Quando Non Può Essere Pignorato Il Conto Corrente?

Il pignoramento del conto corrente è una misura legale utilizzata dai creditori per recuperare somme di denaro dovute da un debitore inadempiente. Tuttavia, non tutti i fondi presenti su un conto corrente possono essere pignorati. La legge italiana prevede specifiche tutele per proteggere i debitori in determinate circostanze, impedendo il pignoramento di somme necessarie per il sostentamento minimo o per specifiche finalità protette.

Innanzitutto, è fondamentale comprendere che il pignoramento del conto corrente avviene a seguito di un titolo esecutivo ottenuto dal creditore, come una sentenza del tribunale o un decreto ingiuntivo. Una volta notificato l’atto di pignoramento alla banca, quest’ultima è tenuta a bloccare le somme presenti sul conto corrente del debitore fino a soddisfare l’importo del debito. Tuttavia, il legislatore ha introdotto una serie di limitazioni al pignoramento per garantire che il debitore non sia privato dei mezzi necessari per una vita dignitosa.

Una delle principali tutele riguarda il cosiddetto “minimo vitale”. Secondo la legge italiana, una parte delle somme depositate sul conto corrente, se provenienti da stipendi o pensioni, è impignorabile. Questo limite è calcolato in base all’importo dell’assegno sociale, che nel 2024 è fissato a circa 503 euro. La legge stabilisce che un importo pari al triplo dell’assegno sociale deve rimanere disponibile al debitore, anche in caso di pignoramento. Pertanto, nel 2024, un importo di circa 1.509 euro sul conto corrente è considerato impignorabile, garantendo così al debitore l’accesso a una somma minima necessaria per le spese quotidiane.

Oltre al minimo vitale, la normativa italiana prevede l’impignorabilità di alcune tipologie di reddito e somme accreditate sul conto corrente. Ad esempio, le indennità di accompagnamento, destinate a persone con disabilità gravi, sono completamente impignorabili. Anche i sussidi destinati al sostentamento del debitore e della sua famiglia, nonché le somme destinate al mantenimento dei figli, non possono essere aggredite dai creditori.

Un altro aspetto importante riguarda i conti correnti cointestati. In questo caso, la legge presume che le somme presenti sul conto siano divise equamente tra i cointestatari, a meno che non venga dimostrato diversamente. Pertanto, se uno dei cointestatari ha un debito, solo la sua quota parte del saldo può essere pignorata. Se, ad esempio, un conto è cointestato tra due persone e ha un saldo di 20.000 euro, il creditore può pignorare solo 10.000 euro, salvo prova contraria che dimostri che una quota maggiore appartiene al debitore.

In situazioni di sovraindebitamento, il Codice della Crisi d’Impresa e dell’Insolvenza (D.Lgs. n. 14/2019) offre ulteriori protezioni ai debitori. Questo codice introduce strumenti come il Piano del Consumatore, che permette al debitore di proporre un piano di rientro del debito basato sulle sue reali capacità economiche. Una volta approvato dal giudice, questo piano può sospendere le azioni esecutive, inclusi i pignoramenti del conto corrente, offrendo al debitore la possibilità di ristrutturare il debito in modo sostenibile.

È interessante notare che il Codice della Crisi d’Impresa e dell’Insolvenza prevede anche la possibilità di ottenere l’esdebitazione per i debitori incapienti. Questo significa che, in casi estremi, un debitore che dimostra di non avere alcuna possibilità di far fronte ai propri debiti può ottenere la cancellazione totale dei debiti residui. Anche in questo caso, le somme presenti sul conto corrente potrebbero essere protette da pignoramento, soprattutto se destinate al sostentamento minimo del debitore.

Un altro scenario in cui il pignoramento potrebbe essere limitato è quello dei conti correnti vincolati per scopi specifici, come il pagamento di un mutuo o di una polizza assicurativa. In tali casi, le somme vincolate potrebbero essere esenti da pignoramento, poiché destinate a finalità protette.

È anche importante considerare le specificità dei conti correnti intestati a enti religiosi o associazioni non profit. Le somme detenute su questi conti, se destinate a scopi specifici e protetti dalla legge, possono essere esenti da pignoramento.

Infine, va considerato il caso in cui il conto corrente sia in rosso o vuoto al momento del pignoramento. In queste circostanze, il pignoramento non può essere eseguito immediatamente, ma rimane in attesa di futuri accrediti. Questo significa che, anche se il conto è vuoto al momento del pignoramento, qualsiasi somma successivamente accreditata potrebbe essere bloccata e utilizzata per soddisfare il credito.

In conclusione, mentre il pignoramento del conto corrente è uno strumento legale efficace per i creditori, esistono numerose tutele a favore dei debitori per garantire che essi mantengano un accesso ai fondi necessari per il proprio sostentamento e per finalità protette. La complessità delle norme in materia richiede spesso l’assistenza di un avvocato specializzato, che può aiutare il debitore a navigare attraverso le procedure legali e a proteggere i propri diritti nel modo più efficace possibile.

Ma andiamo nei dettagli con domande e risposte.

Cos’è il Pignoramento del Conto Corrente?

Il pignoramento del conto corrente è una misura legale che consente ai creditori di recuperare le somme dovute direttamente dai conti bancari del debitore. Questa procedura è generalmente attuata quando un debitore non riesce a far fronte ai propri obblighi finanziari, e il creditore ha ottenuto un titolo esecutivo, come una sentenza del tribunale o un decreto ingiuntivo. In seguito alla notifica del pignoramento alla banca, quest’ultima è tenuta a bloccare le somme presenti sul conto fino a coprire l’importo del debito.

Esistono Situazioni in Cui il Conto Corrente Non Può Essere Pignorato?

Il pignoramento del conto corrente è una misura giuridica volta a recuperare somme dovute da un debitore inadempiente. Tuttavia, esistono circostanze specifiche in cui il conto corrente non può essere pignorato, o in cui il pignoramento è soggetto a limitazioni stringenti. Queste eccezioni sono previste dalla legge per proteggere il debitore e garantirgli un accesso minimo alle risorse necessarie per il sostentamento quotidiano.

