Cosa Succede Dopo Il Pignoramento Del Conto Corrente?

Il pignoramento del conto corrente è una delle misure esecutive più drastiche che un creditore può intraprendere per recuperare i crediti insoluti. La normativa italiana prevede diverse fasi e implicazioni che seguono l’atto di pignoramento, e il loro impatto sul debitore può essere significativo e di vasta portata. L’articolo 492 del Codice di Procedura Civile italiano disciplina il processo di pignoramento del conto corrente, che può essere avviato quando un creditore ottiene un titolo esecutivo, come una sentenza di condanna, un decreto ingiuntivo non opposto o un altro documento che certifichi il diritto al recupero del credito.

Una volta che il creditore ha ottenuto il titolo esecutivo, può richiedere l’intervento di un ufficiale giudiziario per notificare l’atto di pignoramento al debitore e alla banca presso cui è detenuto il conto corrente. L’atto di pignoramento comporta il blocco immediato dei fondi presenti sul conto fino a concorrenza dell’importo del debito, comprese le spese legali e gli interessi maturati. Secondo un rapporto del CRIF (Centrale Rischi Finanziari), nel 2022, i casi di pignoramento dei conti correnti sono aumentati del 15% rispetto all’anno precedente, riflettendo una crescente difficoltà dei debitori a far fronte alle proprie obbligazioni finanziarie.

La banca, una volta ricevuta la notifica dell’atto di pignoramento, è obbligata a bloccare i fondi presenti sul conto corrente del debitore. Questo blocco significa che il debitore non può accedere o disporre di tali fondi, che rimangono congelati fino alla decisione del tribunale sull’assegnazione delle somme. Questa situazione può avere un impatto devastante sulla capacità del debitore di gestire le spese quotidiane e di mantenere operativa l’attività, se si tratta di un imprenditore.

Il passo successivo nel processo di pignoramento è l’udienza di assegnazione, durante la quale il tribunale decide se e come i fondi bloccati devono essere trasferiti al creditore. Durante questa fase, il debitore ha la possibilità di presentare opposizioni. Le motivazioni per l’opposizione possono includere errori procedurali, contestazioni sull’importo del debito, o la dimostrazione che i fondi pignorati appartengono a terzi e non al debitore. Nel 2021, il Ministero della Giustizia ha riportato che circa il 20% delle opposizioni al pignoramento vengono accolte, evidenziando l’importanza di un’adeguata difesa legale.

Se il tribunale ritiene che le opposizioni del debitore non siano fondate, emette un ordine di assegnazione delle somme pignorate al creditore. In questo momento, la banca trasferisce i fondi bloccati al creditore, chiudendo così la procedura di pignoramento. È importante notare che se i fondi presenti sul conto corrente non sono sufficienti a coprire l’intero importo del debito, il creditore può intraprendere ulteriori azioni esecutive, come il pignoramento di altri beni mobili o immobili del debitore.

Le conseguenze del pignoramento del conto corrente per il debitore possono essere gravi. Oltre al blocco immediato dei fondi, il pignoramento viene segnalato al CRIF, la centrale rischi finanziari, influenzando negativamente il merito creditizio del debitore. Questo può rendere molto difficile ottenere nuovi finanziamenti o crediti in futuro. Un’indagine condotta da Banca d’Italia ha rilevato che i debitori con segnalazioni negative nel CRIF hanno una probabilità del 40% inferiore di ottenere un prestito rispetto a quelli senza segnalazioni.

La legge italiana prevede alcuni limiti al pignoramento per proteggere i diritti fondamentali del debitore. Ad esempio, nel caso di conti correnti cointestati, solo la quota del debitore può essere pignorata, salvo prova contraria sulla provenienza dei fondi. Inoltre, la legge stabilisce che solo una parte dello stipendio o della pensione accreditati sul conto corrente possono essere pignorati, garantendo così che il debitore disponga del minimo vitale necessario per il sostentamento. Secondo le normative vigenti, nel 2024 la parte impignorabile della pensione sarà pari a tre volte l’assegno sociale, cioè circa 1.377,60 euro.

Il debitore ha anche il diritto di richiedere la conversione del pignoramento. Questa procedura consente di sostituire i fondi pignorati con una somma di denaro che il debitore si impegna a versare al creditore. La conversione può essere una soluzione vantaggiosa, in quanto permette al debitore di liberare i fondi bloccati e di negoziare un piano di pagamento che tenga conto delle sue effettive capacità economiche.

Per affrontare efficacemente il pignoramento del conto corrente, il debitore può adottare diverse strategie. Una delle soluzioni più efficaci è negoziare un accordo con il creditore. Spesso, i creditori sono disposti a raggiungere un compromesso per evitare lunghe e costose procedure legali. Proporre un piano di rateizzazione del debito, ad esempio, può dimostrare la buona volontà del debitore e facilitare un accordo.

Un’altra opzione per il debitore è ricorrere alle procedure di sovraindebitamento previste dalla legge n. 3/2012. Queste procedure consentono ai debitori in grave difficoltà economica di ristrutturare i propri debiti attraverso un piano di rientro approvato dal tribunale. Le procedure di sovraindebitamento offrono una soluzione sostenibile e rispettosa delle esigenze del debitore, permettendo di evitare il pignoramento e di ripristinare gradualmente la situazione finanziaria.

Esempi pratici aiutano a comprendere meglio l’impatto del pignoramento del conto corrente e le possibili soluzioni. Marco, un lavoratore autonomo, si trova in difficoltà a causa di un debito di 15.000 euro con un fornitore. Il fornitore ottiene un titolo esecutivo e avvia il pignoramento del conto corrente di Marco. La banca blocca i fondi presenti nel conto, impedendo a Marco di effettuare i pagamenti necessari per la sua attività. Marco decide di negoziare con il creditore e propone un piano di rateizzazione. Il creditore accetta l’accordo e il pignoramento viene revocato, permettendo a Marco di continuare la sua attività e di onorare il debito in modo sostenibile.

In un altro caso, Anna, pensionata, riceve un avviso di pignoramento sul suo conto corrente per un debito di 5.000 euro. Anna presenta un’opposizione al tribunale dimostrando che i fondi pignorati provengono dalla sua pensione e sono necessari per il suo sostentamento. Il tribunale accoglie l’opposizione e dispone il rilascio dei fondi impignorabili, garantendo ad Anna la somma minima vitale necessaria.

