Quanto Dura Il Pignoramento In Busta Paga?

Il pignoramento in busta paga è una misura legale che consente ai creditori di recuperare i propri crediti trattenendo una parte della retribuzione del debitore. Questa procedura è regolata dal Codice di Procedura Civile italiano e prevede specifiche percentuali pignorabili, limiti e protezioni per i debitori. La durata del pignoramento in busta paga dipende da vari fattori, tra cui l’ammontare del debito, la percentuale di stipendio pignorata e l’eventuale presenza di più pignoramenti.

Il pignoramento dello stipendio è regolato principalmente dall’articolo 545 del Codice di Procedura Civile, che stabilisce le percentuali massime pignorabili. Per i debiti alimentari, come il mantenimento dei figli o del coniuge, è possibile pignorare fino al 50% dello stipendio netto del debitore. Per altri tipi di debiti, come prestiti personali o debiti con fornitori, la quota pignorabile è generalmente limitata a un quinto dello stipendio netto, che corrisponde al 20%. Queste percentuali sono state stabilite per garantire che il debitore possa mantenere una parte significativa del proprio salario per le spese quotidiane.

Il processo di pignoramento inizia con l’ottenimento di un titolo esecutivo da parte del creditore, come una sentenza di condanna o un decreto ingiuntivo non opposto. Una volta ottenuto il titolo esecutivo, il creditore deve notificare al debitore un atto di precetto, che è un avviso formale di pagamento che concede al debitore un termine di 10 giorni per pagare il debito. Se il debitore non paga entro questo termine, il creditore può richiedere al tribunale l’ordine di pignoramento dello stipendio. Il tribunale emette quindi un’ordinanza che autorizza il pignoramento e ordina al datore di lavoro di trattenere la quota pignorata dallo stipendio del debitore e di versarla al creditore.

La durata del pignoramento dello stipendio dipende principalmente dall’ammontare del debito e dalla quota di stipendio pignorata. Ad esempio, se un debitore ha un debito di 10.000 euro e gli viene pignorato il 20% di uno stipendio netto di 2.000 euro al mese (cioè 400 euro al mese), il pignoramento durerà 25 mesi (10.000 euro diviso 400 euro al mese). Tuttavia, questo periodo può variare se il debitore ha più debiti o se la sua situazione finanziaria cambia.

Esistono anche limiti minimi di stipendio al di sotto dei quali non è possibile procedere al pignoramento. Secondo l’articolo 545 del Codice di Procedura Civile, non possono essere pignorati gli importi corrispondenti alla misura massima dell’assegno sociale aumentato della metà. Per il 2024, l’assegno sociale è di circa 460 euro al mese, quindi la soglia minima non pignorabile è di circa 690 euro al mese. Ciò significa che se lo stipendio netto del debitore è inferiore a questa soglia, non può essere pignorato. Questa protezione è fondamentale per garantire che le persone con redditi molto bassi possano continuare a soddisfare le proprie necessità di base.

Il pignoramento dello stipendio può avere un effetto negativo sul credit score del debitore. Le agenzie di rating creditizio tengono conto delle azioni esecutive nel calcolo del rating creditizio, il che può rendere più difficile ottenere finanziamenti in futuro. Un debitore con pignoramenti in corso potrebbe vedere ridotta la propria capacità di accesso al credito e potrebbe dover affrontare tassi di interesse più elevati per i prestiti futuri.

Un debitore può adottare diverse strategie per evitare il pignoramento dello stipendio. Una delle opzioni è negoziare un accordo con il creditore prima che venga avviata l’esecuzione forzata. Questo può includere la stipulazione di un piano di pagamento rateale o un accordo di saldo e stralcio. In alcuni casi, il debitore può anche ricorrere alle procedure di sovraindebitamento previste dalla legge n. 3/2012, che consentono di ristrutturare i debiti e di evitare le azioni esecutive attraverso un piano di rientro concordato con i creditori.

È possibile opporsi al pignoramento dello stipendio presentando un’istanza al giudice per chiedere la sospensione o l’annullamento del pignoramento. L’opposizione può essere basata su motivi procedurali, come irregolarità nella notifica, o su motivi sostanziali, come l’inesistenza del debito. Il debitore deve presentare il ricorso entro 20 giorni dalla notifica del pignoramento, come previsto dall’articolo 615 del Codice di Procedura Civile. Se il giudice accoglie il ricorso, il pignoramento può essere sospeso o annullato.