Una delle principali situazioni in cui il conto corrente non può essere completamente pignorato riguarda le somme necessarie a garantire il “minimo vitale” del debitore. Secondo la legge italiana, se il conto corrente è alimentato da stipendi o pensioni, una parte di queste somme deve rimanere disponibile al debitore. Questa protezione è calcolata in base all’assegno sociale, che nel 2024 è di circa 503 euro. La normativa prevede che una somma pari al triplo dell’assegno sociale, quindi circa 1.509 euro, non possa essere pignorata. Ciò garantisce che il debitore mantenga l’accesso a un importo minimo per le spese essenziali.

Oltre al minimo vitale, ci sono altre tipologie di somme che la legge considera impignorabili. Per esempio, le indennità di accompagnamento, destinate a persone con disabilità gravi, sono esentate dal pignoramento. Allo stesso modo, i sussidi e le somme destinate al mantenimento dei figli, soprattutto se minorenni o non autosufficienti, non possono essere aggrediti dai creditori. Queste disposizioni sono pensate per tutelare le persone vulnerabili e garantire che i fondi destinati a bisogni essenziali non vengano sottratti.

Nel caso dei conti correnti cointestati, la legge prevede che solo la quota parte del debitore possa essere pignorata. In pratica, se un conto è cointestato tra due persone e ha un saldo di 20.000 euro, si presume che ciascuno dei titolari abbia diritto alla metà delle somme, quindi il creditore potrà pignorare solo 10.000 euro. Questa presunzione può essere superata se si dimostra che le somme depositate appartengono esclusivamente a uno dei cointestatari non debitore, proteggendo così i fondi di quest’ultimo.

Un altro caso significativo riguarda i conti correnti che sono in rosso o vuoti al momento del pignoramento. Se il saldo del conto corrente è negativo, il pignoramento non può essere eseguito immediatamente. Tuttavia, l’ordine di pignoramento rimane in sospeso e si attiva non appena il conto viene rimpinguato. In altre parole, i creditori non possono pignorare fondi inesistenti, ma possono bloccare futuri accrediti fino a coprire l’importo del debito.

Esistono anche situazioni in cui le somme su un conto corrente sono vincolate per scopi specifici, come il pagamento di un mutuo o di una polizza assicurativa. In tali casi, la legge può prevedere l’esenzione dal pignoramento di queste somme, poiché sono destinate a finalità particolari e protette.

Infine, il Codice della Crisi d’Impresa e dell’Insolvenza offre strumenti di protezione per i debitori sovraindebitati, come il Piano del Consumatore o l’Accordo di Composizione della Crisi. Questi strumenti possono sospendere temporaneamente le azioni esecutive, inclusi i pignoramenti del conto corrente, permettendo al debitore di ristrutturare il proprio debito in modo più sostenibile.

Riassunto per punti:

  1. Minimo vitale impignorabile: Se il conto corrente è alimentato da stipendi o pensioni, una somma pari al triplo dell’assegno sociale (circa 1.509 euro nel 2024) non può essere pignorata.
  2. Somme impignorabili: Indennità di accompagnamento, sussidi per il sostentamento e somme destinate al mantenimento dei figli sono esenti dal pignoramento.
  3. Conti correnti cointestati: Solo la quota parte del debitore può essere pignorata, presupponendo una divisione equa delle somme, salvo prova contraria.
  4. Conti in rosso o vuoti: Il pignoramento non può essere eseguito su conti in rosso o vuoti, ma rimane in sospeso per eventuali futuri accrediti.
  5. Fondi vincolati: Le somme vincolate per scopi specifici, come mutui o polizze assicurative, possono essere esenti dal pignoramento.
  6. Protezione attraverso il Codice della Crisi d’Impresa e dell’Insolvenza: Strumenti come il Piano del Consumatore possono sospendere temporaneamente le azioni esecutive, offrendo al debitore la possibilità di ristrutturare i debiti.

Queste protezioni legali sono fondamentali per garantire che i debitori possano mantenere l’accesso alle risorse necessarie per la loro sopravvivenza e per le necessità essenziali, nonostante le difficoltà economiche.

Quali Sono le Somme Impignorabili?

Le somme impignorabili rappresentano una protezione legale che garantisce al debitore di mantenere accesso a risorse essenziali, anche in caso di pignoramento. Queste somme sono stabilite dalla legge per garantire che i creditori non possano privare il debitore di mezzi necessari per il suo sostentamento e per altri scopi vitali.

Uno degli aspetti fondamentali della normativa italiana riguarda la protezione del cosiddetto “minimo vitale”. Il minimo vitale è calcolato sulla base dell’assegno sociale, un’indennità che nel 2024 è fissata a circa 503 euro al mese. La legge stabilisce che una somma pari al triplo dell’assegno sociale non possa essere pignorata. Questo significa che, se il conto corrente è alimentato da stipendi o pensioni, una somma di circa 1.509 euro deve rimanere impignorabile, garantendo così al debitore il minimo necessario per coprire le spese essenziali.

Oltre al minimo vitale, la normativa prevede che alcune tipologie di reddito siano completamente impignorabili. Tra queste, le indennità di accompagnamento, destinate alle persone con disabilità gravi, sono protette dal pignoramento. Queste somme, essendo finalizzate a garantire l’assistenza necessaria alle persone con disabilità, non possono essere sottratte ai beneficiari, indipendentemente dalle somme dovute ai creditori.

Analogamente, i sussidi destinati al sostentamento del debitore e della sua famiglia sono impignorabili. Questo include, ad esempio, gli assegni familiari e altri contributi pubblici destinati a garantire il benessere dei membri della famiglia. Le somme destinate al mantenimento dei figli, soprattutto se minorenni o non autosufficienti, non possono essere oggetto di pignoramento. La legge riconosce l’importanza di queste somme per garantire il benessere e l’educazione dei minori, proteggendole quindi dall’azione dei creditori.

Un altro aspetto importante riguarda la protezione dei conti correnti cointestati. Se il conto è cointestato, la legge presume che le somme presenti siano divise equamente tra i cointestatari, a meno che non venga dimostrato diversamente. Pertanto, solo la quota parte del saldo del conto corrente che appartiene al debitore può essere pignorata. Questa protezione assicura che i fondi appartenenti a un cointestatario non debitore rimangano al sicuro da eventuali azioni esecutive.

