindebitamento, prevista dalla Legge n. 3 del 2012. Questa legge consente ai debitori in gravi difficoltà economiche di ristrutturare i propri debiti attraverso un piano di rientro, bloccando o sospendendo le azioni esecutive in corso, compresi i pignoramenti presso terzi. Il piano deve essere approvato dal tribunale, che può anche disporre la cancellazione del pignoramento una volta approvato il piano.

Infine, è importante che il debitore verifichi la correttezza della notifica dell’atto di pignoramento. La notifica deve essere fatta in modo corretto e tempestivo, e deve contenere tutte le informazioni necessarie, come l’importo del debito, le somme da trattenere e i limiti legali. Se la notifica non viene effettuata correttamente, il debitore può presentare ricorso per chiedere l’annullamento del pignoramento.

Riassunto per punti:

  1. Opposizione agli atti esecutivi: Contestare il pignoramento se ci sono irregolarità procedurali o se l’importo pignorato supera i limiti di legge. L’opposizione deve essere presentata entro 20 giorni dalla notifica.
  2. Limiti di impignorabilità: Solo il 20% dello stipendio netto può essere pignorato, e le pensioni sono impignorabili fino al triplo dell’assegno sociale (1.500 euro nel 2024).
  3. Opposizione al pignoramento su conti correnti: Se lo stipendio o la pensione vengono accreditati su un conto corrente, solo la parte eccedente il minimo vitale può essere pignorata.
  4. Pagamento o rateizzazione del debito: Evitare il pignoramento pagando il debito entro 60 giorni dalla notifica o negoziando un piano di rateizzazione.
  5. Procedura di sovraindebitamento: Se il debitore è in grave difficoltà economica, può ricorrere a un piano di rientro che sospende o blocca il pignoramento.
  6. Verifica della notifica: Verificare che la notifica del pignoramento sia stata effettuata correttamente e contenga tutte le informazioni necessarie.

Quanto dura il pignoramento presso terzi dell’Agenzia delle Entrate-Riscossione?

La durata del pignoramento presso terzi dell’Agenzia delle Entrate-Riscossione può variare notevolmente a seconda di diversi fattori, tra cui l’importo del debito, le somme sequestrate e la velocità di esecuzione della procedura. In generale, il pignoramento dura fino a quando il debito del contribuente non viene estinto completamente, con le somme trattenute dal terzo (come un datore di lavoro, una banca o un cliente) che vengono progressivamente trasferite all’Agenzia delle Entrate.

Se il pignoramento riguarda uno stipendio o una pensione, la procedura può durare diversi mesi o anni. In questo caso, viene trattenuta una percentuale del reddito (generalmente fino al 20% dello stipendio netto o della parte della pensione pignorabile). Le trattenute continuano fino a quando l’intero debito non viene estinto. Questo significa che, se il debito è particolarmente alto rispetto allo stipendio o alla pensione, il pignoramento può prolungarsi per molto tempo, anche diversi anni, a seconda delle somme trattenute mensilmente.

Nel caso di un pignoramento su conto corrente, la durata può essere più breve. Se le somme disponibili sul conto corrente del debitore sono sufficienti a coprire l’importo del debito, il pignoramento può essere risolto in tempi relativamente rapidi, anche in pochi giorni. Tuttavia, se il saldo del conto corrente è insufficiente, la procedura si estende fino a quando nuove somme vengono accreditate sul conto e pignorate.

Quando il pignoramento riguarda crediti commerciali dovuti da terzi al debitore, come pagamenti dovuti da clienti per una fornitura di beni o servizi, la durata dipende dalla tempestività con cui il terzo pignorato (ad esempio un cliente) effettua il pagamento. Una volta che il pagamento viene effettuato e trasferito all’Agenzia delle Entrate, la procedura si conclude. Anche qui, però, se il debito è superiore ai crediti disponibili, il pignoramento può durare finché non si raggiunge l’importo dovuto.

È importante ricordare che, in generale, la durata del pignoramento presso terzi dipende anche dalla rapidità con cui il terzo pignorato ottempera ai suoi obblighi. Se il terzo risponde prontamente e trattiene correttamente le somme dovute, la procedura può essere relativamente rapida. Tuttavia, se il terzo non collabora o non risponde nei tempi previsti, la procedura può allungarsi, poiché l’Agenzia delle Entrate dovrà intraprendere ulteriori azioni legali per costringerlo a rispettare l’ordine di pignoramento.