In conclusione, il pignoramento dello stipendio è una misura legale che consente ai creditori di recuperare i propri crediti direttamente dalla retribuzione del debitore. La durata del pignoramento dipende dall’ammontare del debito e dalla percentuale di stipendio pignorata, e può variare in base a diversi fattori. È fondamentale per i debitori essere consapevoli dei propri diritti e delle protezioni previste dalla legge, nonché delle possibili strategie per evitare il pignoramento. Consultare un avvocato esperto può essere decisivo per affrontare efficacemente queste situazioni complesse e proteggere i propri interessi.

Ma andiamo nei dettagli con domande e risposte.

Quanto può durare un pignoramento in busta paga?

Il pignoramento dello stipendio è una misura legale utilizzata per permettere ai creditori di recuperare i loro crediti trattenendo una parte dello stipendio del debitore. La durata di un pignoramento in busta paga dipende da vari fattori, inclusi l’ammontare del debito, la percentuale dello stipendio pignorata e la presenza di altri pignoramenti. Questa procedura è regolata dal Codice di Procedura Civile italiano, che specifica le percentuali massime pignorabili e fornisce protezioni per i debitori.

Il Codice di Procedura Civile, nell’articolo 545, stabilisce che la percentuale massima dello stipendio che può essere pignorata varia a seconda del tipo di debito. Per i debiti alimentari, come il mantenimento dei figli o del coniuge, è possibile pignorare fino al 50% dello stipendio netto del debitore. Per altri tipi di debiti, come prestiti personali o debiti con fornitori, la quota pignorabile è generalmente limitata a un quinto dello stipendio netto, che corrisponde al 20%. Queste percentuali sono state stabilite per garantire che il debitore possa mantenere una parte significativa del proprio salario per le spese quotidiane.

La durata del pignoramento dello stipendio dipende principalmente dall’ammontare del debito e dalla quota di stipendio pignorata. Ad esempio, se un debitore ha un debito di 10.000 euro e gli viene pignorato il 20% di uno stipendio netto di 2.000 euro al mese (cioè 400 euro al mese), il pignoramento durerà 25 mesi (10.000 euro diviso 400 euro al mese). Tuttavia, questo periodo può variare se il debitore ha più debiti o se la sua situazione finanziaria cambia.

Per avviare un pignoramento in busta paga, il creditore deve ottenere un titolo esecutivo, come una sentenza di condanna o un decreto ingiuntivo non opposto. Successivamente, il creditore deve notificare al debitore un atto di precetto, che è un avviso formale di pagamento che concede al debitore un termine di 10 giorni per pagare il debito. Se il debitore non paga entro questo termine, il creditore può richiedere al tribunale l’ordine di pignoramento dello stipendio. Il tribunale emette quindi un’ordinanza che autorizza il pignoramento e ordina al datore di lavoro di trattenere la quota pignorata dallo stipendio del debitore e di versarla al creditore.

Esistono anche limiti minimi di stipendio al di sotto dei quali non è possibile procedere al pignoramento. Secondo l’articolo 545 del Codice di Procedura Civile, non possono essere pignorati gli importi corrispondenti alla misura massima dell’assegno sociale aumentato della metà. Per il 2024, l’assegno sociale è di circa 460 euro al mese, quindi la soglia minima non pignorabile è di circa 690 euro al mese. Ciò significa che se lo stipendio netto del debitore è inferiore a questa soglia, non può essere pignorato. Questa protezione è fondamentale per garantire che le persone con redditi molto bassi possano continuare a soddisfare le proprie necessità di base.

Se il debitore ha più di un pignoramento sullo stipendio, le quote pignorabili si sommano, ma con dei limiti. La legge prevede che la somma delle quote pignorate per debiti diversi non può superare la metà dello stipendio netto del debitore. Tuttavia, il giudice può valutare le circostanze specifiche del caso e decidere di ridurre la quota complessiva pignorata per garantire che il debitore possa mantenere un reddito sufficiente per vivere dignitosamente.

Il pignoramento dello stipendio può avere un effetto negativo sul credit score del debitore. Le agenzie di rating creditizio tengono conto delle azioni esecutive nel calcolo del rating creditizio, il che può rendere più difficile ottenere finanziamenti in futuro. Un debitore con pignoramenti in corso potrebbe vedere ridotta la propria capacità di accesso al credito e potrebbe dover affrontare tassi di interesse più elevati per i prestiti futuri.