In conclusione, il pignoramento del conto corrente è una procedura complessa e dalle conseguenze significative per il debitore. Comprendere le fasi procedurali, i limiti legali e le possibili strategie di difesa è fondamentale per affrontare efficacemente questa situazione. L’assistenza di un avvocato specializzato può fare la differenza, garantendo una gestione adeguata delle opposizioni e delle negoziazioni con il creditore, nonché l’adozione delle soluzioni più appropriate per ripristinare l’equilibrio finanziario del debitore.

Ma andiamo nei dettagli con domande e risposte.

Domande e Risposte

Cos’è il pignoramento del conto corrente?

Domanda: Cos’è il pignoramento del conto corrente e in quali casi viene applicato?

Risposta: Gli accordi di ristrutturazione dei debiti sono strumenti legali previsti dal Codice della Crisi d’Impresa e dell’Insolvenza (D.Lgs. n. 14/2019), che permettono alle imprese in difficoltà finanziaria di rinegoziare i propri debiti con i creditori, con l’obiettivo di evitare il fallimento e di ripristinare la sostenibilità economica. Questi accordi consentono all’impresa di ottenere un allungamento dei termini di pagamento, una riduzione degli importi dovuti o entrambe le cose. L’accordo deve essere approvato dai creditori che rappresentano almeno il 60% dei crediti, e una volta omologato dal tribunale, diventa vincolante per tutti i creditori, inclusi quelli che non hanno partecipato alla negoziazione.

Per adottare un accordo di ristrutturazione dei debiti, l’impresa deve presentare una proposta dettagliata, accompagnata da un piano di risanamento attestato da un esperto indipendente che ne verifica la fattibilità. Questo esperto deve assicurarsi che le misure proposte siano idonee a garantire il risanamento dell’impresa, fornendo una maggiore credibilità al piano e rassicurando i creditori sulla possibilità di recuperare i loro crediti.

Gli accordi di ristrutturazione offrono diversi vantaggi per le imprese in crisi. Consentono di evitare le procedure di liquidazione giudiziale, preservando il valore dell’impresa e salvaguardando i posti di lavoro. Inoltre, durante la procedura, l’impresa beneficia di una sospensione delle azioni esecutive individuali da parte dei creditori, che non possono intraprendere o proseguire azioni legali per il recupero dei crediti, offrendo così un periodo di respiro per implementare il piano di risanamento senza l’assillo delle richieste immediate di pagamento.

Un esempio pratico potrebbe essere quello di un’impresa individuale nel settore della produzione tessile, che ha accumulato debiti significativi a causa di una crisi economica. L’impresa elabora un piano di risanamento che prevede la riduzione dei costi operativi, la rinegoziazione dei contratti di fornitura e l’introduzione di nuovi prodotti per attrarre una clientela più ampia. Con l’assistenza di un esperto indipendente, il piano viene attestato e presentato ai creditori, ottenendo il loro consenso. Il tribunale omologa il piano, consentendo all’impresa di proseguire l’attività e di lavorare al recupero finanziario.

Il pignoramento del conto corrente è un atto esecutivo che permette ai creditori di recuperare somme dovute da debitori inadempienti bloccando i fondi presenti sul conto corrente del debitore. Questa misura coercitiva viene applicata quando un debitore non riesce a soddisfare le obbligazioni finanziarie nei confronti del creditore. Il creditore ottiene un titolo esecutivo, come una sentenza di condanna o un decreto ingiuntivo, e richiede al tribunale di emettere un ordine di pignoramento. Una volta notificato alla banca, quest’ultima blocca i fondi presenti nel conto corrente fino a concorrenza dell’importo dovuto, comprese le spese legali e gli interessi.

La procedura di pignoramento del conto corrente si svolge in diverse fasi: l’emissione dell’atto di pignoramento, il blocco dei fondi da parte della banca, l’udienza di assegnazione e l’eventuale opposizione da parte del debitore. Durante l’udienza, il debitore può presentare opposizioni, ad esempio per irregolarità procedurali, errori nell’importo del debito o dimostrando che i fondi pignorati appartengono a terzi. Se il tribunale ritiene che le opposizioni non siano fondate, ordina alla banca di trasferire le somme pignorate al creditore.

Le conseguenze del pignoramento del conto corrente per il debitore possono essere gravi. Oltre al blocco dei fondi, il pignoramento può essere segnalato al CRIF (Centrale Rischi Finanziari), influenzando negativamente il merito creditizio del debitore e rendendo difficile l’accesso a nuovi finanziamenti. Inoltre, se i fondi pignorati non sono sufficienti a coprire l’intero importo del debito, il creditore può intraprendere ulteriori azioni esecutive su altri beni del debitore.

La legge italiana prevede alcuni limiti al pignoramento per tutelare i diritti fondamentali del debitore. Per esempio, nel caso di conti correnti cointestati, solo la quota del debitore può essere pignorata, salvo prova contraria sulla provenienza dei fondi. Inoltre, solo una parte dello stipendio o della pensione accreditati sul conto corrente possono essere pignorati, garantendo così che il debitore disponga del minimo vitale necessario per il sostentamento. Il debitore ha anche il diritto di richiedere la conversione del pignoramento, sostituendo i fondi bloccati con una somma di denaro da versare al creditore.

Riassunto per punti:

  1. Accordi di ristrutturazione dei debiti:
    • Permettono di rinegoziare i debiti con i creditori per evitare il fallimento.
    • Richiedono l’approvazione dei creditori rappresentanti almeno il 60% dei crediti.
    • Devono essere attestati da un esperto indipendente.
    • Offrono sospensione delle azioni esecutive durante la procedura.
    • Possono preservare il valore dell’impresa e salvaguardare i posti di lavoro.
  2. Pignoramento del conto corrente:
    • Misura coercitiva per recuperare somme dovute da debitori inadempienti.
    • Comporta il blocco dei fondi nel conto corrente del debitore.
    • Segue diverse fasi: notifica dell’atto di pignoramento, blocco dei fondi, udienza di assegnazione, e possibili opposizioni.
    • Può influenzare negativamente il merito creditizio del debitore.
    • Prevede limiti legali per proteggere i diritti del debitore (fondi minimi impignorabili, conti cointestati, ecc.).
    • Il debitore può richiedere la conversione del pignoramento per liberare i fondi bloccati.

Questi strumenti e procedure offrono soluzioni sia per le imprese in crisi che per i creditori che cercano di recuperare i propri crediti, garantendo un equilibrio tra il recupero delle somme dovute e la tutela dei diritti del debitore.