Inoltre, le somme che sono vincolate per scopi specifici possono essere protette dal pignoramento. Ad esempio, se un conto corrente contiene somme destinate al pagamento di un mutuo o di una polizza assicurativa, queste potrebbero essere esentate dal pignoramento, in quanto destinate a scopi particolari e protette dalla legge.

Infine, è importante sottolineare che il Codice della Crisi d’Impresa e dell’Insolvenza (D.Lgs. n. 14/2019) offre ulteriori strumenti di protezione per i debitori sovraindebitati. Attraverso procedure come il Piano del Consumatore o l’Accordo di Composizione della Crisi, i debitori possono ottenere la sospensione temporanea delle azioni esecutive, incluso il pignoramento del conto corrente, offrendo loro la possibilità di ristrutturare i propri debiti in modo sostenibile.

Riassunto per punti:

  1. Minimo vitale impignorabile: Una somma pari al triplo dell’assegno sociale, circa 1.509 euro nel 2024, non può essere pignorata.
  2. Indennità di accompagnamento: Completamente impignorabili per proteggere le persone con disabilità gravi.
  3. Sussidi per il sostentamento: Assegni familiari e contributi pubblici destinati al sostentamento familiare sono impignorabili.
  4. Mantenimento dei figli: Le somme destinate al mantenimento dei figli, specialmente se minorenni o non autosufficienti, non possono essere pignorate.
  5. Conti correnti cointestati: Solo la quota parte del debitore è pignorabile, proteggendo i fondi appartenenti ai cointestatari non debitori.
  6. Fondi vincolati: Le somme vincolate per scopi specifici, come mutui o polizze assicurative, possono essere esentate dal pignoramento.
  7. Protezione del Codice della Crisi d’Impresa e dell’Insolvenza: Offre ulteriori strumenti per sospendere le azioni esecutive e ristrutturare i debiti.

Queste norme e protezioni garantiscono che, nonostante le difficoltà economiche, il debitore mantenga accesso a risorse essenziali, salvaguardando la sua dignità e quella della sua famiglia.

Cosa Dice il Codice della Crisi d’Impresa e dell’Insolvenza (D.Lgs. n. 14/2019) Riguardo Il Pignoramento Del Conto Corrente?

Il Codice della Crisi d’Impresa e dell’Insolvenza (D.Lgs. n. 14/2019) rappresenta una delle riforme più significative del diritto fallimentare e delle procedure concorsuali in Italia, con l’obiettivo di gestire le situazioni di crisi economica sia per le imprese che per le persone fisiche sovraindebitate. Questo codice introduce una serie di strumenti legali volti a prevenire la crisi e a gestirla in modo più efficace e sostenibile, offrendo, tra le altre cose, protezioni e soluzioni specifiche anche in caso di pignoramento del conto corrente.

Per quanto riguarda il pignoramento del conto corrente, il Codice della Crisi d’Impresa e dell’Insolvenza prevede diverse procedure che possono influire su tale misura esecutiva, garantendo una protezione per il debitore sovraindebitato. Uno degli strumenti principali è il Piano del Consumatore. Questa procedura è destinata ai consumatori, cioè alle persone fisiche che non agiscono nell’ambito di un’attività imprenditoriale o professionale. Il Piano del Consumatore consente al debitore di proporre un piano di rientro del debito basato sulle proprie capacità economiche reali. Una volta approvato dal giudice, il piano sospende le azioni esecutive, incluso il pignoramento del conto corrente, permettendo al debitore di mantenere accesso ai fondi necessari per il sostentamento.

Un altro strumento previsto dal Codice è l’Accordo di Composizione della Crisi, che può essere utilizzato sia dai consumatori che dai piccoli imprenditori. Questo accordo, una volta negoziato con i creditori e approvato dal giudice, può includere la ristrutturazione dei debiti e la sospensione delle azioni esecutive, incluso il pignoramento del conto corrente. Anche in questo caso, l’obiettivo è proteggere il debitore sovraindebitato, permettendogli di rientrare dai debiti senza essere privato dei mezzi necessari per la propria sopravvivenza.

In situazioni estreme, dove il debitore non dispone di beni o redditi sufficienti per far fronte ai propri debiti, il Codice della Crisi prevede la possibilità di richiedere l’esdebitazione del debitore incapiente. Questa procedura consente di cancellare i debiti residui, liberando il debitore dall’obbligo di pagarli. Nel contesto del pignoramento del conto corrente, se il debitore ottiene l’esdebitazione, qualsiasi procedura esecutiva, incluso il pignoramento, viene interrotta, e le somme presenti sul conto corrente non possono più essere aggredite.

Il Codice della Crisi d’Impresa e dell’Insolvenza ha inoltre introdotto misure preventive, come l’obbligo di attivare procedure di allerta per le imprese in difficoltà, che possono aiutare a prevenire situazioni di crisi gravi prima che si arrivi al pignoramento dei beni, inclusi i conti correnti. Queste misure sono progettate per favorire la rilevazione precoce dei segnali di crisi e per incentivare soluzioni concordate tra debitori e creditori.

Il Codice, quindi, rappresenta uno strumento fondamentale non solo per la gestione delle crisi d’impresa, ma anche per la protezione dei debitori sovraindebitati, offrendo soluzioni che permettono di evitare o sospendere il pignoramento del conto corrente, proteggendo al contempo il minimo vitale necessario per il sostentamento del debitore e della sua famiglia.

Riassunto per punti:

  1. Piano del Consumatore: Sospende le azioni esecutive, incluso il pignoramento del conto corrente, una volta approvato dal giudice.
  2. Accordo di Composizione della Crisi: Ristruttura i debiti e può sospendere il pignoramento, proteggendo il debitore sovraindebitato.
  3. Esdebitazione del Debitore Incapiente: Consente la cancellazione dei debiti residui e blocca qualsiasi procedura di pignoramento.
  4. Misure preventive: Procedure di allerta che aiutano a prevenire la crisi prima che si arrivi al pignoramento del conto corrente.