Un debitore può adottare diverse strategie per evitare il pignoramento dello stipendio. Una delle opzioni è negoziare un accordo con il creditore prima che venga avviata l’esecuzione forzata. Questo può includere la stipulazione di un piano di pagamento rateale o un accordo di saldo e stralcio. In alcuni casi, il debitore può anche ricorrere alle procedure di sovraindebitamento previste dalla legge n. 3/2012, che consentono di ristrutturare i debiti e di evitare le azioni esecutive attraverso un piano di rientro concordato con i creditori.

È possibile opporsi al pignoramento dello stipendio presentando un’istanza al giudice per chiedere la sospensione o l’annullamento del pignoramento. L’opposizione può essere basata su motivi procedurali, come irregolarità nella notifica, o su motivi sostanziali, come l’inesistenza del debito. Il debitore deve presentare il ricorso entro 20 giorni dalla notifica del pignoramento, come previsto dall’articolo 615 del Codice di Procedura Civile. Se il giudice accoglie il ricorso, il pignoramento può essere sospeso o annullato.

In conclusione, il pignoramento dello stipendio è una misura legale che consente ai creditori di recuperare i propri crediti direttamente dalla retribuzione del debitore. La durata del pignoramento dipende dall’ammontare del debito e dalla percentuale di stipendio pignorata, e può variare in base a diversi fattori. È fondamentale per i debitori essere consapevoli dei propri diritti e delle protezioni previste dalla legge, nonché delle possibili strategie per evitare il pignoramento. Consultare un avvocato esperto può essere decisivo per affrontare efficacemente queste situazioni complesse e proteggere i propri interessi.

Qual è la percentuale massima dello stipendio che può essere pignorata?

La percentuale massima dello stipendio che può essere pignorata varia a seconda del tipo di debito. Per i debiti alimentari, come il mantenimento dei figli o del coniuge, è possibile pignorare fino al 50% dello stipendio netto del debitore. Per altri tipi di debiti, come prestiti personali o debiti con fornitori, la quota pignorabile è generalmente limitata a un quinto dello stipendio netto, equivalente al 20%. Queste percentuali sono stabilite dall’articolo 545 del Codice di Procedura Civile.

Come si calcola lo stipendio netto pignorabile?

Per calcolare lo stipendio netto pignorabile, si deve prima determinare l’importo netto dello stipendio, sottraendo dallo stipendio lordo tutte le trattenute fiscali e previdenziali. Una volta determinato lo stipendio netto, si applica la percentuale di pignoramento prevista dalla legge. Ad esempio, se un lavoratore ha uno stipendio netto di 2.000 euro al mese e ha un debito non alimentare, il creditore può pignorare fino al 20% di questo importo, cioè 400 euro al mese.

Esistono limiti minimi di stipendio al di sotto dei quali non si può procedere al pignoramento?

Sì, esistono limiti minimi di stipendio al di sotto dei quali non è possibile procedere al pignoramento. Secondo l’articolo 545 del Codice di Procedura Civile, non possono essere pignorati gli importi corrispondenti alla misura massima dell’assegno sociale aumentato della metà. Per il 2024, l’assegno sociale è di circa 460 euro al mese, quindi la soglia minima non pignorabile è di circa 690 euro al mese. Se lo stipendio netto del debitore è inferiore a questa soglia, non può essere pignorato.

Come si avvia un pignoramento in busta paga?

Per avviare un pignoramento in busta paga, il creditore deve ottenere un titolo esecutivo, come una sentenza di condanna o un decreto ingiuntivo non opposto. Successivamente, il creditore deve notificare al debitore un atto di precetto, che è un avviso formale di pagamento che concede al debitore un termine di 10 giorni per pagare il debito. Se il debitore non paga entro questo termine, il creditore può richiedere al tribunale l’ordine di pignoramento dello stipendio. Il tribunale emette quindi un’ordinanza che autorizza il pignoramento e ordina al datore di lavoro di trattenere la quota pignorata dallo stipendio del debitore e di versarla al creditore.

È possibile opporsi al pignoramento dello stipendio?