Quali sono le procedure per il pignoramento del conto corrente?

Domanda: Quali sono le fasi procedurali del pignoramento del conto corrente?

Risposta: Il pignoramento del conto corrente è una procedura esecutiva che consente ai creditori di recuperare somme dovute dai debitori. Questa misura è disciplinata dal Codice di Procedura Civile italiano agli articoli 491 e seguenti. Ecco le fasi procedurali del pignoramento del conto corrente:

  1. Emissione dell’atto di pignoramento: Il processo inizia quando il creditore ottiene un titolo esecutivo, come una sentenza di condanna o un decreto ingiuntivo. Con questo titolo, il creditore può richiedere l’intervento di un ufficiale giudiziario per notificare l’atto di pignoramento al debitore e alla banca. La notifica deve contenere tutte le informazioni rilevanti, inclusi i dettagli del debito e l’importo dovuto.
  2. Notifica alla banca e blocco dei fondi: Una volta ricevuta la notifica dell’atto di pignoramento, la banca è obbligata a bloccare i fondi presenti sul conto corrente del debitore fino a concorrenza dell’importo del debito, comprese le spese legali e gli interessi. Questo blocco è immediato e impedisce al debitore di accedere o disporre di tali fondi.
  3. Udienza di assegnazione: Dopo il blocco dei fondi, il tribunale fissa un’udienza per decidere sull’assegnazione delle somme pignorate al creditore. Durante questa udienza, il giudice esamina la documentazione presentata dalle parti e ascolta le eventuali opposizioni del debitore. Il debitore può contestare il pignoramento per irregolarità procedurali, errori nell’importo del debito o dimostrando che i fondi pignorati appartengono a terzi.
  4. Opposizione del debitore: Il debitore ha il diritto di presentare un’opposizione al pignoramento, che può essere basata su diverse motivazioni, come la mancata notifica dell’atto, errori nell’importo del debito o la dimostrazione che i fondi bloccati non appartengono a lui ma a terzi. L’opposizione deve essere presentata entro i termini stabiliti dalla legge, generalmente entro 20 giorni dalla notifica dell’atto di pignoramento.
  5. Decisione del tribunale: Se il tribunale ritiene che le opposizioni del debitore non siano fondate, emette un ordine di assegnazione delle somme pignorate al creditore. Questo ordine obbliga la banca a trasferire i fondi bloccati al creditore, chiudendo così la procedura di pignoramento. In caso contrario, il tribunale può annullare il pignoramento o disporre ulteriori accertamenti.
  6. Assegnazione delle somme: Se non ci sono opposizioni fondate o se il tribunale rigetta le opposizioni presentate, il giudice ordina alla banca di trasferire le somme pignorate al creditore. Questo trasferimento avviene secondo le modalità stabilite dal tribunale e chiude la procedura di pignoramento.

Le conseguenze del pignoramento del conto corrente per il debitore possono essere significative. Il blocco dei fondi impedisce al debitore di disporre delle somme necessarie per le spese quotidiane e può compromettere la gestione finanziaria dell’attività, se si tratta di un imprenditore. Inoltre, il pignoramento viene segnalato al CRIF (Centrale Rischi Finanziari), influenzando negativamente il merito creditizio del debitore e rendendo difficile ottenere nuovi finanziamenti in futuro.

Tuttavia, la legge italiana prevede alcuni limiti al pignoramento per proteggere i diritti fondamentali del debitore. Ad esempio, nel caso di conti correnti cointestati, solo la quota del debitore può essere pignorata, salvo prova contraria sulla provenienza dei fondi. Inoltre, solo una parte dello stipendio o della pensione accreditati sul conto corrente possono essere pignorati, garantendo così che il debitore disponga del minimo vitale necessario per il sostentamento.

Un esempio pratico di pignoramento del conto corrente può aiutare a comprendere meglio il processo. Marco, un lavoratore autonomo, accumula un debito di 10.000 euro con un fornitore. Il fornitore ottiene un titolo esecutivo e avvia il pignoramento del conto corrente di Marco. La banca blocca i fondi presenti nel conto, impedendo a Marco di effettuare i pagamenti necessari per la sua attività. Marco decide di presentare un’opposizione, dimostrando che una parte dei fondi pignorati proviene da un pagamento per una consulenza effettuata per conto di un terzo. Il tribunale accoglie parzialmente l’opposizione, disponendo il rilascio della quota non appartenente a Marco e assegnando il restante importo al creditore.

Riassunto per punti:

  1. Emissione dell’atto di pignoramento: Il creditore ottiene un titolo esecutivo e notifica l’atto di pignoramento al debitore e alla banca.
  2. Notifica alla banca e blocco dei fondi: La banca blocca i fondi presenti sul conto corrente del debitore.
  3. Udienza di assegnazione: Il tribunale fissa un’udienza per decidere sull’assegnazione delle somme pignorate.
  4. Opposizione del debitore: Il debitore può presentare un’opposizione al pignoramento.
  5. Decisione del tribunale: Il tribunale esamina le opposizioni e decide se confermare o annullare il pignoramento.
  6. Assegnazione delle somme: Se il pignoramento viene confermato, il giudice ordina alla banca di trasferire le somme pignorate al creditore.

Questo processo permette al creditore di recuperare le somme dovute in modo legale e strutturato, mentre il debitore ha la possibilità di difendere i propri diritti e di dimostrare eventuali irregolarità.

Cosa succede ai fondi bloccati nel conto corrente?

Domanda: Cosa accade ai fondi bloccati nel conto corrente del debitore?

Risposta: Quando il conto corrente di un debitore viene pignorato, i fondi presenti nel conto sono bloccati dalla banca fino alla concorrenza dell’importo dovuto. Questo blocco impedisce al debitore di accedere o disporre dei fondi pignorati. L’intera procedura è regolata dal Codice di Procedura Civile italiano, che stabilisce i passaggi specifici che devono essere seguiti.

Inizialmente, il creditore deve ottenere un titolo esecutivo, come una sentenza di condanna o un decreto ingiuntivo, che certifichi il diritto al recupero del credito. Con questo titolo, il creditore può richiedere l’intervento di un ufficiale giudiziario per notificare l’atto di pignoramento al debitore e alla banca. La notifica dell’atto di pignoramento obbliga la banca a bloccare immediatamente i fondi presenti nel conto corrente del debitore fino alla concorrenza dell’importo dovuto, comprese le spese legali e gli interessi maturati.