Il Codice della Crisi d’Impresa e dell’Insolvenza offre quindi una serie di strumenti utili per gestire le crisi finanziarie in modo da proteggere il debitore, anche rispetto al rischio di pignoramento del conto corrente.

Il Conto Corrente Utilizzato per l’Accredito dello Stipendio o della Pensione Può Essere Pignorato?

Il conto corrente utilizzato per l’accredito dello stipendio o della pensione può essere pignorato, ma la legge italiana impone specifiche limitazioni per proteggere il debitore e garantire che rimanga comunque accesso a una parte delle risorse economiche necessarie per il sostentamento.

Quando un conto corrente è utilizzato per l’accredito dello stipendio o della pensione, le somme che vi vengono depositate sono soggette a particolari tutele. Il legislatore ha stabilito che, in caso di pignoramento, deve essere lasciata al debitore una somma minima impignorabile, che serve a garantire il cosiddetto “minimo vitale”. Questo importo, calcolato in base all’assegno sociale, nel 2024 è fissato a circa 503 euro mensili. La legge prevede che una somma pari al triplo dell’assegno sociale, cioè circa 1.509 euro, rimanga impignorabile. Questo significa che se il saldo del conto corrente, alimentato da stipendi o pensioni, è inferiore a questa cifra, esso non può essere oggetto di pignoramento.

Oltre alla protezione del minimo vitale, esistono ulteriori limitazioni specifiche per il pignoramento delle somme derivanti da redditi da lavoro o pensioni. La legge stabilisce che, oltre alla soglia minima impignorabile, le somme eccedenti possano essere pignorate solo nella misura di un quinto (20%) del loro valore. Pertanto, se sul conto corrente vengono accreditati stipendi o pensioni, solo un quinto di queste somme può essere pignorato, una volta che sia stata garantita la protezione del minimo vitale.

Per fare un esempio concreto, se su un conto corrente viene accreditato uno stipendio mensile di 2.000 euro, e il saldo del conto, al netto del minimo vitale, è di 2.500 euro, solo 400 euro (cioè un quinto di 2.000 euro) saranno pignorabili. I restanti 1.509 euro (il minimo vitale) e 1.100 euro (saldo rimanente oltre il minimo vitale) rimarranno a disposizione del debitore.

Queste regole si applicano anche ai conti correnti utilizzati per l’accredito delle pensioni, con la differenza che, in questo caso, vi sono ulteriori protezioni. Per esempio, se una pensione è inferiore a un certo importo, non è pignorabile per intero, ma solo in parte, e sempre garantendo che il pensionato mantenga il minimo vitale. Inoltre, per le pensioni accreditate sul conto corrente, la protezione del minimo vitale si applica per l’intera somma ricevuta, e il pignoramento può agire solo sulle somme che eccedono questa protezione.

In pratica, la legge italiana cerca di bilanciare le esigenze dei creditori con la necessità di proteggere i debitori più vulnerabili, assicurando che essi mantengano comunque un accesso ai fondi necessari per vivere dignitosamente.

Riassunto per punti:

  1. Minimo vitale impignorabile: Circa 1.509 euro (triplo dell’assegno sociale nel 2024) non possono essere pignorati dal conto corrente alimentato da stipendi o pensioni.
  2. Pignoramento limitato a un quinto: Solo un quinto delle somme eccedenti il minimo vitale può essere pignorato.
  3. Protezione specifica per le pensioni: Oltre al minimo vitale, esistono ulteriori protezioni per le pensioni, che possono limitare ulteriormente la pignorabilità.
  4. Applicazione per i conti con accrediti regolari: Le protezioni si applicano a tutti i conti correnti utilizzati per l’accredito di stipendi o pensioni, garantendo che le somme necessarie al sostentamento non vengano aggredite.

Queste protezioni legali sono essenziali per garantire che, anche in presenza di debiti, il debitore possa continuare a vivere dignitosamente e non venga privato dei mezzi di sussistenza.

Come Funziona il Pignoramento su Conti Correnti Cointestati?

Il pignoramento su conti correnti cointestati è una procedura delicata e complessa, regolata da specifiche norme legali che mirano a bilanciare i diritti del creditore con quelli dei cointestatari del conto, di cui uno potrebbe non essere responsabile del debito. Quando un creditore ottiene un titolo esecutivo contro un debitore e richiede il pignoramento del conto corrente, le regole applicabili cambiano se il conto è cointestato con una o più persone.

Innanzitutto, è importante comprendere che la legge presume che le somme presenti su un conto corrente cointestato siano di proprietà comune tra i cointestatari, divise in parti uguali, salvo prova contraria. Questo significa che, in linea generale, si assume che ciascun cointestatario abbia diritto a una quota del saldo del conto corrente. Ad esempio, se un conto è cointestato tra due persone e ha un saldo di 20.000 euro, la presunzione è che ciascuno dei cointestatari possieda 10.000 euro.

Quando un creditore procede al pignoramento di un conto corrente cointestato, può pignorare solo la quota parte che si presume appartenere al debitore. Nel caso di un conto con due cointestatari, questo significherebbe la possibilità di pignorare solo il 50% del saldo totale. Se, tuttavia, il conto corrente fosse cointestato tra tre persone, il creditore potrebbe pignorare solo un terzo del saldo.

Esiste la possibilità per il cointestatario non debitore di dimostrare che le somme presenti sul conto sono di sua esclusiva proprietà. In questo caso, il cointestatario può presentare opposizione al pignoramento, cercando di dimostrare al giudice che l’intero saldo, o una parte maggiore di quanto presunto, appartiene a lui e non al debitore. Se il cointestatario riesce a dimostrare ciò, il giudice potrebbe decidere di liberare queste somme dal pignoramento, proteggendo i diritti del cointestatario non debitore.

Un’altra considerazione riguarda i conti cointestati tra coniugi o partner, dove le dinamiche possono essere ancora più complesse. In alcuni casi, soprattutto se esiste una comunione dei beni, il creditore potrebbe avere il diritto di pignorare una quota maggiore del saldo del conto, ma tutto dipende dalla situazione specifica e dalla tipologia di regime patrimoniale in essere.