Sì, il debitore ha la possibilità di opporsi al pignoramento dello stipendio. L’opposizione può essere basata su motivi procedurali, come irregolarità nella notifica, o su motivi sostanziali, come l’inesistenza del debito. Il debitore deve presentare un ricorso al giudice delle esecuzioni entro 20 giorni dalla notifica del pignoramento, come previsto dall’articolo 615 del Codice di Procedura Civile. Se il giudice accoglie il ricorso, il pignoramento può essere sospeso o annullato.

Cosa succede se il debitore ha più di un pignoramento sullo stipendio?

Secondo l’articolo 545 del Codice di Procedura Civile italiano, la somma delle quote pignorate per debiti diversi non può superare la metà dello stipendio netto del debitore. Questo limite è stato stabilito per garantire che il debitore possa mantenere un reddito sufficiente per vivere dignitosamente. Ad esempio, se un debitore ha uno stipendio netto di 2.000 euro al mese, il massimo che può essere pignorato, considerando tutti i debiti, è 1.000 euro al mese. Questo limite complessivo include sia i pignoramenti per debiti alimentari che per altri tipi di debiti.

La priorità dei pignoramenti viene determinata in base alla data di notifica degli atti esecutivi. I debiti alimentari, tuttavia, hanno la precedenza su altri tipi di debiti. Questo significa che se un debitore ha un pignoramento per debiti alimentari e un altro per debiti non alimentari, il pignoramento per debiti alimentari verrà soddisfatto per primo. Solo dopo che è stato dedotto il pignoramento per i debiti alimentari, può essere effettuato il pignoramento per altri tipi di debiti, sempre rispettando il limite massimo del 50% dello stipendio netto complessivo.

Ad esempio, se un debitore ha uno stipendio netto di 2.500 euro al mese e ha un pignoramento per debiti alimentari di 1.000 euro al mese, il massimo pignorabile per altri debiti sarà di 250 euro al mese, perché la somma dei pignoramenti non può superare 1.250 euro, che è il 50% dello stipendio netto.

In casi particolari, il giudice può intervenire per garantire che il debitore non sia eccessivamente gravato dai pignoramenti. Se il giudice ritiene che la somma delle quote pignorate comprometta la capacità del debitore di mantenere un livello di vita dignitoso, può ridurre la quota complessiva pignorata. Questa valutazione avviene su richiesta del debitore, che deve presentare un’istanza motivata al giudice, evidenziando le proprie condizioni economiche e familiari.

Il debitore può anche presentare opposizione al pignoramento, come previsto dall’articolo 615 del Codice di Procedura Civile. L’opposizione può essere basata su motivi procedurali, come irregolarità nella notifica degli atti, o su motivi sostanziali, come l’inesistenza del debito. L’opposizione deve essere presentata entro 20 giorni dalla notifica del pignoramento. Se il giudice accoglie l’opposizione, il pignoramento può essere sospeso o annullato.

La gestione di più pignoramenti può diventare complessa, richiedendo una chiara comprensione delle leggi e delle procedure applicabili. Ad esempio, in caso di pignoramento dello stipendio per debiti tributari, le regole possono differire leggermente. Secondo il Decreto Legge 69/2013, convertito con modificazioni dalla Legge 98/2013, per i debiti tributari il pignoramento è limitato al 10% dello stipendio netto se il salario è inferiore a 2.500 euro al mese, al 14% per stipendi compresi tra 2.500 e 5.000 euro, e al 20% per stipendi superiori a 5.000 euro.

Un esempio pratico può aiutare a illustrare come funzionano questi meccanismi. Supponiamo che un lavoratore con uno stipendio netto di 2.000 euro al mese abbia tre diversi pignoramenti: uno per debiti alimentari di 500 euro al mese, uno per un prestito personale di 300 euro al mese, e uno per debiti tributari di 200 euro al mese. Il totale pignorabile non può superare il 50% dello stipendio netto, cioè 1.000 euro al mese. In questo caso, il pignoramento per debiti alimentari ha la priorità e viene trattenuto per intero. Successivamente, il pignoramento per il prestito personale e per i debiti tributari deve essere ridotto in modo che la somma totale dei pignoramenti non superi i 1.000 euro mensili.