Durante il periodo in cui i fondi sono bloccati, il debitore non può accedere a tali somme né utilizzarle per pagamenti o altre transazioni. Questa situazione può avere un impatto significativo sulla capacità del debitore di gestire le spese quotidiane e le obbligazioni finanziarie, soprattutto se si tratta di un imprenditore che necessita di liquidità per mantenere operativa la propria attività.

Il successivo passo nel processo di pignoramento è l’udienza di assegnazione, durante la quale il tribunale esamina il caso e decide se i fondi pignorati devono essere trasferiti al creditore. Il debitore ha la possibilità di presentare opposizioni durante questa fase. Le motivazioni per l’opposizione possono includere irregolarità procedurali, errori nell’importo del debito, o la dimostrazione che i fondi bloccati appartengono a terzi e non al debitore. Se il tribunale accoglie le opposizioni, può ordinare il rilascio dei fondi bloccati. In caso contrario, se le opposizioni non sono fondate o non vengono presentate, il giudice emette un ordine di assegnazione delle somme pignorate al creditore.

Una volta che il tribunale ha emesso l’ordine di assegnazione, la banca è tenuta a trasferire i fondi bloccati al creditore secondo le modalità stabilite dal giudice. Questo trasferimento chiude la procedura di pignoramento e consente al creditore di recuperare almeno una parte del credito vantato.

Le conseguenze del pignoramento del conto corrente per il debitore possono essere gravi. Oltre al blocco immediato dei fondi, il pignoramento può essere segnalato al CRIF (Centrale Rischi Finanziari), influenzando negativamente il merito creditizio del debitore e rendendo difficile ottenere nuovi finanziamenti. Un’indagine condotta da Banca d’Italia ha rilevato che i debitori con segnalazioni negative nel CRIF hanno una probabilità del 40% inferiore di ottenere un prestito rispetto a quelli senza segnalazioni.

La legge italiana prevede alcuni limiti al pignoramento per tutelare i diritti fondamentali del debitore. Ad esempio, nel caso di conti correnti cointestati, solo la quota del debitore può essere pignorata, salvo prova contraria sulla provenienza dei fondi. Inoltre, solo una parte dello stipendio o della pensione accreditati sul conto corrente possono essere pignorati, garantendo così che il debitore disponga del minimo vitale necessario per il sostentamento. Secondo le normative vigenti, nel 2024 la parte impignorabile della pensione sarà pari a tre volte l’assegno sociale, cioè circa 1.377,60 euro.

Un esempio pratico di pignoramento del conto corrente può aiutare a comprendere meglio il processo. Marco, un lavoratore autonomo, accumula un debito di 10.000 euro con un fornitore. Il fornitore ottiene un titolo esecutivo e avvia il pignoramento del conto corrente di Marco. La banca blocca i fondi presenti nel conto, impedendo a Marco di effettuare i pagamenti necessari per la sua attività. Marco decide di presentare un’opposizione, dimostrando che una parte dei fondi pignorati proviene da un pagamento per una consulenza effettuata per conto di un terzo. Il tribunale accoglie parzialmente l’opposizione, disponendo il rilascio della quota non appartenente a Marco e assegnando il restante importo al creditore.

Riassunto per punti:

  1. Blocco dei fondi: La banca blocca i fondi nel conto corrente del debitore fino alla concorrenza dell’importo dovuto.
  2. Inaccessibilità dei fondi: Il debitore non può accedere o disporre dei fondi bloccati.
  3. Udienza di assegnazione: Il tribunale decide sull’assegnazione dei fondi bloccati al creditore.
  4. Opposizione del debitore: Il debitore può presentare opposizioni basate su irregolarità procedurali, errori nell’importo del debito, o la dimostrazione che i fondi appartengono a terzi.
  5. Decisione del tribunale: Se le opposizioni non sono fondate, il giudice ordina il trasferimento dei fondi bloccati al creditore.
  6. Segnalazione al CRIF: Il pignoramento può influenzare negativamente il merito creditizio del debitore.
  7. Limiti legali: Protezioni legali per i debitori, come la parte impignorabile della pensione e i conti cointestati.
  8. Esempio pratico: Caso di un lavoratore autonomo con debiti, opposizione e decisione del tribunale.

Comprendere le fasi procedurali e le implicazioni del pignoramento del conto corrente è essenziale per gestire efficacemente questa situazione complessa.

Quali sono le conseguenze del pignoramento del conto corrente per il debitore?

Domanda: Quali sono le conseguenze pratiche e legali del pignoramento del conto corrente per il debitore?

Risposta:

Il pignoramento del conto corrente è una misura esecutiva che ha conseguenze significative per il debitore, sia pratiche che legali. Questo processo, disciplinato dagli articoli 491 e seguenti del Codice di Procedura Civile italiano, può influenzare profondamente la vita finanziaria e quotidiana del debitore.

Le conseguenze pratiche del pignoramento del conto corrente includono:

  1. Blocco dei fondi: Una volta notificato l’atto di pignoramento alla banca, i fondi presenti nel conto corrente del debitore vengono immediatamente bloccati fino a concorrenza dell’importo dovuto. Questo significa che il debitore non può accedere né utilizzare tali fondi per alcun pagamento o transazione. Questo blocco può compromettere la capacità del debitore di coprire le spese quotidiane, come l’affitto, le bollette, o altre necessità essenziali.
  2. Difficoltà operative: Per le imprese e i lavoratori autonomi, il blocco del conto corrente può avere un impatto ancora più grave, impedendo la gestione operativa dell’attività. Ad esempio, potrebbe non essere possibile pagare fornitori, dipendenti o tasse, causando ulteriori problemi finanziari e operativi.
  3. Segnalazione al CRIF: Il pignoramento del conto corrente può essere segnalato al CRIF (Centrale Rischi Finanziari), che raccoglie informazioni sul merito creditizio dei cittadini italiani. Una segnalazione negativa può influenzare significativamente la capacità del debitore di ottenere nuovi finanziamenti o crediti in futuro. Secondo un’indagine condotta dalla Banca d’Italia, i debitori con segnalazioni negative nel CRIF hanno una probabilità del 40% inferiore di ottenere un prestito rispetto a quelli senza segnalazioni.
  4. Spese aggiuntive: Il debitore è spesso tenuto a sostenere le spese legali connesse alla procedura di pignoramento. Queste spese si aggiungono all’importo del debito originale, aumentando ulteriormente l’onere finanziario.