Il debitore, inoltre, può accelerare la conclusione del pignoramento in due modi: pagando integralmente il debito o richiedendo un piano di rateizzazione. Se il debitore riesce a saldare il debito, la procedura di pignoramento si estingue immediatamente. In alternativa, se il debitore ottiene una rateizzazione, il pignoramento può essere sospeso, consentendo al debitore di pagare il debito in modo dilazionato senza ulteriori trattenute.

Riassunto per punti:

  1. Durata dipendente dall’importo del debito: Il pignoramento dura fino a quando l’intero debito non viene estinto.
  2. Pignoramento di stipendi o pensioni: La durata può essere di mesi o anni, a seconda della percentuale trattenuta mensilmente (massimo 20% dello stipendio o della pensione pignorabile).
  3. Pignoramento su conti correnti: Se il saldo del conto è sufficiente a coprire il debito, la procedura può essere rapida. Altrimenti, il pignoramento prosegue finché non si raggiunge l’importo dovuto.
  4. Crediti commerciali: La durata dipende dai tempi di pagamento del terzo pignorato (ad esempio, i clienti del debitore).
  5. Pagamenti diretti o rateizzazione: Il debitore può accelerare la fine del pignoramento pagando integralmente il debito o negoziando un piano di rateizzazione che sospende l’esecuzione.

Cosa succede se il terzo non collabora?

Il terzo pignorato, che può essere una banca, un datore di lavoro o un cliente del debitore, è obbligato per legge a collaborare con l’Agenzia delle Entrate nella procedura di pignoramento. Se il terzo non risponde alla notifica o non versa le somme dovute, può incorrere in sanzioni. Il terzo è tenuto a fornire una dichiarazione sullo stato delle somme o dei crediti detenuti per conto del debitore e a rispettare l’ordine di pignoramento.

È possibile evitare il pignoramento presso terzi dell’Agenzia delle Entrate-Riscossione?

Evitare il pignoramento presso terzi dell’Agenzia delle Entrate-Riscossione è possibile attraverso diverse soluzioni legali che permettono di prevenire o sospendere la procedura esecutiva, se il debitore agisce tempestivamente. Ecco le principali modalità per evitare questa azione esecutiva:

1. Pagare il debito prima dell’avvio del pignoramento

La soluzione più diretta per evitare il pignoramento è quella di pagare il debito in tempo, prima che la procedura esecutiva venga avviata. L’Agenzia delle Entrate-Riscossione invia generalmente un atto di precetto o una cartella esattoriale, in cui viene indicato il debito e i termini di pagamento. Il debitore ha 60 giorni di tempo dalla notifica per pagare l’intero importo, evitando così che venga avviato il pignoramento.

Se il pagamento completo del debito non è possibile entro i termini stabiliti, il debitore ha comunque altre opzioni per sospendere la procedura di pignoramento.

2. Richiedere la rateizzazione del debito

Se il debitore non è in grado di saldare l’intero importo in un’unica soluzione, può richiedere all’Agenzia delle Entrate-Riscossione un piano di rateizzazione, che dilaziona il pagamento del debito in più rate. L’articolo 19 del Decreto del Presidente della Repubblica n. 602/1973 disciplina la rateizzazione dei debiti fiscali, permettendo ai debitori di pagare il debito in rate mensili, fino a un massimo di 72 o 120 rate, a seconda della situazione economica del debitore.

Una volta ottenuta la rateizzazione e versata la prima rata, la procedura di pignoramento viene sospesa. È importante notare che il mancato pagamento di una rata o l’interruzione del piano di rateizzazione può riattivare la procedura di pignoramento.

3. Ricorso o opposizione agli atti esecutivi

Un’altra modalità per evitare o fermare il pignoramento è presentare un’opposizione agli atti esecutivi, regolata dall’articolo 617 del Codice di Procedura Civile. Questa procedura permette al debitore di contestare la legittimità del pignoramento, ad esempio, se ritiene che l’atto sia stato notificato in maniera errata o che siano stati pignorati beni o somme impignorabili. L’opposizione deve essere presentata entro 20 giorni dalla notifica del pignoramento e richiede l’assistenza di un avvocato.

Se il tribunale accoglie l’opposizione, il pignoramento può essere annullato o sospeso. Alcuni esempi di errori procedurali che possono dare luogo a una valida opposizione includono la mancata notifica di un atto di precetto o la violazione dei limiti di impignorabilità (ad esempio, pignoramenti che eccedono il 20% dello stipendio netto).