Infine, è rilevante notare che il pignoramento di un conto corrente cointestato può causare disagio ai cointestatari non debitori, che potrebbero vedere temporaneamente bloccate somme di denaro di cui hanno bisogno per le loro spese quotidiane. Questo rende essenziale per i cointestatari essere tempestivi nell’opposizione e nella difesa dei propri diritti, spesso avvalendosi della consulenza di un avvocato esperto in diritto civile.

Riassunto per punti:

  1. Quota presunta pignorabile: La legge presume che il saldo del conto corrente cointestato sia diviso equamente tra i cointestatari, e solo la quota parte del debitore può essere pignorata.
  2. Prova contraria: Il cointestatario non debitore può presentare opposizione e dimostrare che le somme sul conto sono di sua esclusiva proprietà, cercando di liberare tali somme dal pignoramento.
  3. Conti tra coniugi o partner: La situazione può essere più complessa se i cointestatari sono coniugi con regime di comunione dei beni, potendo influenzare la quota pignorabile.
  4. Impatto su cointestatari non debitori: Il pignoramento può causare disagi ai cointestatari non debitori, che potrebbero vedere le loro somme bloccate, rendendo essenziale una difesa legale tempestiva e adeguata.

In conclusione, il pignoramento di un conto corrente cointestato è regolato da presunzioni legali che tutelano i diritti di tutti i cointestatari, ma è fondamentale che coloro che non sono debitori attivi si adoperino rapidamente per proteggere le loro finanze.

Cosa Succede se il Conto Corrente è in Rosso o Vuoto?

Se un conto corrente è in rosso o vuoto, la situazione relativa al pignoramento si complica notevolmente, poiché la legge italiana disciplina in modo specifico la procedura in tali circostanze.

Quando un conto corrente è in rosso, significa che il saldo del conto è negativo, il che implica che il titolare del conto ha un debito nei confronti della banca. In questa situazione, il pignoramento non può essere eseguito immediatamente perché non ci sono fondi disponibili da bloccare o prelevare. Tuttavia, ciò non significa che il pignoramento diventi inefficace. Al contrario, il pignoramento rimane “pendente” o “in attesa”. Questo significa che l’ordine di pignoramento emesso dal giudice continuerà a esistere e verrà attivato automaticamente non appena sul conto corrente verranno depositate nuove somme di denaro. In pratica, se il titolare del conto riceve successivamente un accredito, queste somme potranno essere immediatamente bloccate dalla banca e destinate al creditore.

La stessa dinamica si applica ai conti correnti che sono vuoti. Un conto vuoto non contiene alcuna somma disponibile per essere pignorata. Tuttavia, come nel caso di un conto in rosso, l’ordine di pignoramento rimane in attesa, pronto a essere eseguito non appena sul conto verranno accreditate nuove somme. Questo può accadere con qualsiasi forma di accredito, come uno stipendio, una pensione, o un rimborso fiscale. Non appena il conto torna in positivo, la banca è obbligata a trattenere le somme necessarie per soddisfare l’ordine di pignoramento, fino a concorrenza dell’importo dovuto.

Va notato che, anche in presenza di un saldo negativo o nullo, il pignoramento può avere effetti futuri significativi sul titolare del conto. Il creditore, infatti, potrebbe monitorare il conto per un periodo prolungato in attesa di eventuali nuovi accrediti. Questo può comportare per il debitore una continua incertezza e la necessità di affrontare situazioni in cui fondi futuri potrebbero essere immediatamente aggrediti, limitando la capacità del debitore di gestire le proprie finanze.

Un altro aspetto importante riguarda i conti correnti fidi, ovvero quei conti che permettono di andare “in rosso” fino a un certo limite, grazie a un accordo con la banca. Anche in questo caso, sebbene il saldo sia negativo, l’eventuale concessione di nuovi fondi da parte della banca, sotto forma di prestito o fido, potrebbe essere soggetta a pignoramento.

Per i debitori che si trovano in questa situazione, una delle soluzioni potrebbe essere quella di aprire un nuovo conto corrente presso un’altra banca, utilizzando l’eventuale nuovo conto per ricevere i futuri accrediti. Tuttavia, questa pratica può avere limitazioni e rischi, soprattutto se il creditore viene a conoscenza del nuovo conto, potendo procedere con un ulteriore pignoramento.

Riassunto per punti:

  1. Conto corrente in rosso: Il pignoramento non può essere eseguito immediatamente su un conto con saldo negativo, ma l’ordine di pignoramento rimane in attesa e si attiva quando il conto riceve nuovi accrediti.
  2. Conto corrente vuoto: Come per il conto in rosso, il pignoramento si attiva non appena sul conto vengono accreditate nuove somme di denaro.
  3. Efficacia futura del pignoramento: Il pignoramento rimane “pendente” e può colpire qualsiasi nuovo accredito, creando incertezza finanziaria per il debitore.
  4. Conti correnti con fido: Anche in presenza di un fido bancario, nuovi fondi concessi dalla banca possono essere soggetti a pignoramento.
  5. Strategie del debitore: L’apertura di un nuovo conto presso un’altra banca può essere una soluzione temporanea, ma comporta dei rischi.

In conclusione, se il conto corrente è in rosso o vuoto, il pignoramento non diventa inefficace ma piuttosto si “sospende” fino a quando il conto non riceve nuovi fondi, momento in cui l’ordine di pignoramento verrà eseguito.

Esistono Altre Situazioni in Cui il Conto Non Può Essere Pignorato?

Oltre alle situazioni comunemente note in cui un conto corrente non può essere pignorato, come il caso delle somme destinate a garantire il “minimo vitale” o dei fondi provenienti da indennità particolari, esistono altre circostanze specifiche in cui un conto corrente gode di protezioni speciali dalla legge italiana. Queste protezioni si applicano in una varietà di scenari, volti a tutelare il debitore in determinate condizioni.