Le conseguenze legali del pignoramento del conto corrente comprendono:

  1. Sospensione delle azioni esecutive individuali: Una volta notificato l’atto di pignoramento, tutte le azioni esecutive individuali da parte degli altri creditori vengono sospese. Ciò significa che altri creditori non possono intraprendere ulteriori azioni esecutive sul conto corrente pignorato fino alla conclusione della procedura.
  2. Obbligo di comunicazione da parte della banca: La banca è obbligata a comunicare al tribunale l’ammontare dei fondi bloccati e a fornire tutte le informazioni richieste relative al conto corrente del debitore. Questo obbligo di comunicazione è disciplinato dall’articolo 546 del Codice di Procedura Civile.
  3. Opposizione del debitore: Il debitore ha il diritto di presentare opposizione al pignoramento entro i termini stabiliti dalla legge, generalmente 20 giorni dalla notifica dell’atto. Le opposizioni possono basarsi su vari motivi, tra cui irregolarità procedurali, errori nell’importo del debito, o la dimostrazione che i fondi bloccati appartengono a terzi. Se il tribunale accoglie le opposizioni, può ordinare il rilascio dei fondi bloccati.
  4. Assegnazione delle somme: Se il tribunale rigetta le opposizioni del debitore, emette un ordine di assegnazione delle somme pignorate al creditore. Questo ordine obbliga la banca a trasferire i fondi bloccati al creditore, chiudendo così la procedura di pignoramento. L’assegnazione delle somme avviene secondo le modalità stabilite dal giudice e in conformità con le priorità di pagamento previste dalla legge.
  5. Limitazioni legali: La legge italiana prevede alcune limitazioni per tutelare i diritti del debitore. Ad esempio, solo una parte dello stipendio o della pensione accreditati sul conto corrente può essere pignorata, garantendo che il debitore disponga del minimo vitale necessario per il sostentamento. Inoltre, nel caso di conti correnti cointestati, solo la quota del debitore può essere pignorata, salvo prova contraria sulla provenienza dei fondi.

Esempio pratico: Supponiamo che Anna, una pensionata, abbia un debito di 5.000 euro con un fornitore. Il fornitore ottiene un titolo esecutivo e avvia il pignoramento del conto corrente di Anna. La banca blocca i fondi presenti nel conto, inclusi gli accrediti della pensione. Anna presenta un’opposizione al tribunale dimostrando che i fondi bloccati provengono dalla sua pensione e sono necessari per il suo sostentamento. Il tribunale accoglie l’opposizione e dispone il rilascio della somma impignorabile, garantendo ad Anna la disponibilità del minimo vitale.

Riassunto per punti:

  1. Blocco dei fondi: Immediato blocco dei fondi nel conto corrente del debitore.
  2. Difficoltà operative: Impedisce la gestione delle spese quotidiane e operative.
  3. Segnalazione al CRIF: Influenza negativa sul merito creditizio.
  4. Spese aggiuntive: Aumento dell’onere finanziario per le spese legali.
  5. Sospensione delle azioni esecutive: Sospensione delle azioni esecutive individuali da parte di altri creditori.
  6. Obbligo di comunicazione della banca: Comunicazione obbligatoria al tribunale.
  7. Opposizione del debitore: Diritto di presentare opposizioni entro termini stabiliti.
  8. Assegnazione delle somme: Trasferimento dei fondi bloccati al creditore su ordine del tribunale.
  9. Limitazioni legali: Protezione del minimo vitale e limitazioni sui conti cointestati.

Comprendere queste conseguenze è essenziale per gestire efficacemente la procedura di pignoramento del conto corrente e adottare le misure necessarie per proteggere i propri diritti e interessi.

Esistono dei limiti al pignoramento del conto corrente?

Domanda: Quali sono i limiti previsti dalla legge per il pignoramento del conto corrente?

Risposta: Il pignoramento del conto corrente è una procedura esecutiva che consente ai creditori di recuperare somme dovute da debitori inadempienti. Tuttavia, la legge italiana prevede specifici limiti per garantire che i diritti fondamentali del debitore siano tutelati. Questi limiti sono disciplinati principalmente dagli articoli del Codice di Procedura Civile e da altre normative pertinenti. Di seguito sono illustrati i principali limiti previsti dalla legge per il pignoramento del conto corrente.

Uno dei limiti fondamentali riguarda la quota impignorabile dello stipendio o della pensione accreditata sul conto corrente. La legge stabilisce che solo una parte dello stipendio o della pensione può essere pignorata, per garantire che il debitore disponga del minimo vitale necessario per il proprio sostentamento. Secondo le normative vigenti, nel 2024, la parte impignorabile della pensione è pari a tre volte l’assegno sociale, ossia circa 1.377,60 euro. Questo importo non può essere toccato dai creditori, assicurando che il debitore possa continuare a vivere dignitosamente nonostante il pignoramento.

Un altro limite riguarda i conti correnti cointestati. Se il conto corrente è intestato a più persone, solo la quota del debitore può essere pignorata, salvo prova contraria sulla provenienza dei fondi. Ad esempio, se il conto è cointestato al 50% tra due persone, solo la metà del saldo del conto può essere pignorata, a meno che non si dimostri che l’intero importo appartiene al debitore.

La legge prevede anche la protezione dei fondi minimi necessari per il sostentamento del debitore. Oltre alla protezione della quota impignorabile dello stipendio o della pensione, la normativa stabilisce che una somma pari a tre volte l’assegno sociale non possa essere pignorata. Questo garantisce che il debitore abbia sempre accesso a una somma minima necessaria per affrontare le spese di base.

Un esempio pratico può aiutare a comprendere meglio questi limiti. Supponiamo che Luca, un pensionato, abbia un debito di 10.000 euro con un fornitore. Il fornitore ottiene un titolo esecutivo e avvia il pignoramento del conto corrente di Luca, dove viene accreditata la sua pensione. Secondo la legge, la banca deve garantire che Luca disponga di almeno 1.377,60 euro (tre volte l’assegno sociale) nel suo conto corrente, importo che non può essere pignorato. Se il saldo del conto di Luca è di 2.000 euro, solo la differenza (2.000 – 1.377,60 = 622,40 euro) può essere pignorata.