È evidente che navigare attraverso la complessità dei pignoramenti multipli richiede una comprensione dettagliata delle normative e, in molti casi, l’assistenza di un avvocato esperto. Un avvocato può aiutare il debitore a presentare istanze al giudice, negoziare con i creditori e garantire che i propri diritti siano protetti. Inoltre, un avvocato può consigliare su strategie per la ristrutturazione del debito, come il ricorso alle procedure di sovraindebitamento previste dalla legge n. 3/2012, che possono offrire un’opportunità per riorganizzare le finanze e risolvere i debiti in modo più gestibile.

In conclusione, il pignoramento dello stipendio in presenza di più debiti richiede una gestione attenta e informata. La legge italiana stabilisce limiti chiari per proteggere i debitori, ma la complessità delle situazioni individuali può richiedere l’intervento del giudice per garantire una soluzione equa. Comprendere i propri diritti e le procedure applicabili è fondamentale per navigare attraverso queste sfide finanziarie e legali.

Esempi pratici di pignoramento dello stipendio

Un esempio pratico può essere quello di un lavoratore con uno stipendio netto di 1.800 euro al mese che ha un debito di 20.000 euro con una banca. La banca ottiene un decreto ingiuntivo e notifica al debitore un atto di precetto. Il debitore non paga entro i 10 giorni previsti, così la banca richiede al tribunale l’ordine di pignoramento dello stipendio. Il tribunale emette un’ordinanza che autorizza il pignoramento del 20% dello stipendio netto, cioè 360 euro al mese, fino all’estinzione del debito.

Un altro esempio potrebbe riguardare un dipendente pubblico con uno stipendio netto di 2.500 euro al mese che ha un debito alimentare per il mantenimento dei figli di 500 euro al mese. In questo caso, il giudice può autorizzare il pignoramento fino al 50% dello stipendio netto, cioè 1.250 euro al mese, per garantire il pagamento del mantenimento.

Cosa può fare il debitore per evitare il pignoramento dello stipendio tramite le procedure di sovraindebitamento?

Il debitore può adottare diverse strategie per evitare il pignoramento dello stipendio. Una delle opzioni è negoziare un accordo con il creditore prima che venga avviata l’esecuzione forzata. Questo può includere la stipulazione di un piano di pagamento rateale o un accordo di saldo e stralcio. In alcuni casi, il debitore può anche ricorrere alle procedure di sovraindebitamento previste dalla legge n. 3/2012 e successive, che consentono di ristrutturare i debiti e di evitare le azioni esecutive attraverso un piano di rientro concordato con i creditori.

Conclusioni e Come Possiamo Aiutarti In Studio Monardo, Gli Avvocati Specializzati In Opposizione a Pignoramenti In Busta Paga

Affrontare un pignoramento in busta paga è una situazione estremamente stressante e complessa che può avere gravi conseguenze finanziarie e personali. La presenza di un avvocato esperto in opposizione a pignoramenti in busta paga è di vitale importanza per diverse ragioni. In primo luogo, un avvocato specializzato possiede una conoscenza approfondita delle leggi e delle procedure legali che regolano il pignoramento dello stipendio. Questo permette di individuare rapidamente eventuali irregolarità o violazioni dei diritti del debitore. Ad esempio, la legge n. 3/2012, conosciuta come legge sul sovraindebitamento, prevede una serie di misure che possono essere utilizzate per ristrutturare i debiti e proteggere il debitore da azioni esecutive eccessivamente gravose.

Un avvocato esperto può guidare il debitore attraverso il complesso processo di presentazione di un’istanza di sovraindebitamento, aiutando a raccogliere e presentare tutta la documentazione necessaria. Questo include la preparazione di un piano del consumatore, che deve essere omologato dal giudice e può prevedere la ristrutturazione dei debiti in base alle capacità economiche del debitore. Un piano ben redatto può ridurre significativamente l’ammontare dei pagamenti mensili, rendendo più sostenibile la gestione del debito e proteggendo il debitore da ulteriori pignoramenti.

Oltre alle competenze tecniche, un avvocato esperto offre un supporto morale e psicologico in un momento di grande difficoltà. La consapevolezza di avere al proprio fianco un professionista che lavora per proteggere i propri interessi può alleviare parte dello stress e dell’ansia associati alla gestione dei debiti e alla minaccia di pignoramenti. Questo supporto è essenziale per mantenere la lucidità necessaria a prendere decisioni informate e strategiche.