Una delle situazioni particolari riguarda i conti correnti intestati a soggetti giuridici particolari, come enti religiosi o organizzazioni non profit. Se i fondi presenti su tali conti sono destinati a scopi specifici, come opere di beneficenza, attività religiose o progetti umanitari, possono essere esenti da pignoramento. La legge riconosce la necessità di proteggere queste somme per garantire che possano continuare a essere utilizzate per le finalità originarie, senza essere sottratte a causa di debiti personali del titolare o dei rappresentanti dell’ente.

Un’altra situazione in cui il pignoramento può essere limitato riguarda i conti correnti su cui sono depositate somme vincolate per uno scopo specifico, come il pagamento di un mutuo, di una polizza assicurativa, o di altre obbligazioni contrattuali. In questi casi, le somme vincolate potrebbero essere considerate impignorabili, in quanto destinate esclusivamente a soddisfare un determinato obbligo legale o contrattuale, e non possono essere distratte per il pagamento di altri debiti.

Inoltre, esistono protezioni per i conti correnti che ricevono accrediti derivanti da risarcimenti per danni morali o fisici. In tali casi, le somme depositate sono destinate a compensare il debitore per una perdita o un danno subito, e la legge prevede che queste somme non possano essere pignorate, poiché sono considerate necessarie per il ristoro del debitore.

Un ulteriore scenario in cui il conto corrente può godere di protezioni speciali è quello dei conti intestati a minori o persone soggette a tutela o amministrazione di sostegno. In questi casi, le somme presenti sui conti possono essere protette da pignoramento, in quanto destinate esclusivamente al mantenimento e alle necessità del minore o della persona tutelata. Anche in questo caso, la legge interviene per garantire che tali somme siano utilizzate solo per le finalità previste, senza essere aggredite dai creditori.

Infine, un altro caso rilevante è quello in cui il pignoramento potrebbe ledere gravemente il diritto alla salute o alla dignità della persona, come riconosciuto dalla Corte Costituzionale italiana. In tali situazioni, il giudice può decidere di esentare dal pignoramento determinate somme, se ritiene che il loro blocco comprometterebbe seriamente la possibilità del debitore di accedere a cure mediche essenziali o di mantenere un livello di vita dignitoso.

Riassunto per punti:

  1. Conti intestati a enti religiosi o non profit: Fondi destinati a scopi specifici, come beneficenza o attività religiose, possono essere esenti da pignoramento.
  2. Somme vincolate: Fondi destinati al pagamento di mutui, polizze assicurative, o altre obbligazioni specifiche possono essere impignorabili.
  3. Risarcimenti per danni morali o fisici: Somme destinate a risarcire danni non possono essere pignorate, essendo necessarie per il ristoro del debitore.
  4. Conti intestati a minori o persone soggette a tutela: Somme destinate al mantenimento di minori o persone tutelate possono essere protette dal pignoramento.
  5. Protezione della salute e dignità: In casi estremi, un giudice può esentare dal pignoramento somme necessarie per garantire il diritto alla salute o alla dignità del debitore.

Queste tutele, integrate nel complesso quadro normativo italiano, mirano a bilanciare l’esigenza di recupero dei crediti con la protezione di situazioni particolarmente delicate, garantendo al debitore e alle categorie vulnerabili l’accesso a risorse necessarie per la loro sussistenza e dignità.

Come Si Può Opporsi a un Pignoramento del Conto Corrente?

Opporsi a un pignoramento del conto corrente è possibile, ma richiede un’azione tempestiva e una solida comprensione delle basi legali per contestare la procedura. Il pignoramento è un’azione legale che consente ai creditori di prelevare somme dovute direttamente dal conto corrente del debitore. Tuttavia, esistono diversi modi per opporsi a un pignoramento, a seconda delle circostanze e dei motivi di contestazione.

Uno dei principali strumenti per opporsi al pignoramento del conto corrente è la presentazione di un’istanza di opposizione all’esecuzione. Questa istanza può essere presentata presso il tribunale competente entro 20 giorni dalla notifica dell’atto di pignoramento. L’opposizione può essere basata su vari motivi, tra cui errori procedurali, prescrizione del credito, o l’illegittimità dell’azione esecutiva. Ad esempio, se il pignoramento è stato effettuato su somme non pignorabili (come il minimo vitale o indennità impignorabili), il debitore ha il diritto di contestare l’esecuzione.

È anche possibile opporsi al pignoramento tramite una contestazione del credito. In questo caso, il debitore deve dimostrare che il debito contestato non è dovuto, è stato già pagato, o è stato calcolato in modo errato. Questo tipo di opposizione richiede prove documentali che supportino la posizione del debitore, e spesso è utile avere l’assistenza di un avvocato esperto in diritto esecutivo per raccogliere e presentare tali prove in modo efficace.

Un altro modo per opporsi al pignoramento è dimostrare che le somme presenti sul conto corrente non appartengono al debitore. Questo può accadere nei casi di conti correnti cointestati, dove il debitore può dimostrare che le somme sul conto sono di esclusiva proprietà del cointestatario non debitore. In tali situazioni, l’opposizione deve essere presentata dal cointestatario non debitore, che dovrà dimostrare al giudice la titolarità esclusiva delle somme.

In alcune situazioni, il pignoramento può essere sospeso se si riesce a dimostrare che il debitore si trova in una condizione di particolare difficoltà economica che renderebbe il pignoramento un’azione sproporzionata. Questo può avvenire, ad esempio, se il pignoramento compromette gravemente la possibilità del debitore di mantenere un livello di vita dignitoso o di soddisfare bisogni essenziali, come la salute o il sostentamento dei figli.

Un ulteriore strumento per opporsi al pignoramento è l’esdebitazione prevista dal Codice della Crisi d’Impresa e dell’Insolvenza (D.Lgs. n. 14/2019). Questa procedura consente al debitore di ottenere la cancellazione totale dei debiti residui in situazioni di grave sovraindebitamento, bloccando qualsiasi azione esecutiva, incluso il pignoramento del conto corrente. Per accedere a questa procedura, il debitore deve dimostrare di non avere risorse sufficienti per soddisfare i debiti e di trovarsi in una situazione di impossibilità oggettiva di far fronte alle obbligazioni.