4. Sospensione della cartella esattoriale

Il debitore può anche richiedere una sospensione della cartella esattoriale nel caso in cui ritenga che il debito non sia dovuto. L’articolo 47 del Decreto Legislativo n. 546/1992 prevede la possibilità di richiedere la sospensione della riscossione in attesa della risoluzione del ricorso presso la Commissione Tributaria. Se la sospensione viene accettata, l’Agenzia delle Entrate-Riscossione non potrà procedere con il pignoramento fino alla conclusione del giudizio.

5. Procedura di sovraindebitamento

In situazioni di grave difficoltà economica, il debitore può accedere alla procedura di sovraindebitamento, prevista dalla Legge n. 3 del 2012. Questa legge consente a debitori non soggetti a procedure concorsuali (come privati, liberi professionisti o piccoli imprenditori) di ristrutturare i propri debiti con un piano di pagamento approvato dal tribunale. Una volta accettato, il piano sospende tutte le azioni esecutive, inclusi i pignoramenti.

6. Accordo di saldo e stralcio

Infine, è possibile cercare di evitare il pignoramento tramite un accordo di saldo e stralcio con l’Agenzia delle Entrate-Riscossione. Questo accordo consiste nel pagare una parte del debito, generalmente inferiore all’importo totale, in cambio della cancellazione del debito residuo e della sospensione delle procedure esecutive, incluso il pignoramento. Questo tipo di accordo è spesso più comune quando il debitore si trova in una situazione di difficoltà economica e non è in grado di pagare l’intero debito.

Riassunto per punti:

  1. Pagare il debito: Il debitore può evitare il pignoramento pagando l’intero debito entro 60 giorni dalla notifica dell’atto di precetto o della cartella esattoriale.
  2. Richiedere la rateizzazione: Il pagamento rateale del debito sospende il pignoramento, purché il debitore rispetti le scadenze delle rate.
  3. Opposizione agli atti esecutivi: Il debitore può contestare la legittimità del pignoramento se ci sono vizi procedurali o somme impignorabili.
  4. Sospensione della cartella esattoriale: Può essere richiesta se il debitore ritiene che il debito non sia dovuto, fermando così l’esecuzione fino alla risoluzione del ricorso.
  5. Procedura di sovraindebitamento: Consente di bloccare le azioni esecutive tramite la ristrutturazione del debito, approvata dal tribunale.
  6. Accordo di saldo e stralcio: Un accordo con l’Agenzia delle Entrate per pagare una parte del debito può evitare il pignoramento.

Utilizzando uno di questi strumenti, il debitore può prevenire o fermare il pignoramento, evitando così che vengano bloccati o sequestrati beni o somme di denaro presso terzi.

Cosa succede se il debito viene estinto?

Se il debito viene estinto completamente, la procedura di pignoramento presso terzi viene immediatamente conclusa. L’estinzione del debito può avvenire in vari modi, ad esempio tramite il pagamento totale dell’importo dovuto da parte del debitore, il raggiungimento di un accordo di saldo e stralcio con l’Agenzia delle Entrate-Riscossione, o attraverso un piano di rateizzazione completato con successo.

Una volta che l’Agenzia delle Entrate-Riscossione riceve l’intero importo del debito, procede a notificare al terzo pignorato (ad esempio, il datore di lavoro o la banca) che il pignoramento è stato cancellato. Di conseguenza, il terzo non avrà più l’obbligo di trattenere somme o crediti spettanti al debitore. Se il pignoramento riguardava un conto corrente, le somme precedentemente bloccate verranno liberate e il debitore potrà nuovamente disporre di esse.

Inoltre, l’estinzione del debito comporta la cancellazione della trascrizione del pignoramento. Se il pignoramento riguardava un immobile, l’Agenzia delle Entrate-Riscossione provvederà a richiedere la cancellazione della trascrizione dai registri immobiliari, restituendo piena proprietà e commerciabilità del bene al debitore. Questo processo, regolato dall’articolo 494 del Codice di Procedura Civile, assicura che non ci siano più vincoli legali sull’immobile una volta che il debito è stato pagato.

È anche importante considerare che, con l’estinzione del debito, viene interrotta ogni procedura esecutiva in corso, comprese eventuali vendite all’asta di beni pignorati. Se l’immobile o il bene oggetto di pignoramento era già stato messo all’asta, l’asta viene immediatamente sospesa, e il debitore non corre più il rischio di perdere il bene per vendita forzata.