La tempestività è un altro fattore cruciale. Le scadenze legali per contestare un pignoramento sono strette e il mancato rispetto di questi termini può precludere la possibilità di una difesa efficace. Un avvocato esperto sa come muoversi rapidamente, presentando le istanze necessarie e rispettando tutti i termini previsti dalla legge. Ad esempio, l’articolo 615 del Codice di Procedura Civile prevede che l’opposizione al pignoramento deve essere presentata entro 20 giorni dalla notifica dell’atto esecutivo. Un avvocato esperto garantirà che queste scadenze vengano rispettate, aumentando le probabilità di successo dell’opposizione.

Un altro aspetto fondamentale è la capacità di negoziare con i creditori. Prima di procedere con il pignoramento, è spesso possibile esplorare soluzioni alternative come la stipulazione di un piano di pagamento rateale o un accordo di saldo e stralcio. Un avvocato può negoziare direttamente con i creditori per raggiungere un accordo che sia accettabile per entrambe le parti, evitando così il pignoramento e le sue conseguenze devastanti. Questa negoziazione richiede competenze specifiche e una profonda conoscenza delle leggi e delle pratiche commerciali.

La consulenza di un avvocato esperto è anche essenziale per comprendere appieno le implicazioni legali e finanziarie di un pignoramento. Ad esempio, il pignoramento dello stipendio può influire negativamente sul credit score del debitore, rendendo più difficile ottenere finanziamenti in futuro. Un avvocato può spiegare come funzionano questi meccanismi e suggerire strategie per mitigare gli effetti negativi, come l’uso delle procedure di sovraindebitamento per migliorare la propria situazione finanziaria complessiva.

Un avvocato esperto può anche aiutare a identificare e sfruttare eventuali opportunità legali per ridurre l’ammontare dei debiti. Ad esempio, può verificare se vi sono errori nei calcoli degli interessi o delle penali applicate dai creditori, o se il debito è prescritto. La legge prevede che i debiti non possono essere recuperati se sono trascorsi determinati termini senza che il creditore abbia intrapreso azioni legali. La prescrizione dei debiti varia a seconda del tipo di debito, e un avvocato esperto può determinare se questa difesa è applicabile nel caso specifico.

Inoltre, un avvocato esperto può assistere nella gestione delle implicazioni a lungo termine di un pignoramento. Anche dopo che il debito è stato estinto, è importante ricostruire il proprio credit score e adottare misure per evitare future difficoltà finanziarie. Un avvocato può fornire consulenza su come gestire il proprio budget, migliorare la propria situazione finanziaria e prevenire l’accumulo di nuovi debiti.

Infine, la presenza di un avvocato esperto offre una guida continua e un supporto duraturo. Anche dopo la risoluzione del caso specifico, un avvocato può aiutare il debitore a gestire altre questioni legali o finanziarie, offrendo consulenza su come evitare futuri problemi di debito e migliorare la gestione finanziaria complessiva. Questo supporto a lungo termine può essere inestimabile per stabilizzare la situazione finanziaria del debitore e prevenire recidive.

In conclusione, affrontare un pignoramento in busta paga senza un adeguato supporto legale può risultare in gravi conseguenze economiche e personali. La presenza di un avvocato esperto in opposizione a pignoramenti in busta paga è essenziale per garantire una difesa efficace, proteggere i propri diritti e lavorare verso una soluzione sostenibile del debito. La conoscenza approfondita delle leggi e delle procedure, la capacità di negoziare con i creditori, il supporto morale e psicologico, e la guida continua sono tutti elementi che rendono indispensabile la consulenza legale specializzata in queste situazioni. Con l’assistenza di un avvocato esperto, il debitore può affrontare la situazione con maggiore sicurezza e speranza, lavorando verso una risoluzione che protegga i suoi interessi e diritti.

Da questo punto di vista, l’avvocato Monardo, coordina avvocati e commercialisti esperti a livello nazionale nell’ambito del diritto bancario e tributario, è gestore della Crisi da Sovraindebitamento (L. 3/2012), è iscritto presso gli elenchi del Ministero della Giustizia e figura tra i professionisti fiduciari di un OCC (Organismo di Composizione della Crisi).

Ha conseguito poi l’abilitazione professionale di Esperto Negoziatore della Crisi di Impresa (D.L. 118/2021).

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Giuseppe Monardo

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