In tutte queste situazioni, è fondamentale agire rapidamente e, se necessario, avvalersi della consulenza di un avvocato specializzato in diritto esecutivo o in crisi d’impresa. L’opposizione a un pignoramento richiede una conoscenza approfondita delle normative e delle procedure legali, e un avvocato esperto può aiutare a costruire una strategia difensiva efficace, aumentando le possibilità di successo nel contestare l’azione esecutiva.

Riassunto per punti:

  1. Opposizione all’esecuzione: Presentare un’istanza di opposizione al tribunale entro 20 giorni dalla notifica dell’atto di pignoramento, basata su errori procedurali, prescrizione del credito, o illegittimità dell’esecuzione.
  2. Contestazione del credito: Dimostrare che il debito non è dovuto, è stato già pagato, o è stato calcolato erroneamente, richiedendo prove documentali.
  3. Dimostrazione di titolarità esclusiva delle somme: Nei conti cointestati, il cointestatario non debitore può dimostrare che le somme sul conto non appartengono al debitore.
  4. Condizione di difficoltà economica: Dimostrare che il pignoramento comprometterebbe gravemente il livello di vita del debitore, per sospendere l’esecuzione.
  5. Esdebitazione: Procedura di cancellazione totale dei debiti in casi di grave sovraindebitamento, bloccando qualsiasi azione esecutiva, incluso il pignoramento.

Queste strategie possono offrire vie d’uscita al debitore, proteggendo i suoi diritti e cercando di evitare le conseguenze più gravi del pignoramento.

Cosa Deve Fare un Debitore Se Ritiene che il Conto Corrente Sia Impignorabile?

Se un debitore ritiene che il proprio conto corrente sia impignorabile, è fondamentale che agisca prontamente per tutelare i suoi diritti. L’impignorabilità di un conto corrente può derivare da varie circostanze previste dalla legge, e il debitore deve essere in grado di dimostrare tali circostanze per evitare che i fondi vengano indebitamente prelevati.

Il primo passo che il debitore deve compiere è verificare attentamente la natura delle somme depositate sul conto corrente. Come stabilito dalla legge, alcune somme sono impignorabili, come quelle destinate a garantire il minimo vitale, indennità di accompagnamento, sussidi familiari o altre somme protette. Se il conto corrente è utilizzato per l’accredito dello stipendio o della pensione, il debitore deve verificare se la somma disponibile supera il triplo dell’assegno sociale, che nel 2024 è circa 1.509 euro. Se la somma disponibile è inferiore a questo importo, essa non può essere pignorata.

Successivamente, il debitore dovrebbe informare immediatamente la banca circa l’impignorabilità delle somme depositate. Questo può essere fatto tramite una comunicazione scritta, in cui il debitore dettaglia le ragioni per cui ritiene che il conto corrente non debba essere pignorato, facendo riferimento alle normative rilevanti. Anche se la banca è obbligata a eseguire l’ordine di pignoramento ricevuto, è comunque utile che sia a conoscenza della contestazione per evitare ulteriori azioni nei confronti del debitore.

Parallelamente, il debitore deve presentare un’istanza di opposizione all’esecuzione presso il tribunale competente. Questa opposizione deve essere depositata entro 20 giorni dalla notifica dell’atto di pignoramento. Nell’istanza, il debitore deve spiegare dettagliatamente i motivi per cui ritiene che il conto corrente sia impignorabile, allegando tutta la documentazione necessaria a dimostrare che le somme presenti rientrano nelle categorie protette dalla legge. Tra i documenti che potrebbero essere necessari ci sono le buste paga, i certificati di accredito della pensione, o qualsiasi altro documento che provi la natura delle somme depositate.

Nel caso in cui il pignoramento riguardi somme di terzi, come nel caso dei conti cointestati, il cointestatario non debitore può intervenire nel procedimento per dimostrare che le somme pignorate sono di sua esclusiva proprietà. Questo intervento può comportare la presentazione di una domanda al giudice, che deciderà sulla base delle prove presentate.

Se il giudice accoglie l’opposizione, il pignoramento viene dichiarato nullo e le somme restituite al debitore. In caso contrario, il debitore potrebbe dover affrontare un ulteriore procedimento legale, ma avrà almeno stabilito una base legale per continuare a contestare l’esecuzione.

Infine, in situazioni di sovraindebitamento, il debitore può considerare la possibilità di ricorrere alle procedure previste dal Codice della Crisi d’Impresa e dell’Insolvenza, come il Piano del Consumatore o l’Esdebitazione. Queste procedure possono sospendere le azioni esecutive, incluso il pignoramento, e offrire una via d’uscita sostenibile dalla crisi finanziaria.

Riassunto per punti:

  1. Verifica della natura delle somme: Determinare se le somme sul conto corrente rientrano tra quelle impignorabili, come il minimo vitale o altri fondi protetti.
  2. Comunicazione alla banca: Informare la banca dell’impignorabilità delle somme attraverso una comunicazione scritta.
  3. Opposizione all’esecuzione: Presentare un’istanza di opposizione al pignoramento presso il tribunale entro 20 giorni dalla notifica, allegando la documentazione necessaria.
  4. Intervento del cointestatario: Se il conto è cointestato, il cointestatario non debitore può intervenire per dimostrare la titolarità esclusiva delle somme.
  5. Ricorso a procedure di sovraindebitamento: Valutare l’uso del Piano del Consumatore o dell’Esdebitazione per sospendere l’azione esecutiva e gestire la crisi finanziaria.

Questi passaggi possono aiutare il debitore a proteggere le somme depositate sul conto corrente, garantendo che vengano rispettati i suoi diritti legali.

Conclusioni e Come Possiamo Aiutarti In Studio Monardo, Gli Avvocati Specializzati In Opposizione a Pignoramenti Del Conto Corrente

Affrontare un pignoramento del conto corrente è una delle esperienze più stressanti e delicate che un debitore possa affrontare. In queste situazioni, la rapidità di intervento e la competenza legale sono essenziali per garantire che i propri diritti siano rispettati e che si possa preservare l’accesso alle risorse necessarie per il sostentamento quotidiano. In tale contesto, avere al proprio fianco un avvocato esperto in cancellazione dei debiti e in opposizione ai pignoramenti del conto corrente non è solo consigliabile, ma diventa una necessità imprescindibile.