Un altro aspetto positivo dell’estinzione del debito è il miglioramento della posizione creditizia del debitore. La cancellazione del pignoramento permette al debitore di recuperare la fiducia nel sistema finanziario, poiché un pignoramento può essere segnalato nei registri creditizi, influenzando negativamente la capacità del debitore di accedere a nuovi finanziamenti o ottenere mutui. L’estinzione del debito elimina questa segnalazione, migliorando così il profilo creditizio del debitore.

Se il pignoramento è stato annullato a seguito di un opposizione agli atti esecutivi, il debitore ha diritto a ricevere indietro eventuali somme che erano state già trattenute in modo errato. In questo caso, il giudice può ordinare la restituzione di tali somme, e l’Agenzia delle Entrate sarà obbligata a restituire quanto trattenuto indebitamente.

In sintesi, l’estinzione del debito comporta:

  • Cessazione immediata del pignoramento: Il terzo pignorato non dovrà più trattenere somme o crediti.
  • Rimozione di vincoli su beni pignorati: Se l’immobile o i beni mobili erano pignorati, la procedura viene annullata e le trascrizioni vengono cancellate dai registri pubblici.
  • Liberazione di somme bloccate: Se il pignoramento riguardava conti correnti, le somme congelate tornano nella disponibilità del debitore.
  • Interruzione delle vendite forzate: Se il bene pignorato era destinato a una vendita all’asta, l’asta viene sospesa.
  • Miglioramento della reputazione creditizia: L’estinzione del debito elimina la segnalazione negativa nei registri creditizi.

In questo modo, il debitore riacquista pieno controllo sui propri beni e redditi, senza più vincoli legali derivanti dal pignoramento.

Conclusioni e Come Possiamo Aiutarti In Studio Monardo, Gli Avvocati Specializzati In Cancellazione Debiti Con L’Agenzia Delle Entrate e Riscossione

Quando si affronta un pignoramento da parte dell’Agenzia delle Entrate-Riscossione, trovarsi di fronte a procedure complesse e leggi rigorose può generare una situazione di grande stress e preoccupazione. Per questo motivo, è cruciale avere al proprio fianco un avvocato esperto in cancellazione debiti e pignoramenti, specialmente quando si tratta di risolvere questioni legate ai debiti con l’Agenzia delle Entrate-Riscossione. L’assistenza legale non solo aiuta a comprendere le complessità delle procedure, ma può anche essere determinante nel difendere i diritti del debitore e garantire una gestione corretta delle procedure esecutive.

Uno degli aspetti più critici del pignoramento da parte dell’Agenzia delle Entrate-Riscossione è la rapidità con cui può essere attuato. Le somme di denaro, gli stipendi o le pensioni possono essere bloccate senza che il debitore ne abbia un preavviso adeguato, portando a gravi difficoltà finanziarie. Avere un avvocato specializzato significa poter intervenire immediatamente e difendersi da errori procedurali o irregolarità nel pignoramento, che purtroppo non sono rari. Per esempio, un avvocato esperto può individuare se l’Agenzia delle Entrate ha superato i limiti imposti dalla legge per il pignoramento di stipendi o pensioni. La legge italiana prevede infatti che solo una percentuale dello stipendio netto possa essere pignorata, solitamente il 20%, e che esistano limiti di impignorabilità per le pensioni, come stabilito dall’articolo 545 del Codice di Procedura Civile. Senza un avvocato, il debitore potrebbe non essere consapevole di questi limiti e subire ingiustamente un pignoramento maggiore del dovuto.

L’importanza di un avvocato non si ferma al semplice rispetto dei limiti legali. La procedura del pignoramento presso terzi è spesso complessa e richiede una conoscenza approfondita del diritto esecutivo. Un avvocato esperto sa come contestare un pignoramento, presentando un’opposizione agli atti esecutivi nei tempi previsti dalla legge. Questo tipo di opposizione, regolato dall’articolo 617 del Codice di Procedura Civile, deve essere presentato entro 20 giorni dalla notifica del pignoramento, e richiede una comprensione dettagliata delle procedure per evitare errori. Ad esempio, se un atto di precetto o di pignoramento non viene notificato correttamente, un avvocato può chiedere l’annullamento dell’intera procedura esecutiva, salvando così il debitore da ulteriori difficoltà economiche.