Infine, esistono limitazioni procedurali per il pignoramento dei conti correnti. Ad esempio, il pignoramento deve essere notificato al debitore e alla banca secondo precise modalità stabilite dalla legge. Se queste modalità non vengono rispettate, il debitore ha il diritto di opporsi al pignoramento per irregolarità procedurali. Inoltre, il debitore può presentare opposizione per contestare l’importo del debito o dimostrare che i fondi bloccati appartengono a terzi.

Riassunto per punti:

  1. Quota impignorabile dello stipendio o della pensione: Solo una parte può essere pignorata, garantendo al debitore il minimo vitale (tre volte l’assegno sociale).
  2. Conti correnti cointestati: Solo la quota del debitore può essere pignorata, salvo prova contraria sulla provenienza dei fondi.
  3. Protezione dei fondi minimi: Una somma pari a tre volte l’assegno sociale non può essere pignorata.
  4. Limitazioni procedurali: Notifica corretta al debitore e alla banca, diritto del debitore di opporsi per irregolarità procedurali o contestare l’importo del debito.

Questi limiti sono stati introdotti per bilanciare le esigenze dei creditori di recuperare i propri crediti con la necessità di garantire che i debitori non vengano privati dei mezzi di sussistenza necessari per una vita dignitosa. Comprendere questi limiti è essenziale per chiunque si trovi ad affrontare un pignoramento del conto corrente, in modo da poter proteggere i propri diritti e adottare le misure necessarie per difendersi adeguatamente.

Come può il debitore opporsi al pignoramento del conto corrente?

Domanda: Quali sono le possibilità di opposizione al pignoramento del conto corrente per il debitore?

Risposta:

Il pignoramento del conto corrente è una misura coercitiva che consente ai creditori di recuperare somme dovute dai debitori inadempienti. Tuttavia, il debitore ha la possibilità di opporsi a questa procedura. Le principali possibilità di opposizione al pignoramento del conto corrente per il debitore sono disciplinate dal Codice di Procedura Civile e comprendono diversi motivi e modalità. Ecco una panoramica delle principali possibilità di opposizione:

  1. Irregolarità procedurali: Il debitore può opporsi al pignoramento se ritiene che non siano state rispettate le formalità previste dalla legge per la notifica dell’atto di pignoramento. Ad esempio, se l’atto di pignoramento non è stato notificato correttamente o se non è stato rispettato il termine di notifica, il debitore può contestare la validità del pignoramento. L’articolo 543 del Codice di Procedura Civile stabilisce le modalità di notifica e gli obblighi dell’ufficiale giudiziario.
  2. Errori nell’importo del debito: Il debitore può presentare opposizione se ritiene che l’importo del debito indicato nell’atto di pignoramento sia errato. Questo può includere errori di calcolo, omissioni di pagamenti già effettuati o l’inclusione di importi non dovuti. In questo caso, il debitore deve fornire prove documentali per supportare la sua contestazione.
  3. Provenienza dei fondi: Se i fondi bloccati sul conto corrente non appartengono al debitore, ma a terzi, il debitore può opporsi al pignoramento dimostrando la provenienza dei fondi. Ad esempio, se il conto corrente è cointestato e i fondi appartengono esclusivamente all’altro intestatario, il debitore può presentare documentazione che attesti la provenienza dei fondi e richiedere il rilascio delle somme pignorate.
  4. Conversione del pignoramento: Il debitore ha la possibilità di richiedere la conversione del pignoramento. Questa procedura consente al debitore di sostituire i fondi pignorati con una somma di denaro da versare al creditore, solitamente in forma rateizzata. La conversione può essere richiesta ai sensi dell’articolo 495 del Codice di Procedura Civile, che prevede che il debitore possa offrire il pagamento di una somma di denaro pari al valore dei beni pignorati.
  5. Eccesso di esecuzione: Il debitore può opporsi se ritiene che il pignoramento abbia riguardato un importo superiore a quello effettivamente dovuto. In questo caso, il debitore deve dimostrare che l’importo pignorato eccede quanto necessario per soddisfare il credito, comprese le spese legali e gli interessi.
  6. Limiti di impignorabilità: La legge italiana prevede che una parte dello stipendio o della pensione accreditati sul conto corrente non possa essere pignorata, per garantire il minimo vitale necessario per il sostentamento del debitore. Se il pignoramento ha violato questi limiti, il debitore può opporsi chiedendo il rilascio delle somme impignorabili. L’articolo 545 del Codice di Procedura Civile stabilisce le norme sull’impignorabilità di salari, stipendi e pensioni.

Per presentare un’opposizione, il debitore deve depositare un’istanza presso il tribunale competente entro i termini stabiliti dalla legge, generalmente entro 20 giorni dalla notifica dell’atto di pignoramento. L’istanza deve contenere le motivazioni dell’opposizione e le prove documentali a supporto. Il tribunale esaminerà l’opposizione e, se la riterrà fondata, potrà disporre l’annullamento del pignoramento o la modifica dell’importo pignorato.

Esempio pratico: Maria, una pensionata, riceve un avviso di pignoramento sul suo conto corrente per un debito di 5.000 euro. Maria nota che l’importo pignorato include la sua pensione mensile, che dovrebbe essere in parte impignorabile. Presenta un’opposizione al tribunale, dimostrando che la somma pignorata eccede il limite impignorabile della sua pensione. Il tribunale accoglie l’opposizione e dispone il rilascio della parte impignorabile della pensione, garantendo a Maria la disponibilità del minimo vitale.

Riassunto per punti:

  1. Irregolarità procedurali: Contestazione della validità del pignoramento per mancato rispetto delle formalità di notifica.
  2. Errori nell’importo del debito: Opposizione basata su errori di calcolo o inclusione di importi non dovuti.
  3. Provenienza dei fondi: Dimostrazione che i fondi bloccati appartengono a terzi.
  4. Conversione del pignoramento: Richiesta di sostituire i fondi pignorati con una somma di denaro rateizzata.
  5. Eccesso di esecuzione: Contestazione per importo pignorato superiore a quanto necessario per soddisfare il credito.
  6. Limiti di impignorabilità: Opposizione basata sulla violazione dei limiti di impignorabilità di salari, stipendi e pensioni.

Comprendere queste possibilità di opposizione è essenziale per i debitori che desiderano difendere i propri diritti e affrontare efficacemente la procedura di pignoramento del conto corrente.

Quali sono le possibili soluzioni per affrontare il pignoramento del conto corrente?

Domanda: Quali soluzioni può adottare un debitore per affrontare il pignoramento del conto corrente?