Un avvocato specializzato in questo settore del diritto ha una profonda conoscenza delle leggi e delle normative che regolano i pignoramenti, comprese le disposizioni più recenti introdotte dal Codice della Crisi d’Impresa e dell’Insolvenza (D.Lgs. n. 14/2019). Questo codice ha riformato profondamente il sistema legale italiano per la gestione delle crisi finanziarie, introducendo strumenti e procedure che possono rivelarsi determinanti per la protezione del debitore. Senza una guida legale esperta, un debitore può facilmente trovarsi sopraffatto dalla complessità delle normative e dalle procedure burocratiche che regolano i pignoramenti.

Un avvocato esperto è in grado di valutare rapidamente la situazione finanziaria del debitore, identificando immediatamente le possibili strategie di difesa. Per esempio, se un debitore ritiene che il proprio conto corrente contenga somme impignorabili, come quelle destinate a garantire il minimo vitale o somme derivanti da indennità specifiche, l’avvocato può preparare e presentare un’istanza di opposizione all’esecuzione, assicurandosi che questa venga correttamente depositata entro i termini previsti dalla legge. La tempestività in queste circostanze è cruciale, poiché una risposta tardiva può compromettere gravemente la possibilità di ottenere una sospensione o un annullamento del pignoramento.

Un altro aspetto fondamentale che rende indispensabile l’assistenza legale è la capacità dell’avvocato di negoziare con i creditori. Spesso, un buon avvocato può raggiungere accordi che permettono al debitore di evitare il pignoramento, concordando piani di pagamento più flessibili o rateizzazioni che permettano di soddisfare il credito senza compromettere la stabilità finanziaria del debitore. Questo tipo di negoziazione richiede non solo una conoscenza approfondita della legge, ma anche competenze negoziali avanzate e un’esperienza consolidata nel trattare con banche e istituti di credito.

Inoltre, un avvocato specializzato può consigliare il debitore su altre vie legali disponibili, come il ricorso al Piano del Consumatore o all’Esdebitazione. Questi strumenti, previsti dal Codice della Crisi d’Impresa e dell’Insolvenza, possono fornire un’alternativa valida al pignoramento, permettendo al debitore di ristrutturare i propri debiti in maniera sostenibile e, in alcuni casi, di ottenere una cancellazione totale dei debiti residui. Tuttavia, l’accesso a queste procedure richiede una conoscenza approfondita delle norme e dei criteri di ammissibilità, nonché la capacità di presentare un caso convincente davanti al giudice.

Un altro punto cruciale è la protezione dei conti cointestati. Se un debitore condivide un conto con un’altra persona, le dinamiche legali diventano ancora più complesse. Un avvocato esperto può intervenire per proteggere i diritti del cointestatario non debitore, dimostrando che le somme presenti sul conto sono di sua esclusiva proprietà e non devono essere soggette a pignoramento. Senza un intervento legale adeguato, il cointestatario potrebbe trovarsi ingiustamente privato di somme di denaro di cui ha bisogno per le proprie spese quotidiane.

Inoltre, un avvocato può fornire assistenza fondamentale in caso di errori procedurali. Non è raro che nei processi di pignoramento si verifichino errori o irregolarità che possono compromettere la legittimità dell’azione esecutiva. Questi errori possono includere la notifica in ritardo degli atti, il calcolo errato delle somme pignorabili, o l’inclusione di somme impignorabili. Un avvocato esperto è in grado di identificare questi errori e utilizzarli come base per contestare il pignoramento, aumentando le possibilità di ottenere una risoluzione favorevole per il debitore.

Infine, è importante sottolineare che il supporto legale non si limita alla fase di opposizione al pignoramento. Un avvocato esperto può fornire un’assistenza continua, monitorando la situazione finanziaria del debitore e intervenendo tempestivamente in caso di ulteriori azioni esecutive o di cambiamenti nella situazione debitoria. Questa assistenza continuativa può fare la differenza tra una gestione efficace delle crisi finanziarie e un peggioramento della situazione economica del debitore.

In sintesi, affrontare un pignoramento del conto corrente senza un avvocato esperto al proprio fianco espone il debitore a rischi significativi e riduce drasticamente le possibilità di proteggere efficacemente le proprie finanze. Un avvocato specializzato in cancellazione debiti e opposizione ai pignoramenti del conto corrente offre non solo una difesa legale competente, ma anche la possibilità di esplorare alternative che potrebbero portare a una soluzione più favorevole e sostenibile. Nelle situazioni di crisi finanziaria, affidarsi a un professionista del diritto non è solo una scelta saggia, ma una necessità per garantire che i propri diritti siano tutelati e che si possa affrontare il futuro con maggiore serenità e sicurezza finanziaria.

In tal senso, l’avvocato Monardo, coordina avvocati e commercialisti esperti a livello nazionale nell’ambito del diritto bancario e tributario, è gestore della Crisi da Sovraindebitamento (L. 3/2012), è iscritto presso gli elenchi del Ministero della Giustizia e figura tra i professionisti fiduciari di un OCC (Organismo di Composizione della Crisi).

Ha conseguito poi l’abilitazione professionale di Esperto Negoziatore della Crisi di Impresa (D.L. 118/2021).

Perciò se hai bisogno di un avvocato esperto in opposizione a pignoramenti del conto corrente, qui di seguito trovi tutti i nostri contatti per un aiuto rapido e sicuro.

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Disclaimer: Le opinioni espresse in questo articolo riflettono il punto di vista personale degli Autori, maturato sulla base della loro esperienza professionale. Non devono essere considerate come consulenza tecnica o legale. Per chiarimenti specifici o ulteriori informazioni, si consiglia di contattare direttamente il nostro studio. Si invita a tenere presente che l’articolo fa riferimento al contesto normativo vigente alla data di redazione, poiché leggi e interpretazioni giuridiche possono cambiare nel tempo. Non ci assumiamo alcuna responsabilità per un utilizzo inappropriato delle informazioni contenute in queste pagine.
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Giuseppe Monardo

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