Un altro aspetto cruciale è la capacità di un avvocato di negoziare con l’Agenzia delle Entrate-Riscossione per ottenere un piano di pagamento più sostenibile o un accordo di saldo e stralcio. Molti debitori non sanno che possono richiedere la rateizzazione del debito, che consente di pagare il debito in modo dilazionato, sospendendo il pignoramento in corso. Un avvocato può aiutare a redigere una richiesta solida di rateizzazione, presentando le necessarie prove di difficoltà economica per convincere l’Agenzia delle Entrate-Riscossione a concedere il piano di pagamento. Questo è particolarmente utile per debitori che si trovano in una situazione finanziaria precaria e non possono permettersi di perdere l’accesso a risorse fondamentali come lo stipendio o la pensione.

Un altro aspetto di difesa cruciale è rappresentato dalla procedura di sovraindebitamento, prevista dalla Legge n. 3 del 2012. Questa procedura permette ai debitori non soggetti a fallimento (come privati e piccoli imprenditori) di ristrutturare i propri debiti con l’aiuto di un Organismo di Composizione della Crisi (OCC) e ottenere la sospensione delle procedure esecutive. Un avvocato esperto può guidare il debitore in questo processo, preparare la documentazione necessaria e assisterlo nella richiesta di un piano di rientro approvato dal tribunale. Una volta che il piano è accettato, le azioni esecutive, come il pignoramento presso terzi, vengono sospese, offrendo al debitore un respiro di sollievo. Senza un avvocato, navigare in questa complessa procedura legale potrebbe essere quasi impossibile, con il rischio di commettere errori che potrebbero portare alla continuazione del pignoramento o, peggio, alla vendita dei beni pignorati.

Inoltre, la presenza di un avvocato garantisce che tutte le scadenze legali vengano rispettate e che la procedura si svolga nel modo più efficiente possibile. La legge italiana prevede termini stringenti per molte fasi del pignoramento, come l’opposizione agli atti esecutivi o la richiesta di sospensione delle cartelle esattoriali. Anche il più piccolo errore nel rispetto di queste scadenze può avere conseguenze gravi per il debitore, rischiando di compromettere l’intera strategia di difesa.

Non si può trascurare l’aspetto emotivo e psicologico di affrontare un pignoramento. Quando l’Agenzia delle Entrate-Riscossione avvia una procedura di pignoramento, il debitore può sentirsi sopraffatto e senza vie d’uscita. Un avvocato esperto non solo fornisce supporto tecnico e legale, ma offre anche un sostegno emotivo durante questo periodo di stress. Sapere di avere un professionista competente che si occupa del caso può ridurre notevolmente l’ansia del debitore, permettendogli di concentrarsi sul recupero della propria stabilità finanziaria senza dover gestire da solo la complessità legale.

Infine, un avvocato esperto in cancellazione debiti ha le competenze per gestire tutte le trattative necessarie con l’Agenzia delle Entrate-Riscossione. Molti debitori non sanno come affrontare direttamente l’Agenzia, né conoscono tutte le opzioni legali a loro disposizione. Un avvocato può mediare tra il debitore e l’Agenzia, proponendo soluzioni che tutelino il cliente, come un accordo di saldo e stralcio o la richiesta di una rateizzazione più lunga e gestibile.

In conclusione, affrontare un pignoramento dell’Agenzia delle Entrate-Riscossione senza il supporto di un avvocato esperto può esporre il debitore a errori procedurali, perdita di opportunità legali e stress inutili. La presenza di un legale competente assicura non solo che il pignoramento venga gestito correttamente, ma che tutte le opzioni di difesa e risoluzione del debito siano esplorate a fondo. Un avvocato può fare la differenza tra subire passivamente la procedura esecutiva e riuscire a proteggere i propri diritti e il proprio patrimonio, aiutando il debitore a superare una situazione finanziaria difficile e a ripristinare la propria stabilità economica.

In tal senso, l’avvocato Monardo, coordina avvocati e commercialisti esperti a livello nazionale nell’ambito del diritto bancario e tributario, è gestore della Crisi da Sovraindebitamento (L. 3/2012), è iscritto presso gli elenchi del Ministero della Giustizia e figura tra i professionisti fiduciari di un OCC (Organismo di Composizione della Crisi).

Ha conseguito poi l’abilitazione professionale di Esperto Negoziatore della Crisi di Impresa (D.L. 118/2021).

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Giuseppe Monardo

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