Risposta:

Il pignoramento del conto corrente è una situazione difficile e stressante per qualsiasi debitore. Tuttavia, esistono diverse soluzioni che un debitore può adottare per affrontare questa procedura e cercare di mitigare le conseguenze negative. Queste soluzioni possono variare dalla negoziazione diretta con il creditore alla presentazione di opposizioni legali. Ecco le principali soluzioni che un debitore può considerare:

  1. Negoziazione con il creditore: Una delle prime azioni che il debitore può intraprendere è cercare di negoziare un accordo direttamente con il creditore. Questo può includere la proposta di un piano di rateizzazione del debito o di un pagamento parziale a saldo e stralcio. Spesso, i creditori sono disposti a negoziare per evitare le lunghe e costose procedure legali. La negoziazione può portare a una sospensione o alla revoca del pignoramento se le parti raggiungono un accordo soddisfacente.
  2. Richiesta di conversione del pignoramento: Il debitore può richiedere la conversione del pignoramento ai sensi dell’articolo 495 del Codice di Procedura Civile. Questa procedura consente al debitore di sostituire i fondi pignorati con una somma di denaro da versare al creditore, generalmente in forma rateizzata. La conversione del pignoramento può offrire al debitore un po’ di respiro, permettendogli di accedere ai fondi bloccati e di negoziare un piano di pagamento sostenibile.
  3. Presentazione di opposizioni: Il debitore ha il diritto di presentare opposizioni al pignoramento per vari motivi, come irregolarità procedurali, errori nell’importo del debito o la dimostrazione che i fondi pignorati appartengono a terzi. Le opposizioni devono essere presentate al tribunale competente entro i termini stabiliti dalla legge, generalmente entro 20 giorni dalla notifica dell’atto di pignoramento. Se l’opposizione è fondata, il tribunale può disporre l’annullamento del pignoramento o la modifica dell’importo pignorato.
  4. Richiesta di sospensione del pignoramento: In alcuni casi, il debitore può richiedere la sospensione del pignoramento al giudice. La sospensione può essere concessa se il debitore dimostra che esistono gravi motivi per sospendere l’esecuzione, come la necessità di garantire il minimo vitale o altre circostanze eccezionali. La sospensione può offrire al debitore il tempo necessario per riorganizzare le proprie finanze o negoziare con il creditore.
  5. Procedure di sovraindebitamento: Se il debitore si trova in una situazione di grave difficoltà economica, può ricorrere alle procedure di sovraindebitamento previste dalla legge n. 3/2012. Queste procedure consentono ai debitori non fallibili di ristrutturare i propri debiti attraverso un piano di rientro approvato dal tribunale. Il piano di sovraindebitamento può includere la rinegoziazione dei debiti, la sospensione delle azioni esecutive e la possibilità di ottenere una riduzione dell’importo dovuto. Queste procedure offrono una soluzione sostenibile per affrontare il pignoramento e ripristinare l’equilibrio finanziario.
  6. Consultazione con un avvocato: Un avvocato esperto in diritto esecutivo può fornire una consulenza preziosa su come affrontare il pignoramento del conto corrente. L’avvocato può assistere il debitore nella negoziazione con il creditore, nella presentazione delle opposizioni e nella richiesta di conversione o sospensione del pignoramento. Inoltre, un avvocato può aiutare il debitore a valutare le opzioni disponibili e a scegliere la strategia più adeguata per la propria situazione.

Esempio pratico: Luigi, un lavoratore autonomo, si trova con il conto corrente pignorato per un debito di 15.000 euro. Dopo aver ricevuto la notifica del pignoramento, Luigi decide di contattare il creditore e propone un piano di rateizzazione del debito in 24 mesi. Il creditore accetta la proposta e le parti firmano un accordo che prevede la sospensione del pignoramento. Nel frattempo, Luigi si rivolge a un avvocato per verificare la correttezza delle procedure e valutare ulteriori azioni legali se necessarie.

Riassunto per punti:

  1. Negoziazione con il creditore: Proporre un piano di rateizzazione o un pagamento parziale per evitare ulteriori azioni legali.
  2. Richiesta di conversione del pignoramento: Sostituire i fondi pignorati con una somma di denaro da versare al creditore in forma rateizzata.
  3. Presentazione di opposizioni: Contestare il pignoramento per irregolarità procedurali, errori nell’importo del debito o fondi appartenenti a terzi.
  4. Richiesta di sospensione del pignoramento: Dimostrare gravi motivi per ottenere la sospensione dell’esecuzione.
  5. Procedure di sovraindebitamento: Utilizzare le procedure di sovraindebitamento per ristrutturare i debiti e sospendere le azioni esecutive.
  6. Consultazione con un avvocato: Ottenere assistenza legale per negoziare, presentare opposizioni e valutare le opzioni disponibili.

Queste soluzioni offrono al debitore diverse strade per affrontare il pignoramento del conto corrente e cercare di risolvere la situazione in modo sostenibile e conforme alle normative vigenti.

Esempi pratici

Esempio 1: Marco, un lavoratore autonomo, accumula debiti con un fornitore per un totale di 10.000 euro. Il fornitore ottiene un titolo esecutivo e avvia il pignoramento del conto corrente di Marco. La banca blocca i fondi presenti nel conto fino a concorrenza del debito. Marco, impossibilitato a disporre dei fondi per le spese quotidiane, decide di negoziare un accordo con il creditore, proponendo un piano di rateizzazione. Il creditore accetta e il pignoramento viene revocato.

Esempio 2: Anna, pensionata, riceve un avviso di pignoramento sul suo conto corrente per un debito di 5.000 euro. Anna presenta un’opposizione al tribunale dimostrando che i fondi bloccati provengono dalla sua pensione e sono necessari per il suo sostentamento. Il tribunale accoglie l’opposizione e dispone il rilascio dei fondi impignorabili, garantendo ad Anna la somma minima vitale.

Conclusioni e Come Possiamo Aiutarti In Studio Monardo, Gli Avvocati Specializzati In Opposizione a Pignoramenti

Affrontare il pignoramento del conto corrente rappresenta una sfida significativa per qualsiasi debitore, sia che si tratti di un individuo, un lavoratore autonomo o un’impresa. Le conseguenze di questa procedura esecutiva possono essere devastanti, influenzando la capacità del debitore di gestire le proprie finanze quotidiane e compromettendo seriamente la continuità dell’attività imprenditoriale. In queste circostanze, l’assistenza di un avvocato esperto in opposizione a pignoramenti diventa non solo utile, ma fondamentale per garantire la protezione dei diritti del debitore e l’adozione delle migliori strategie possibili.

Un avvocato specializzato in diritto esecutivo possiede una conoscenza approfondita delle normative e delle procedure legali, che è essenziale per navigare con successo nelle complessità del pignoramento del conto corrente. L’esperienza e la competenza di un avvocato permettono di identificare rapidamente eventuali irregolarità procedurali o errori nell’importo del debito, che possono costituire validi motivi di opposizione. La capacità di presentare un’opposizione ben documentata e argomentata può fare la differenza tra il successo e il fallimento nel contrastare un pignoramento.

Le procedure legali, in particolare quelle relative all’esecuzione forzata, sono caratterizzate da termini stringenti e formalità precise. Un avvocato esperto è in grado di garantire che tutte le scadenze vengano rispettate e che l’opposizione sia presentata correttamente entro i termini previsti dalla legge. Questo è cruciale perché un ritardo o un errore procedurale può compromettere le possibilità di successo dell’opposizione.

Inoltre, un avvocato può assistere il debitore nella negoziazione con il creditore. La negoziazione diretta, se condotta in modo strategico, può portare a soluzioni alternative che evitano la continuazione del pignoramento, come accordi di rateizzazione o pagamenti parziali a saldo e stralcio. La capacità di un avvocato di rappresentare il debitore nelle trattative, utilizzando la propria conoscenza legale e negoziale, aumenta le probabilità di raggiungere un accordo favorevole.

La conversione del pignoramento è un’altra soluzione che può essere vantaggiosa per il debitore. Questa procedura, disciplinata dall’articolo 495 del Codice di Procedura Civile, consente al debitore di sostituire i fondi pignorati con una somma di denaro da versare al creditore, solitamente in forma rateizzata. Un avvocato esperto può assistere il debitore nel predisporre la richiesta di conversione e nel negoziare i termini del pagamento, garantendo che la proposta sia realistica e sostenibile.

Nel caso in cui il debitore si trovi in una situazione di grave difficoltà economica, le procedure di sovraindebitamento previste dalla legge n. 3/2012 offrono una soluzione efficace per ristrutturare i debiti e ottenere una sospensione delle azioni esecutive. Un avvocato specializzato può aiutare il debitore a preparare e presentare il piano di sovraindebitamento al tribunale, garantendo che tutte le formalità siano rispettate e che il piano sia realistico e attuabile. Questo può includere la rinegoziazione dei debiti con i creditori, la riduzione dell’importo dovuto e la sospensione delle azioni esecutive, offrendo al debitore una via d’uscita sostenibile dalla crisi finanziaria.

La consulenza di un avvocato è anche fondamentale per valutare le specifiche circostanze del debitore e identificare eventuali fondi impignorabili. La legge italiana prevede che una parte dello stipendio o della pensione accreditati sul conto corrente non possa essere pignorata, per garantire il minimo vitale necessario per il sostentamento del debitore. Un avvocato esperto può aiutare a dimostrare al tribunale che i fondi bloccati sono impignorabili, garantendo così che il debitore possa continuare a soddisfare le proprie necessità di base.

L’assistenza legale non si limita alla presentazione di opposizioni o alla negoziazione con i creditori. Un avvocato esperto può fornire un supporto continuo durante tutto il processo, offrendo consulenza strategica e monitorando costantemente la situazione per adattare la strategia alle circostanze mutevoli. Questa supervisione continua è cruciale per assicurare che tutte le azioni intraprese siano coerenti con gli obiettivi del debitore e che qualsiasi nuova opportunità o minaccia venga gestita tempestivamente.

Un esempio pratico evidenzia l’importanza di avere al proprio fianco un avvocato esperto. Immaginiamo un imprenditore, Giovanni, che si trova con il conto corrente pignorato per un debito commerciale di 20.000 euro. Giovanni contatta un avvocato specializzato, il quale scopre che l’atto di pignoramento non è stato notificato correttamente. L’avvocato presenta un’opposizione basata su questa irregolarità procedurale, e il tribunale accoglie l’opposizione, annullando il pignoramento. Successivamente, l’avvocato aiuta Giovanni a negoziare un piano di rateizzazione con il creditore, che viene accettato. Grazie all’assistenza legale, Giovanni riesce a sbloccare i fondi necessari per la sua attività e a gestire il debito in modo sostenibile.

In conclusione, affrontare un pignoramento del conto corrente senza l’assistenza di un avvocato esperto in opposizione a pignoramenti è estremamente rischioso. La complessità delle normative e delle procedure, unita alle conseguenze potenzialmente devastanti del pignoramento, rende essenziale avere al proprio fianco un professionista qualificato. Un avvocato esperto può fornire la consulenza necessaria per proteggere i diritti del debitore, presentare opposizioni efficaci, negoziare soluzioni alternative e guidare il debitore attraverso ogni fase del processo. Investire nella consulenza legale di qualità non è solo una scelta strategica, ma una necessità per garantire la migliore difesa possibile e per trovare una soluzione sostenibile e conforme alle normative vigenti.

In tal senso, l’avvocato Monardo, coordina avvocati e commercialisti esperti a livello nazionale nell’ambito del diritto bancario e tributario, è gestore della Crisi da Sovraindebitamento (L. 3/2012), è iscritto presso gli elenchi del Ministero della Giustizia e figura tra i professionisti fiduciari di un OCC (Organismo di Composizione della Crisi).

Ha conseguito poi l’abilitazione professionale di Esperto Negoziatore della Crisi di Impresa (D.L. 118/2021).

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La consulenza fisica, a differenza da quella esclusivamente digitale, avviene sempre a partire da due settimane dal primo contatto.

Disclaimer: Le opinioni espresse in questo articolo riflettono il punto di vista personale degli Autori, maturato sulla base della loro esperienza professionale. Non devono essere considerate come consulenza tecnica o legale. Per chiarimenti specifici o ulteriori informazioni, si consiglia di contattare direttamente il nostro studio. Si invita a tenere presente che l’articolo fa riferimento al contesto normativo vigente alla data di redazione, poiché leggi e interpretazioni giuridiche possono cambiare nel tempo. Non ci assumiamo alcuna responsabilità per un utilizzo inappropriato delle informazioni contenute in queste pagine.
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Giuseppe Monardo

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